sabato 10 luglio 2010

Contro il bavaglio della P2


Licio Gelli tempo fa è rimasto stupito per come l’allievo sia riuscito a superare il Maestro.

E si riferiva alla bravura di Berlusconi nell’attuare il Programma di Rinascita Democratica della P2. I ragazzi di oggi conoscono poco di questo piano, ma sicuramente sanno che il progetto del Venerabile è diametralmente opposto ai principi tracciati nella Costituzione.

La P2 era ed è una loggia massonica segreta, nata con evidenti fini di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale che opera solo per tutelare e rafforzare gli interessi di un gruppo di persone. Oggi, molti dei suoi affiliati, tra i quali l’attuale Presidente del Consiglio, ricoprono ruoli di primo piano: stanno al Governo e in Parlamento. Queste affermazioni, purtroppo, non sono parte di una spy story, ma la verità. Infatti, è stato lo stesso Gelli a confermarlo in un’intervista rilasciata qualche mese fa. E la prova è sotto gli occhi di tutti: piano, piano, goccia a goccia, tutto quanto era inciso nel documento ritrovato a Villa Wanda si sta realizzando. Il percorso è lento perché i nostri padri costituenti, consapevoli delle insidie che avrebbero potuto esserci in uno Stato democratico, hanno ben pensato di porre una serie di pesi e contrappesi nella Carta, volti a ostacolare certe tentazioni eversive. Ma, dopo due anni di Governo Berlusconi, il puzzle sta per essere completato: controllo dei media, assoggettamento del potere giudiziario. Quest’ultimo punto farebbe venir meno la separazione dei tre poteri e, quindi, per questa modifica occorrerebbe una riforma costituzionale e ben altri numeri. Insomma, il Governo ha ben pensato di aggirare l’ostacolo, svuotando le funzioni della magistratura e togliendole le risorse necessarie.

E’ in questo scenario che rientra il disegno di legge sulle intercettazioni. Un provvedimento che, rispondendo a un preciso disegno eversivo, è palesemente contrario ai concetti di legalità e di giustizia.

Infatti, oltre a imbavagliare la libera informazione e a zittire la Rete, priva i magistrati di uno strumento indispensabile per le indagini e viola palesemente il diritto costituzionale di essere informati e di ottenere giustizia.

Quelle contenute all’interno del disegno di legge sono norme criminogene che, se dovessero essere approvate, rappresenterebbero uno sfregio, un colpo durissimo all’intero sistema della giustizia e dell’informazione.

Ma cosa cambierà per i magistrati e per i giornalisti se il disegno di legge dovesse diventare legge?

COSA CAMBIA PER I MAGISTRATI:

- GRAVI INDIZI DI REATO: le intercettazioni sono possibili solo in presenza di gravi indizi e se assolutamente indispensabili per le indagini. Il Pm dovrà avere “specifici atti di indagine” cioè altri elementi concreti che provino le responsabilità di chi finisce sotto controllo.

- L’AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE: per ottenere l’ok all’intercettazione non basterà più il pronunciamento del Gip ma sarà necessaria l’autorizzazione del tribunale collegiale.

- INTERCETTAZIONI AI PARLAMENTARI: quando si ascolta la voce di un parlamentare durante la conversazione di un indagato ogni atto deve essere secretato e custodito in archivio. Per proseguire nell’ascolto va chiesta l’autorizzazione alle Camere anche se il politico parla sull’utenza di terzi.

COSA CAMBIA PER I GIORNALISTI:

- BLACK OUT SULLE INDAGINI: E’ vietato diffondere notizie su qualsiasi atto anche se non segreto fino alla fine dell’udienza preliminare. Se la legge fosse già stata approvata, i cittadini non avrebbero saputo, ad esempio, né delle indagini sugli appalti del G8 e dell’eolico né delle drammatiche morti di Stefano Cucchi e Federico Aldovrandi.

- VIA LE TV DAL TRIBUNALE: niente riprese durante i processi senza il consenso di tutte le parti. Vietate anche le immagini dell’Aula. I cittadini, quindi, non potranno seguire in tv le fasi del dibattito.

- LA NORMA D’ADDARIO: sono vietate le registrazioni e le riprese senza l’autorizzazione preventiva dell’interessato. Per chi non è giornalista professionista è confermata la condanna a 4 anni di carcere per le riprese e le registrazioni “fraudolente”.

- WEB: i siti informatici sono equiparati ai giornali. I blogger hanno l'obbligo di rettifica in 48 ore. Questo sancirebbe la morte del giornalismo partecipativo e della diffusione delle notizie via web.

Diciamo ‘no’ a questo provvedimento scellerato e per manifestare la nostra indignazione alla cosiddetta ‘legge bavaglio’ oggi abbiamo aderito con convinzione alla giornata del silenzio, promossa dalla Fnsi.

L’Italia dei Valori proseguirà, senza se e senza ma, la sua battaglia in difesa della libera informazione e farà di tutto per evitare che a prevalere sia la strategia dei mattinali e delle veline tipica del regime di vecchia memoria.

E’ una battaglia per la democrazia, a difesa dello stato di diritto e di quei principi che i nostri padri costituenti hanno tracciato nella Carta. Inoltre, se il ddl dovesse diventare legge, non ci arrenderemo e promuoveremo un nuovo referendum dimostrando a Berlusconi che sono milioni i cittadini che hanno capito che questo provvedimento blocca le indagini, copre gli affari di mafiosi e truffatori, imbavaglia la stampa calpestando palesemente il diritto di informare ed essere informati.

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