lunedì 22 marzo 2010

L'INGANNO E LA SPERANZA

DAL BLOG DI FRANCESCA G.

Un giorno chiesi a un vecchio amico, un libraio ebreo che aveva vent’anni nella notte dei cristalli e viveva in Germania:

«Come mai non sei fuggito? Non vi rendevate conto delle atrocità che i nazisti stavano per farvi?»

Lui rispose con due parole:

«L’inganno e la speranza.»

L’inganno, mi spiegò, sta nel non svelare tutto e subito.

«Se Hitler avesse manifestato pubblicamente l’intenzione di deportare milioni di ebrei per gasarli nei campi di concentramento, se avesse svelato la “soluzione finale”, nessuno di noi sarebbe rimasto in casa, tantomeno in Germania, che era la nostra patria, e, forse, si sarebbe sollevato il mondo intero. L’arguzia nazista fu di procedere per giri di vite. Oggi non potete più fare questo commercio, domani dovete appuntarvi una stella, qualche giorno dopo i figli non potevano più frequentare la scuola, il mese dopo un’altra limitazione, sempre più illecita, sempre più iniqua, e a ogni minaccia progressiva, a ogni ingannevole giro di vite, si era indotti a pensare “Non oseranno altro, è impossibile”, si cade vittime, cioè, della speranza, la speranza che è insita nella natura umana. L’inganno e la speranza, appunto, la peggiore delle trappole.»

Quel mio amico non c’è più, e noi abbiamo avuto esistenze più agevolate delle loro, vite costellate di scandali e corruzioni politiche, insabbiamenti, anni di piombo, tangenti, mafie, stragi, ma imparagonabili con l’Olocausto, anche se i crimini del regime sovietico o gli eccidi nella ex Jugoslavia si sono cronologicamente fusi con i nostri più giovani destini. E ne portiamo, anche se involontariamente, la macchia.

Noi abbiamo vissuto in una molto sofferta democrazia. Da qualche tempo stiamo provando un brivido brutto. Ogni giorno che scorre siamo meno liberi. E ieri, leggendo sui giornali che il vertice delle istituzioni, la presidenza del Consiglio, ha dichiarato che i nostri magistrati sono dei “talebani”, mi sono ricordato del mio amico antico, di quel libraio ebreo, perché, per un’ennesima volta, stavo facendo il callo anche a questa scalmanata esternazione, a questo immenso danno di un premier che distrugge sistematicamente quei poteri che salvaguardano la nostra democrazia. Mi sono tornate alla mente le due parole: inganno e speranza. Lo so bene che è una bestemmia paragonare le due epoche e me ne guardo bene. Ma la maligna arguzia di quella “strategia dei giri di vite” è proprio la stessa. Chi è scomodo, nella pubblica opinione, viene silenziato. Il Parlamento è ormai il salvacondotto dei politici inquisiti. Il Capo si sottrae alle leggi e nomina i suoi avvocati onorevoli, perché ne promulghino di nuove per salvarlo.

I telegiornali hanno smarrito l’obiettività e la completezza dell’informazione. Sull’impoverimento delle famiglie italiane e su tutto quanto possa dispiacere al “manovratore” si maschera, si omette, si tacita la notizia sgradevole, si spacca il Paese in due inverosimili partiti: quello dell’Amore e quello dell’Odio. Viviamo in un’atmosfera orwelliana, da “Fattoria degli Animali”, ma c’è molta più assuefazione che rivolta, un’indolenza atavica, un menefreghismo mediterraneo e un dissennato egocentrismo, ci stanno imbambolando fatalmente.

Credo che dovremmo stare tutti molto attenti, coscienti, in guardia. La Storia non presenta mai gli stessi piatti, il male è scaltro, e puntualmente si irride chi l’annuncia liquidandolo da apocalittico e visionario. Però io lo vedo, lo vedo ogni giorno, in televisione e nelle strade, che posso farci? Per me un presidente del consiglio che considera “talebana” tutta la magistratura è un sovversivo e chi tace è un suo complice. Con la legge sulle intercettazioni il potere d’indagine dei magistrati sarà reso inoffensivo. Tutti gli italiani onesti saranno più indifesi dal dilagante strapotere dei corrotti, in politica e nella finanza, e da quello dei criminali comuni. L’inganno è storicamente il solito: trasformare le vittime in persecutori e chiamare il giro di vite “libertà”.

Per quanto riguarda le intercettazioni: definire il nostro come “uno stato di polizia”, che è esattamente il fine che s’intende conseguire. Polizia mediatica. Informazione in divisa e manganello. La speranza ormai è ridotta a un dovere: illuminare la coscienza di quanta più gente possibile, e tenere accesa la nostra. Dio solo sa quanto mi manca la testimonianza e la luce di quel mio vecchio amico libraio, l’intelligenza, l’esperienza, la sensibilità di tutti i nostri padri che sembrano scomparsi dalla faccia del Paese. Non lamentiamoci, anche in nome loro, non rassegniamoci, non andiamocene via dall’Italia. Deve fare le valigie chi la sta riducendo così. E noi dobbiamo accompagnarli alla porta prima dei prossimi giri di vite, perché ci saranno.

(Diego Cugia)

4 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

VISTO QUANTA E' BRAVA? E' UNA MIA GRANDE AMICA.

Francy274 ha detto...

Tutto merito di Diego Cugia che è un grande osservatore della Nostra storia contemporanea, e che sottolinea l'importanza che un popolo deve avere nel conservare la "memoria storica" affinchè non ricada negli errori del passato. Gli attuali potenti hanno scaltramente cancellato dalla mente di un grande popolo, quale quello italiano, i ricordi dei potenti del passato che sono a loro immagine e somiglianza.

Ti ringrazio per la stima, sono io ad essere onorata d'avere Te come mio Grande Amico.
Buona Giornata Luigi :)

Anonimo ha detto...


Diego Cugia è un giornalista, un personaggio direi, molto interessante.Non lo conoscevo.
http://www.diegocugia.com/index.php/_home/

Brava Francesca!
E bravo Luigi!
Un saluto a entrambi
Madda

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

:-)
La mia presenza a UNO MATTINA, RAI 1 per venerdì prossimo è stata rinviata, non so ancora a quando.