PACE: VIOLATO ANCHE IL CODICE
di Antonella Mascali
La firma del presidente Napolitano sul legittimo impedimento “è una brutta notizia” per il professor Alessandro Pace, presidente dei Costituzionalisti italiani. “La cosa per me più eclatante - dice a Il Fatto - è che questo legittimo impedimento viene dichiarato tale, su istanza dello stesso interessato, senza nessun controllo. Cioè l’assolutezza del legittimo impedimento è del tutto presupposta, invece il Codice di procedura penale richiede che il giudice accerti caso per caso che l’impedimento sia assoluto”, e che quindi il processo debba essere rinviato. “Si determina – prosegue il professor Pace – una contraddizione tra questa legge e quanto stabilisce il codice di procedura penale, in violazione dell’articolo 3 della Costituzione che regola i principi di uguaglianza e di razionalità”. Quanto al fatto che la legge sia a termine, 18 mesi, per il giurista è l’ammissione che per il presidente del Consiglio e per i ministri “non ci può essere una legge ordinaria ad hoc ma una legge costituzionale”.
Poi il presidente dei costituzionalisti fa un paragone con la Chiesa antica: “Quanto successo evoca la storia di un cardinale del 700 che voleva mangiare carne il venerdì. Gli ricordarono che non poteva, ma lui chiese lo stesso una bistecca e la battezzò come pesce. Ecco, questa legge ha battezzato un legittimo impedimento assoluto senza che esista un’assolutezza”. Il professor Pace condivide la contrarietà al legittimo impedimento con altri costituzionalisti illustri, da Valerio Onida a Gustavo Zagrebelsky a Lorenza Carlassare. Il loro pensiero è unanime: si tratta di una legge incostituzionale che sarà bocciata come il lodo Alfano se la Consulta sarà chiamata ad esprimersi.
A quanto ci risulta l’eccezione di costituzionalità verrà sollevata dalla procura di Milano dove si stanno celebrando i processi a Berlusconi. Quello per la compravendita dei diritti tv Mediaset e quello per la corruzione del testimone David Mills, già riconosicuto colpevole anche se prescritto dalla Corte di Cassazione. I pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro potrebbero già porre la questione lunedì prossimo quando è stata fissata un’udienza del processo Mediaset. In quel caso sarà il Tribunale presieduto dal giudice Edoardo D’Avossa a dover decidere se rivolgersi o meno alla Consulta. L’altra possibilità è che il pm De Pasquale presenti l’eccezione, invece, venerdì prossimo, quando ci sarà l’udienza del processo Mills. Un riferimento nella richiesta di ricorso alla Consulta sarà alla violazione dell’articolo 3 della Costituzione. Infatti la legge appena firmata dal Presidente Napolitano rappresenta un privilegio per il presidente del Consiglio e per i ministri dato che prevede il rinvio delle udienze per un totale di 18 mesi con la sola certificazione di Palazzo Chigi anche per attività “coessenziali” alle funzioni di governo. Scompare dunque la discrezionalità del giudice, che in base all’attuale legge uguale per tutti, premier e ministri compresi, gli assegna il compito di stabilire se l’impedimento opposto sia legittimo o se sia un espediente per rallentare il processo.
La Corte Costituzionale sia pure indirettamente si è già espressa sul legittimo impedimento quando ha bocciato il lodo Alfano, ovvero la legge che bloccava i processi delle più alte cariche dello Stato (di fatto quelli di Berlusconi) fino alla conclusione del loro mandato. I “giudici comunisti”, come li ha definiti Berlusconi, hanno stabilito che il presidente del Consiglio è uguale agli altri cittadini e pure agli altri ministri (primus inter pares e non super pares come aveva detto l’avvocato Pecorella), e hanno rilevato che si può conciliare l’interesse a governare con quello del diritto alla difesa e dei tempi ragionevoli di un processo. La Consulta si è riferita a una sentenza della Cassazione, emessa nel 2005 sul caso Previti, secondo la quale ci vuole un’agenda concordata delle udienze tra i giudici e la difesa in modo da conciliare i diritti della giustizia e dell’imputato che ha cariche istituzionali. La Consulta inoltre, recependo quella sentenza della Suprema Corte, ha dichiarato che il legittimo impedimento “nella sua pratica applicazione va modulato in considerazione dell’entità dell’impegno addotto dall’imputato”. Quindi, non è scontato che tutti gli asseriti impegni istituzionali siano legittimo impedimento. Ed è su questi presupposti che si basa il giudizio del presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, secondo il quale questa legge è “inutile” e rappresenta “la ricerca disperata di fermare determinati processi”. E comunque se si vuole bloccare per un tot di tempo un processo ci vuole “ una legge di rango costituzionale”. Per l’ex magistrato Bruno Tinti “Napolitano ha ritenuto di rinviare alle Camere la nuova legge in materia di lavoro e non quella su legittimo impedimento. Non che la prima non presentasse profili criticabili, ma questa che ha appena firmato è un monumento di incostituzionalità a cominciare dalla violazione dell’articolo 3. Si vede che quando si tratta di problemi che non disturbano il manovratore, la sensibilità costituzionale di Napolitano è intatta”.
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