venerdì 11 giugno 2010

Anemone pagava anche i lavori a casa di Scajola


GUIDO RUOTOLO

E adesso si scopre che anche i lavori di ristrutturazione dell’ammezzato di via Fagutale, 180 metri quadri con vista su Colosseo, furono garantiti da Diego Anemone. Insomma, Claudio Scajola entrò in quell’appartamento rimesso a nuovo senza doversi preoccupare di pagare gli operai. Ricordate la lista Anemone recuperata durante una verifica fiscale nelle aziende del gruppo e diventata oggetto dello «scandalo» delle indagini della Procura di Perugia? 420 nomi di personalità, di titolari di appartamenti di servizio o privati presumibilmente destinatari tutti di lavori di ristrutturazione? Si trattava di non «criminalizzare» i clienti, diventati vittime inconsapevoli di un grande equivoco. Come se quei lavori fossero frutto di un «illecito».

E, quindi, occorreva approfondire un aspetto in particolare: quei lavori di ristrutturazione da chi furono pagati e come mai furono affidati alle imprese di Anemone? Adesso il lavoro di verifica affidato agli 007 della Finanza sta producendo i primi risultati. Gli investigatori hanno acquisito la certezza - per esempio - che Anemone fece i lavori in via Fagutale senza ricevere un euro in cambio. Questo significa che la posizione dell’ex ministro Claudio Scajola è cambiata? Per il momento, confermano ambienti investigativi di Perugia, Scajola non è indagato. E’ vero, viene proprio da sorridere a rileggere l’autodifesa di Scajola quando si dimise da ministro, agli inizi di maggio: «Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l'annullamento del contratto».

Lui accese un mutuo di 610.000 euro in banca, pagò al momento del rogito un anticipo di 200.000 euro e versò poi 80 assegni circolari pari a 900.000 euro che gli furono consegnati dall’architetto Zampolini, l’uomo di fiducia di Diego Anemone. E una volta che l’inchiesta di Perugia ha rivelato tutto questo lui si è dimesso. Ma per parlare di un Claudio Scajola indagato, si deve trovare una prova che favorì l’imprenditore, magari garantendogli un appalto, dei lavori. Cosa che finora non risulta essere stata trovata. Certo è che i pm di Perugia hanno da dover risolvere un bel rebus sui conti correnti all’estero della «cricca». Come si sono alimentati quei conti a San Marino e in Lussemburgo di decine di milioni di euro? Conti milionari riconducibili a Diego Anemone, Angelo Balducci, al commercialista Stefano Gazzani, a sua madre, all’ex commissario dei mondiali di nuoto di Roma, Claudio Rinaldi? La sensazione è che l’inchiesta di Perugia non è ancora arrivata al giro di boa. Le posizioni di Claudio Scajola, del generale Francesco Pittorru devono essere ancora definite.

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