sabato 10 aprile 2010

Allarme per le carceri un altro morto a Sulmona


di LIANA MILELLA

Un altro morto nel carcere di Sulmona. Quota 13 in dieci anni. Di cui 11 suicidi. E schizza a 54, in media uno ogni due giorni dall'inizio del 2010, il numero dei decessi in cella. Il cadavere di Domenico Cardarelli, romano, 39 anni, lo scopre il compagno e dà l'allarme. Un segnale che arriva subito a Roma, ai vertici dell'amministrazione penitenziaria e del ministero della Giustizia dove le preoccupazioni per un sovraffollamento straripante turba i sonni del Guardasigilli Angelino Alfano e del capo del Dap Franco Ionta. Cifre mai raggiunte, 67.206 detenuti al 31 marzo, di cui ben 24.935 stranieri. Un trend stabile di crescita di 700 nuovi ingressi al mese, ad agosto saranno superati i 70mila. E per quel periodo, di solito il più temuto, la paura di proteste forti e possibili rivolte sono evidentissimi. I primi segnali già si avvertono: battiture alle inferriate di Poggioreale, due agenti sequestrati a Porto Azzurro.

Il morto di Sulmona diventa un nuovo campanello d'allarme. Che riapre un caso mai del tutto chiarito, la ragione dei suicidi che si susseguono in un carcere sovraffollato dove la sezione degli internati, chi non sconta più la pena ma dovrebbe stare in una casa lavoro per riabilitarsi, scoppia letteralmente. Lì non lavorano perché il lavoro non c'è, di fatto sono solo reclusi. Il Pd chiede ad Alfano di chiuderla, ma ai vertici del Dap c'è sgomento: "E poi chi sta lì dove lo portiamo?".

Ancora non si sa di cosa sia morto Cardarelli. Il procuratore Federico De Siervo ha disposto l'autopsia. L'immediata ispezione ha rivelato che in cella c'era un barattolo con una droga chimica. C'è l'ipotesi overdose. Ma Cardarelli, appena tornato da un permesso, sembrava un tipo tranquillo. Inevitabile, per il Dap, una nuova ispezione, come quella che ci fu nel 2005 dopo il boom dei suicidi. Ma le ragioni del malessere sono già note, non si può vivere in cella pressati come sardine. Scrive Ristretti orizzonti che segue il susseguirsi dei decessi: "Nelle carceri si muore così spesso perché negli ultimi 20 anni sono diventate il ricettacolo di tutti i disagi umani e sociali".

È pur vero che un'emergenza come l'attuale è inedita. Si fece l'indulto nel 2006 quando i detenuti erano 63mila. Ora i pannicelli di Alfano sono la messa in prova per chi rischia di scontare tre anni e i domiciliari per chi ne ha di fronte solo uno. Dicono al Dap: "In Parlamento si devono mettere una mano sulla coscienza: se queste misure non vengono approvate per agosto la situazione rischia di precipitare". Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, che ieri ha chiesto i dati a Ionta, è impegnato in una difficile mediazione: portare a casa il pacchetto che garantirebbe di mandare ai domiciliari il 32% dei 35.348 detenuti definitivi. Cui si aggiunge chi, con la messa in prova, non entrerebbe neppure in cella. Ma la trattativa è difficile, la Lega contraria, nel Pdl distinguo causidici, Di Pietro scatenato, il Pd disposto al sì ma con precise garanzie (come dice il responsabile carceri Sandro Favi). Nel frattempo in cella si muore.

(10 aprile 2010)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

IL SOVRAFFOLLAMENTO E' UN FENOMENO DIFFICILISSIMO DA GESTIRE,QUANDO NON VIENE PREVENUTO A MONTE.
CONSIDERATO CHE I DETENUTI CON CONDANNA DEFINITIVA AL 31 MARZO SONO 35.348, OVE VENISSE APPROVATO OGGI8 IL PACCHETTO ALFANO NE USCIREBBERO DAL CARCERE IL 32% E CIOE' 11.311.
POSTO CHE I DETENUTI PRESENTI IN CARCERE AL 31 MARZO SONO 67.206, NE RESTEREBBERO IN CARCERE 55.895: BASTERA'?
A MIO GIUDIZIO OCCORRE SFOLTIRE IL CODICE PENALE E LE LATRE LEGGI PENALI DI UNA MIRIADE DI REATI INUTILI: GUIDA SENZA PATENTE O IN STATO DI EBBREZZA, TAGLIANDI DI PARCHEGGIO FALSIFICATI, OMESSO VERSAMENTO DELLE RITENUTE INPS, OMESSA ESPOSIZIONE DELLA TABELLA DEI GIOCHI LECITI E UNA MIRIADI DI ALTRI PSEUDO-REATI, SANZIONABILI TUTTI IN VIA AMMINISTRATIVA PAGANDO UNA MULTA.
OCCORRE METTER MANO ALLA BOSSI-FINI, COL RISULTATO CHE QUASI 25.000 DETENUTI SONO STRANIERI.
C'E'ANCHE DA RIVEDERE LA LEGGE SULLE TOSSICODIPENDENZE, CHE HA DIMINUITO IL LIMITI DEL POSSESSO PER USO PERSONALE, STEFANO CUCCHI SAREBBE ANCORA VIVO.
IO NON CREDO CHE IL SONNO DI ANGELINO ALFANO E DI FRANCO IONTA SIA TURBATI PIU' DI TANTO. CREDO CHE LA LORO PREOCCUPAZIONE DOMINANTE SIA DI SALVARE LA POLTRONA NON LE PERSONE.