Il Pdl prova a dare una lettura "leggera" alla condanna appena inflitta dalla Corte d'Appello di Palermo al senatore Marcello Dell'Utri, responsabile di aver imbastito rapporti con la mafia. E' un coro unanime quello del partito del Cavaliere, dove è una gara a fare quadrato intorno al fedelissimo del premier. Ma non solo. Nella sentenza lo stato maggiore del Pdl legge lo smontarsi di quell'accusa, pesantissima, che legava la nascita di Forza Italia (nel 1994) alla mafia.
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Sempre di aperta e incondizionata solidarietà parla anche Fabrizio Cicchitto: "La sentenza di condanna a Dell'utri non ha la potenzialità giuridica per poter aprire nel presente un attacco politico-giuridico alle nuove entità politiche scese in campo dopo il 1994". Tema su cui punta anche il finiano Italo Bocchino: "La sentenza smonta il teorema tutto politico di un collegamento tra le stragi mafiose e la nascita di Forza Italia. A Dell'utri va la nostra solidarietà per questo ulteriore e difficile passaggio giudiziario".
Anche il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, mostra piana solidarietà per Marcello Dell'Utri: "E' una persona perbene, sono certa che nel terzo grado di giudizio riuscirà ad ottenere giustizia. Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è un'anomalia tutta italiana, spesso usato per processi di tipo politico in mancanza di prove".
Dall'opposizione si leva la voce di Antonio Di Pietro: "La condanna penale è personale, ma la condanna politica c'è tutta e riguarda il partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia, nato in virtù di un rapporto non occasionale tra uno dei suoi fondatori, Marcello dell'Utri, e la mafia". Il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia si dice convinto che "anche di fronte ad una assoluzione vi erano tutti gli elementi per espellere Dell'Utri dalla politica e dalle istituzioni".
(29 giugno 2010)
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