sabato 26 giugno 2010

I finiani contro Schifani "E' un capocorrente"


Bocchino attacca il presidente del Senato partendo dalle difficoltà del partito in Sicilia. Immediata la polemica, che aumenta le tensioni interne

I finiani contro Renato Schifani. I seguaci dell'ex leader di An aprono un altro fronte accusando il presidente del Senato di essere un "capocorrente", anzi il capo di una "correntina". La seconda carica dello Stato viene così coinvolta nelle tensioni interne al Pdl, in un clima già pesante per i sospetti dei berlusconiani sulla reale volontà degli uomini di Fini di approvare il cammino del ddl intercettazioni.

A mettere nel mirino Schifani è Italo Bocchino, che durante una visita a Palermo parla delle difficoltà del Pdl nell'isola e se la prende con il presidente dell'assemblea di Palazzo Madama usando un tono non gradito ai fedelissimi del premier: "Se la questione siciliana si esaminasse con il criterio del consenso - dice Bocchino - si eliminerebbe quella che è una correntina, pur se guidata dalla seconda carica dello Stato".

Le parole del braccio destro di Fini si inseriscono nella difficile situazione del Pdl siciliano, spaccato in due da una scissione mai ricomposta: il Pdl-Sicilia capitanato dal sottosegretario Gianfranco Miccichè, che raccoglie anche i finiani, a Palermo appoggia la giunta Lombardo insieme al Pd, mentre i cosiddetti "lealisti", guidati da Schifani e Alfano, stanno dall'altra parte.

L'attacco a Schifani suscita un pandemonio. Il senatore Carlo Vizzini, fedelissimo di Berlusconi e presidente della commissione Affari Costituzionali, sostiene che gli elettori del centrodestra in Sicilia non hanno seguito gli scissionisti. Bocchino replica con toni durissimi: "La smetta di diramare le veline che gli fornisce Schifani, piuttosto tiri fuori dai suoi cassetti polverosi il ddl anticorruzione che ha insabbiato".

Franco Giro, sottosegretario berlusconiano, rinfaccia a Bocchino di essere sparito dalla Camera durante la seduta fiume di 33 ore dedicata al decreto sulle fondazioni liriche, dove c'era da combattere contro l'ostruzionismo dell'Idv. E mentre il coordinatore Denis Verdini dice che Bocchino "provoca solo danni", Enrico La Loggia consiglia al braccio destro di Fini di "occuparsi della sua minuscola corrente". Dal canto suo, il capogruppo Fabrizio Cicchitto dice che non vuole più vedere questo "stillicidio di attacchi sul piano personale" e invoca l'apertura del tesseramento del Pdl per eliminare il virus del correntismo.

Finito sul banco degli imputati, Bocchino si difende contrattaccando: nega di aver offeso Schifani e dice di sentirsi lui vittima: "La lunga lista di dichiarazioni offensive nei miei confronti dimostra che il Pdl non è abituato all'esercizio democratico del dibattito interno. Appena si pone una questione le risposte sono 'chiuda la bocca' o 'vada via dal partito'. Questa non è democrazia, ma oligarchia aggressiva".

A conti fatti, i finiani sono comunque soddisfatti perché, sostengono, la polemica è servita a far finalmente "cadere un tabù": ormai si può parlare del presidente del Senato "come di un soggetto in campo che fa politica attiva e ha una corrente organizzata". Proprio come Fini, che dunque, è il messaggio, non deve più essere attaccato su questo terreno.

(25 giugno 2010)

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