di Marco Travaglio
Prosegue senza sosta l’autodistruzione di Pdl e Pd.
Il Banana si suicida parlando ogni giorno dell’inchiesta di Trani, mentre gli converrebbe parlar d’altro.
Il Pd si suicida parlando d’altro mentre gli converrebbe parlare ogni giorno dell’inchiesta di Trani. Non, naturalmente, degli eventuali reati. Ma dei fatti. Delle parole incise nelle intercettazioni del Banana e dei suoi ascari di TeleZimbabwe, che sono la summa del berlusconismo, la ragione sociale di sedici anni di regime.
Molti italiani, anche di destra, sono furibondi per il mese di black-out imposto all’informazione tv, ormai appaltata agli Scodinzolini.
I nastri di Trani contengono le impronte digitali del mandante.
E il Pd che fa?
Ritira i suoi rappresentanti dal Cda Rai? Abbandona la cosiddetta Vigilanza?
Chiede udienza a Napolitano per rammentargli che le cosiddette Authority operano sotto l’egida del Quirinale e per chiedergli una parola, possibilmente chiara (non il solito oracolo da Sibilla cumana, “ibis… redibis… non… morieris… in bello…” che ciascuno può rigirarsi come gli pare), sul tema?
Fa saltare questo sistema marcio dove gli arbitri che espellono i giornalisti sembrano lo spogliatoio del Milan o l’harem di Gianpi Tarantini?
Spiega agli italiani che, se in tv non si parla mai di disoccupati, di crisi finanziaria, di drammi sociali, di piccoli imprenditori suicidi, di conti pubblici allo sfascio, è perché l’agenda unica della politica è la fotocopia della scaletta unica della tv dettata dal padrone unico d’Italia?
Macché.
Bersani fa battute sul telefono e il telecomando, poi invita a parlare dei “problemi reali del Paese”, come se non fosse proprio TeleZimbabwe a impedire che se ne parli.
D’Alema teme che l’inchiesta aiuti il Banana a “fomentare il voto contro la sinistra” ancor più di quanto non lo fomentino lui e i suoi boys (tipo Frisullo, l’ala sinistra del team Tarantini).
Beppe Fioroni, altro genio della cosiddetta opposizione, ritiene che “questi magistrati vogliono proprio far vincere Berlusconi e noi ci mettiamo del nostro difendendo Santoro dodici volte al giorno”. Dunque, se il fico Fioroni ha ragione, i giudici di Bari che ieri hanno arrestato Frisullo l’han fatto per far vincere le elezioni al Pd (quanto alla difesa di Santoro: mai pervenuta).
Per questi analfabeti della democrazia liberale, il rispetto delle regole e la difesa dell’indipendenza della magistratura e dell’informazione non sono valori in sé, da difendere sempre e comunque, ma delle carte da giocare al tavolo del croupier per far vincere le elezioni a questo o quello.
Paola Concia è sdegnata: “Non se ne può più di questa roba perché l’unico che se ne avvantaggia è il presidente del Consiglio”: la “roba” non sono ovviamente le illegalità del premier, ma le indagini che le hanno scoperte. Persino Rosy Bindi annuncia: “Non mi appassiono a questa vicenda giudiziaria”.
E Nick Latorre predica “tanta cautela” (lui, così cauto quando telefonava a Ricucci e Consorte).
Poi ci sono i vedovi inconsolabili di Gianni Letta (non di Enrico, di Gianni), molto più popolare nel Pd che nel Pdl.
Il Riformatorio lacrima copiosamente al capezzale dell’Uomo Inciucio, che Il Fatto e Repubblica osano citare fra i protagonisti delle intercettazioni di Trani raccontando nientemeno che la verità.
L’ex socialista Francesco Tempestini, appena imbarcato dai bersaniani, tuona sul Foglio non contro le parole del Banana, ma contro “l’inchiesta pugliese che appartiene alla patologia della magistratura”; e guai ad “attaccare una figura della mediazione come quella di Gianni Letta”.
Ecco: mentre nel Pdl si aprono crepe spaventose fra il Banana e il resto del suo mondo, con Fini sempre più defilato, Tremonti sempre più taciturno,
Lo sanno bene che, se sparisce lui, scompaiono anche loro.
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