di Piero Ignazi
Per il partito di Berlusconi e Fini si è aperta la 'competition' con il Carroccio per l'egemonia nel centro-destra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi
Il centro-destra supera con piglio sicuro lo scoglio delle elezioni regionali. Dilaga nella pianura padana, riconquista il regno del Sud con l'eccezione della Puglia (ma solo perché si è presentato diviso) e, ovviamente, del ridotto lucano, rosicchia voti nelle regioni rosse. Meglio di così era difficile fare, anche se questa volta sono state le liste minori a fare lo sgambetto al centro-sinistra in alcune sfide cruciali, così come lo fecero al centrodestra nelle regionali del 2005 e soprattutto alle politiche del 2006. Il centrodestra scoppia di salute, quindi? In realtà non sembra proprio, né in termini elettorali né sul piano politico. I voti alle liste di partito sommate a quelle di sostegno ai candidati presidenti lo collocano sotto il 50 per cento, con il centrosinistra appena dietro di qualche punto - sempre che i grillini siano iscrivibili al centrosinistra, il che è tutt'altro che sicuro (si veda l'articolo di Fausto Anderlini in questo numero). Ma sono soprattutto i rapporti interni allo schieramento, e al Pdl stesso, a essere messi in tensione dall'esito delle urne.
Il trionfo di re Umberto ha provocato onde anomale con conseguenze ancora tutte da vedere. Berlusconi non avrebbe problemi a siglare un patto d'acciaio con Bossi, eventualmente ma non necessariamente officiato da Giulio Tremonti. Del resto, come ha più volte sottolineato Edmondo Berselli, l'essenza vera del centrodestra risiede nel 'forzaleghismo': un impasto di liberismo a parole e di lassez-faire sfrenato e darwinista a spese dello Stato e dei più deboli, di insofferenza per le regole e le istituzioni e di una pratica gladiatoria della politica, di perbenismo e di rozzezza, di un indifferentismo etico e di un moralismo baciapile. Il tutto condotto attraverso una colonizzazione selvaggia di tutte le risorse possibili, figlia di un tribalismo politico rivestito da spoil system. Se ne accorgeranno le banche e le aziende pubbliche e partecipate ad ogni livello cosa significa il nuovo che avanza. Ma dall'abbraccio tra i due leader il Cavaliere potrebbe uscirne ammaccato. Per una ragione molto semplice: perché non ha truppe fedeli. Ha soldi a palate e può comprare qualche dirigente locale o nazionale, come ha già fatto in altre circostanze. Ma i leghisti hanno ormai fiutato l'odore inebriante del potere e non si faranno abbindolare da 40 denari. Lo schema del 1994-95 non è replicabile; e anche allora fallì. Il rischio di Berlusconi è quello di diventare, nel medio periodo, ostaggio del
Carroccio. Ma forse al settantatreenne Cavaliere il futuro del proprio partito non interessa più tanto. Basta che gli garantiscano il Quirinale per pensionarsi senza patemi giudiziari.
Tuttavia il rafforzamento della impronta leghista sul Popolo della libertà grazie al viatico Berlusconi-Tremonti apre anche spazi di dimensioni inattese per 'la faccia nascosta' del Pdl, quel ceto politico moderato che da tempo mugugna senza osare alzare la testa.
Il mutato rapporto di forza tra i due partiti del centrodestra rilancia la competizione interna al Popolo della libertà perché la denuncia della deriva forzaleghista trova ora orecchie molto più sensibili e attente. Non tutti vogliono fare la fine di Brunetta. L'esito imprevisto delle urne sta quindi nel ritorno, o forse dell'inizio vero e proprio, della 'politica' all'interno di un partito che l'aveva espunta da sé per la sua configurazione carismatica .
Non a caso Berlusconi, 'incredibile visu', ha convocato gli organismi collettivi nazionali del Pdl. Forse è alle viste un vero dibattito politico nel partito di maggioranza: di fronte al rischio dell'egemonizzazione leghista, dell'Opa più o meno ostile sul partito da parte delle camice verdi, tutti quelli che vivono di politica incominciano ad interrogarsi su quale sia il progetto 'autonomo' del Pdl e chi sia il leader più adatto a guidarlo nella 'competition' che si è ormai aperta con il Carroccio per l'egemonia nel centrodestra.
(08 aprile 2010)
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