di Paolo Flores d’Arcais
Il lettore già sa che il ministro Claudio Scajola, che diventerà ex non appena il Caimano “implementerà” le dimissioni annunciate, ha vinto ieri l’ambitissimo “premio internazionale Marx” (Groucho, Harpo e Chico) per la comicità involontaria. In effetti, riaffermare di non aver ricevuto soldi da chicchessia, minacciando fulmini e saette “se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse”, supera in performance qualsiasi genio satirico da Aristofane a oggi.
Resta l’aspetto drammatico di questa farsa smisurata: a che livello di degrado l’establishment al potere ha ridotto il Paese, se i suoi governanti possono consentirsi questo genere di giustificazioni, immediatamente accompagnate dal minuetto degli elogi reciproci per “la sensibilità istituzionale e l’alto senso dello Stato”? Perché se nel partito del predellino la surreale quadriglia delle solidarietà si è spinta ormai tanto oltre la soglia che i milanesi chiamano della “faccia di tolla” e il genovese Gilberto Govi “faccia come le lastre” (nel capolavoro “I manezzi pè maià ‘na figgia”), l’unica spiegazione è nella certezza assoluta di impunità giudiziaria e di omertà catodica che anima ormai la cricca berlusconiana che si finge governo.
Certezza edificata anche con il corrivo contributo di troppa parte delle “opposizioni”, sempre in astinenza di “leggi condivise” e altri toccasana ributtanti, e di un giornalismo largamente dimissionario rispetto al suo compito “estremamente grave e faticoso, di una censura continua sugli atti del potere”, come già sapeva Jules Michelet oltre un secolo e mezzo fa. Eppure, se lo sdegno per una corruzione ormai senza più freno né remora ha fatto breccia perfino nel sito ufficiale del partito dell’amore, vuol dire che basterebbe il quotidiano alzo zero su questo marciume per far crollare i consensi al regime. E invece nei giorni scorsi abbiamo dovuto leggere l’altolà corrucciato del Corriere della Sera, per la penna di Massimo Franco e altri Galli della Loggia, alla fronda di Fini che destabilizzerebbe il Paese!
Proprio Fini e i suoi, a partire dalla pagliacciata Scajola, hanno l’occasione per dimostrare che nella cloaca corruttiva delle varie “cricche” non intendono riconoscersi. C’è una legge anticorruzione “in sonno”, e una – scalpitante – sulle intercettazioni che metterà la camicia di forza ai magistrati e il bavaglio ai giornalisti, favorendo oscenamente i delinquenti (politici e non). Facciano approvare la prima e bocciare la seconda. Altrimenti diventeranno credibili come uno Scajola qualunque.
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