domenica 11 aprile 2010

Ci e' o ci fa'?


ANTONIO DI PIETRO
10 Aprile 2010

In questo sabato d’aprile post-elettorale gli italiani saranno stati colti da un dubbio insistente sul Premier e sul fatto che possa essere stato colto da delirio senile o di onnipotenza. In entrambi i casi c’e' poco da star tranquilli. Le sue parole, “sparate” nelle case degli italiani qualche ora fa da tutte le tv nazionali, mi preoccupano e devono preoccupare tutto il Paese. Tralascio le solite farneticanti dichiarazioni sulla giustizia, a quelle sull'economia toccano il fondo ed insultano l'intelligenza degli italiani, anche di quelli che lo hanno votato.

La crisi che si è abbattuta sull’economia, a partire dallo scorso anno, è ancora nel pieno della sua forza. Negli ultimi mesi abbiamo assistito, e stiamo assistendo, a un crollo verticale del numero di partite Iva aperte. I lavoratori italiani protestano dai tetti delle loro aziende in crisi, alcuni imprenditori si suicidano sotto il peso dei debiti. I precari campano di speranze spesso amare. L’Istat ha diramato dati allarmanti: “Crollano nettamente i redditi delle famiglie. Siamo tutti più poveri”. La crisi più violenta degli ultimi quaranta anni.

E mentre il presidente degli Stati Uniti d’America parla di timidissima ripresa, il nostro Presidente del Consiglio se ne esce con una dichiarazione fuori da ogni logica: «L’Italia non è in declino». Un’affermazione che solo lui poteva fare.

Già analizzando la frase per come è stata espressa, gli appassionati di Freud direbbero che l’errore è palese: "dire che l’Italia non è in declino significa l’esatto contrario". Perché altrimenti il Premier avrebbe semplicemente detto "l’Italia è in ripresa". Se non lo ha fatto è perché la realtà dice altro: dice che la nostra è una nazione in ginocchio, più vicina alla Grecia nonostante lui si sforzi di farla apparire come la Francia, e che ha bisogno di uomini capaci e di scelte coraggiose per riprendersi il proprio futuro. Questo Governo, però, non dispone di qualità simili.

Penso anche che il Premier, probabilmente, più che agli italiani abbia parlato alle sue aziende. Come Mediaset, che grazie anche allo spostamento degli investimenti pubblicitari di aziende statali (Eni e Poste ad esempio) o alla guerra di governo a Sky, non può avvertire alcuna crisi e si avvantaggia del conflitto di interessi del suo proprietario e Premier.

Del resto il Presidente del Consiglio è sceso in politica proprio con questo obiettivo: la salvaguardia del suo patrimonio. Ci sta riuscendo, infischiandosene dei cittadini. Questo stesso obiettivo lo confidò anche a Montanelli, comunicandogli la sua volontà di scendere in campo. Indro Montanelli gli chiuse la porta in faccia e lasciò i suoi giornali. Aveva previsto il futuro.

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