
Riporto una mia intervista pubblicata oggi sul quotidiano "l'Unita'".
Testo dell'intervista
L'Unità: C'è un accelerazione nel gran pasticcio elettorale.
Antonio Di Pietro: E' cosi che fanno i golpisti.
L'Unità: Golpisti?
Antonio Di Pietro: Hanno chiamato la milizia a palazzo Grazioli e deciso di rendere lecito quello che fino a ieri era illegale. Ma di fronte a un golpe bisognava chiamare la resistenza e noi ci stiamo attrezzando nelle piazze e nel paese.
L'Unità: Gli elettori del centrodestra si ritrovano senza candidati.
Antonio Di Pietro: Ho grande rispetto degli elettori e mi auguro che siano messi nelle condizioni di votare. Ma l'unico modo possibile è quello del ricorso alle autorità giurisdizionali. De resto, il ricorso lo hanno fatto, quindi ritengono di avere ragione. E' contraddittorio cambiare la legge.
L'Unità: La soluzione quindi?
Antonio Di Pietro: Attendere serenamente la sentenza del Tar. Io sono convinto che lo spazio tecnico e giuridico vi sia. Non per il Pdl della Provincia di Roma, perché in quel caso la lista non c'è e, quindi, non ci sono nemmeno le condizioni per il ricorso. Ma nelle altre situazioni vi sono i margini per valutare se si tratti di fatti sostanziali o formali che possono essere subordinati al prevalente interesse degli elettori. E' questa la via maestra.
L'Unità: E ritiene sia ormai esclusa?
Antonio Di Pietro: Esclusa dalla convocazione del Consiglio dei Ministri alle dieci di sera. Mi auguro che ci sia una resipiscenza prima che si infiammi la società.
L'Unità:
Antonio Di Pietro: Contro chi protestano? Contro se stessi? Contro la matematica? Loro hanno fatto la legge, loro l'hanno violata e, questa volta, è impossibile prendersela con i comunisti e con i giudici.
L'Unità: A parte Lazio e Lombardia, ci sono liste escluse in altre regioni.
Antonio Di Pietro: Non solo nelle regioni, Idv è stata esclusa nel comune di Sant'Anastasia. Qual'è la ragione per cui se mi chiamo Idv sono escluso e se mi chiamo Pdl si cambia la legge? Anche i radicali sono stati esclusi a Milano.
L'Unità: Lei ha detto che non le piace vincere la partita a tavolino.
Antonio Di Pietro: E infatti sono arrabbiatissimo ma non è colpa mia se non ho un avversario con cui confrontarmi.
L'Unità: Pensa che si andrà a una riapertura dei termini?
Antonio Di Pietro: Loro vanno a una soluzione di forza, come succede sempre quando si arriva alla fine di un regime. A questo qui (Berlusconi, ndr) non glie ne frega niente. Gli serviva il legittimo impedimento e se l'è fatto. Gli serviva un Consiglio dei Ministri e l'ha fatto, anche se aveva fissato lui stesso la data dell'udienza a Milano. A lui e al gruppo di persone piduista e postfascista che lo circonda non glie ne frega nulla. E' in pericolo la repubblica.
L'Unità: Allarme rosso?
Antonio Di Pietro: Altroché, la mia è una chiamata alle armi.

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