venerdì 25 giugno 2010

Niente processo, bufera su Brancher Bersani: "Responsabilità della Lega"


Riprenderà domani il processo al ministro Aldo Brancher e alla moglie Luana Maniezzo, accusati di appropriazione indebita e ricettazione, nell’ambito della vicenda relativa alla scalata di Bpl ad Antonveneta.

Il giudice Annamaria Gatto inviterà le parti a illustrare e discutere la richiesta di rinvio per legittimo impedimento continuativo presentata dai legali di Brancher. È probabile che il giudice si riservi di decidere all’udienza successiva, il prossimo 5 luglio: dovrà scegliere se mandare o meno gli atti alla Corte Costituzionale, affinché venga valutata la costituzionalità della legge sul legittimo impedimento oppure se stralciare la posizione di Brancher in attesa della scelta della Consulta, proseguendo il processo a carico della moglie.

Non si placano, intanto, le polemiche sulla decisione del ministro di appellarsi al legittimo impedimento: «È inelegante che un ministro appena nominato e ancora senza delega - afferma il ’finiano’, Italo Bocchino - cominci invocando il legittimo impedimento che era stato pensato per impedire le aggressioni dei magistrati ai ministri, non per nominare ministri che erano già sotto processo». Dall’opposizione il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, rileva: «Ieri il mondo ha imparato due cose sull’Italia: che la Slovacchia ci ha buttato fuori dai mondiali e che nel nostro paese si fanno ministri per scansare la giustizia. Non so quale appaia più vergognosa, ma credo proprio la seconda, perché il campionato mondiale di calcio si può anche perdere, ma non si può perdere la dignità delle istituzioni».

Il segretario del Pd sparge sale nelle ferite di Bossi. «La Lega non può fare la ballerina: c’ero e non c’ero, ho visto e non ho visto, ho sentito e non ho sentito. Il Carroccio è responsabile di tutto quanto, vicenda Brancher compresa. Basta alla Lega di lotta e di governo, perchè senza di lei non ci sarebbe tutto quello che stiamo vedendo». Secondo Di Pietro Aldo Brancher si è fatto nominare ministro «per non andare a processo». Una situazione paragonabile a un «ladrocinio di Stato».

Il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, incalza: il legittimo impedimento «bastava per il presidente del Consiglio, non c’era alcun bisogno di estenderlo ai ministri. La vicenda Brancher dimostra che il troppo stroppia e che è stato un infortunio, un grande errore politico per la maggioranza volerlo estendere ai ministri. Infatti, un conto è teorizzare una specifica funzione di Berlusconi come premier, su cui eravamo d’accordo, altra cosa fare la corsa per estendere il legittimo impedimento ai ministri, che è soltanto il prologo della corsa a fare dei nuovi ministri. A fare una brutta figura, però, non è solo Brancher, ma il governo».

Berlusconi tira dritto: «Polemiche assurde. Brancher è una persona capace, leale, che sa lavorare con grande spirito di squadra», avrebbe detto ieri in cdm. «Per me - ha sottolineato il premier secondo quanto viene riferito - è stato fondamentale nei rapporti con Umberto Bossi. All’inizio non erano buoni, poi ci ha pensato lui a ricucire, è intervenuto riuscendo a dialogare con entrambi e ha contribuito a far crescere un legame che ora è solidissimo. Tra di noi c’è fiducia reciproca». In realtà anche il governo è scettico. I finiani polemizzano sul legittimo impedimento biasimando il fatto che «questo è il suo primo atto da ministro» quando ancora «non ha né uffici né deleghe». «Non ho nulla da rimproverarmi, ho intenzione di proseguire il mio impegno», è la replica del ministro. La Lega cerca di prendere le distanze. «E’ stato il ponte con il Pdl però i ponti come si costruiscono possono anche essere demoliti», ha detto il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni a La Stampa. E, «mentre tutti si scandalizzano perché il ministro Brancher usa la legge sul legittimo impedimento, nessuno si accorge che nella stessa giornata sono accadute due altre cose- ragiona il senatore del Pd Stefano Ceccanti- Un gup ha chiesto di inviare la legge alla Corte e la maggioranza di destra, in modo previdente, ha chiuso nella Commissione Affari Costituzionali del Senato il termine degli emendamenti al lodo Alfano costituzionale per mandare a regime dieci, cento, mille Brancher».

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