sabato 3 aprile 2010

Preti pedofili, due nuovi casi in Usa


3/4/2010

E' scontro aperto anglicani-cattolici

Scoppiano nel sabato santo le ennesime polemiche sulla pedofilia nella Chiesa, ed è un fuoco di fila dalla stampa straniera.

Secondo dei documenti ottenuti dell’Associated Press, il Vaticano avrebbe aspettato oltre dieci anni per sconsacrare - nel 2004 - un prete americano dell’Arizona riconosciuto colpevole di abusi sessuali su minori, nonostante sin dai primi anni Novanta l’allora vescovo di Tucson, Manuel Moreno, avesse segnalato il caso al cardinale Joseph Ratzinger - il futuro papa Benedetto XVI - all’epoca a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Un altro caso emerge sempre dagli Stati Uniti e sempre da documenti della Associated Press. Nel 2006, in una deposizione in tribunale, l’ex arcivescovo di Portland (Oregon) William Levada, ora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, difendeva la sua scelto di reintegrare un prete accusato di abusi, senza dire nulla ai suoi parrocchiani. Levada fu arcivescovo di Portland dal 1986 al 1995. Oggi è al posto che fu di Joseph Ratzinger, a capo dell’ufficio che si occupa dei casi di pedofilia. La sua deposizione, sinora segreta, è stata resa nota da Erin Olson, uno degli avvocati delle vittime di abusi.

E sugli scandali torna oggi anche il New York Times: padre Lawrence C. Murphy, il sacerdote sospettato di aver abusato sessualmente di almeno 200 giovani sordomuti quando lavorava alla St. John School di Milwaukee, avrebbe continuato a molestare ragazzini anche dopo essere stato allontanato dall’istituto e esilito in un cottage nel Wisconsin. Il fuoco di fila continua in Europa: arriva sul quotidiano di Londra The Times la denuncia di Rowan Williams. Per l’arcivescovo di Canterbury, massimo primate della Chiesa Anglicana che fa capo alla regina, la Chiesa Cattolica Romana in Irlanda «ha perso tutta la sua credibilità» a seguito dello scandalo pedofilia. Parole che addensano nuove nubi sulle relazioni tra la Chiesa Anglicana e il Vaticano, in attesa dell’arrivo di Benedetto XVI in Gran Bretagna nel prossimo mese di settembre. Più di 10.000 persone, riferisce oggi il Times, hanno sottoscritto delle petizioni di protesta contro il Papa, pubblicate sul sito di Downing Street.

A stretto giro, l’arcivescovo cattolico di Dublino, Diarmuid Martin, si dice «stupefatto» delle affermazioni di Williams. Il botta e risposta è stato pubblicato questa mattina sul sito online della Bbc. Williams, interpellato dalla Bbc, definisce lo scandalo «un trauma colossale» per la Chiesa e il corrispondente della rete, Robert Pigott sottolinea che le sue parole rappresentano una critica «insolitamente dura» da parte di un leader di un’altra comunità religiosa, intervenuto per la prima volta sull’argomento. Opinione condivisa dal settimanale cattolico inglese The Tablet, che definisce il commento di William «molto sorprendente», osservando che il suo giudizio potrebbe essere condiviso da molti cattolici. «Chi lavora per il rinnovamento della Chiesa - ha replicato l’arcivescovo Martin - potrebbe essere immensamente scoraggiato» dalle parole di Williams, il quale ha anche riferito che a detta di un suo «amico irlandese», sarebbe ora «molto difficile, in alcune parti del Paese, uscire in strada indossando un abito da prete».

Padre Federico Lombardi intanto respinge seccamente le informazioni dell’Associated Press sul caso dell’Arizona. «È una cosa assolutamente infondata», dice il portavoce vaticano. «La documentazione dimostra che la Congregazione per la Dottrina della Fede cui la diocesi di Tucson si era rivolta ha invece insistentemente portato avanti la cosa invitando in tutti i modi la diocesi a portare a conclusione la vicenda» come poi è stato «con la sentenza del ’97. Poi c’è stato un ricorso che ha richiesto del tempo, ma è stata confermata la dimissione dallo stato sacerdotale decisa dalla diocesi di Tucson». Padre Lombardi torna poi sull’omelia di ieri del predicatore pontificio Raniero Cantalamessa: «Un paragone fra le critiche alla Chiesa in questo periodo e l’antisemitismo non è assolutamente un paragon che corrisponda alla posizione della Santa Sede o della Chiesa, e neanche alle intenzioni di padre Cantalamessa che per chi ha voluto ascoltare davvero la sua omelia ha portato la testimonianza di un amico ebreo in base alla sua personale sofferenza».

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