sabato 26 giugno 2010

Bersani all'attacco sul caso Brancher "La Lega non può chiamarsi fuori"


Arriva a sorpresa al corteo della Cgil contro la manovra. E dal capoluogo lombardo parte all'attacco sullo scandalo Brancher. "Ieri il mondo ha imparato due cose sull'Italia: che la Slovacchia ci ha buttato fuori dai mondiali e che nel nostro paese si fanno ministri per scansare la giustizia. Non so quale appaia più vergognosa, ma credo proprio la seconda".

Per Bersani, su questa vicenda, "la Lega non può fare la ballerina, dicendo c'ero e non c'ero, ho visto e non ho visto, ho sentito e non ho sentito. Il Carroccio è responsabile di tutto quanto, vicenda Brancher compresa. Basta alla Lega di lotta e di governo, perchè senza di lei non ci sarebbe tutto quello che stiamo vedendo".

Tornando al parallelo con il calcio, il leader Pd dice che "bisogna cambiare l'allenatore che conta in Italia. Il campionato di calcio si può anche perdere ma non si può perdere la dignità delle istituzioni".

Torna a parlare anche Antonio Di Pietro, secondo il quale Brancher si è fatto nominare ministro "per non andare a processo. Una situazione paragonabile a un ladrocinio di Stato. Non si può accettare questo stato di cose senza reagire".

Il processo. Riprenderà domani il processo al ministro e alla moglie Luana Maniezzo, accusati di appropriazione indebita e ricettazione nell'ambito della vicenda relativa alla scalata di Bpl ad Antonveneta. Il giudice Annamaria Gatto inviterà le parti a illustrare e discutere la richiesta di rinvio per legittimo impedimento continuativo presentata dai legali di Brancher. E' probabile però che il giudice si riservi di decidere all'udienza successiva, il prossimo 5 luglio. Dovrà scegliere se mandare o meno gli atti alla Corte Costituzionale affinchè venga valutata la costituzionalità della legge sul legittimo impedimento, ma anche se stralciare la posizione di Brancher in attesa della scelta della Consulta, proseguendo il processo a carico della moglie.

Al centro della vicenda ci sono 420 mila euro di appropriazione indebita incassati da Brancher insieme alla moglie tra il dicembre e il novembre del 2003, grazie a plusvalenze su azioni Tim e Autostrade che, secondo l'accusa, vennero manovrate dai vertici della banca per favorire la coppia. Altri 600 mila euro (ricettazione) erano suddivisi secondo l'accusa in versamenti distinti: i primi 100 mila consegnati in contanti da un collaboratore di Fiorani, Donato Patrini, presso l'autogril di San Donato milanese nel 2001; 100 mila euro in contanti consegnati nel 2004 a Lodi nell'ufficio di Fiorani; altri 100 mila ricevuti a Roma nel gennaio del 2005 dopo la bocciatura del Decreto sul Risparmio presso l'ufficio di Brancher, al ministero del Welfare; e infine altri 200 mila euro consegnati ancora nell'ufficio di Fiorani a Lodi, nel marzo dello stesso anno.

Fiorani aveva raccontato: "Nel febbraio Brancher mi disse che lui e Calderoli avevano bisogno di 200 mila euro per la campagna elettorale. Una ventina di giorni dopo i due arrivarono nel mio ufficio. Calderoli rimase seduto fuori, Brancher invece entrò e gli consegnai in una busta gialla i 200 mila euro. Io non ho assistito alla divisione dei soldi, ma notai che Calderoli era visibilmente entusiasta".

(25 giugno 2010)

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