

In Italia si usano molte precauzioni per proteggere i bianchi: sulla linea 3 dei bus di Brescia, viene distribuito il “guanto da viaggio” che spinge la città lombarda oltre Pretoria ai tempi dell'Apartheid
di Furio Colombo
È la politica allo sbando che provoca la nascita di una nuova cultura o è un cambiamento malevolo della cultura che fa accadere eventi disumani ma tollerati, inaccettabili, però “normali”, senza scandali e trasalimenti? Finora è sempre stata un'idea fissa di Pannella che in Italia ci fossero stati – o siano in corso – cambiamenti antropologici che aumentano di giorno in giorno la distanza dagli altri Paesi democratici e dalla pratica stessa della democrazia.
Episodi non commendevoli
GLI RUBERÒ l'idea. Lui non fa troppa distinzione tra uno schieramento di partiti e l'altro. Purtroppo è vero che si assomigliano nell'idea che la politica sia “sopra”, sia il regista, sia il luogo in cui si fanno accadere le cose, invece di realizzare il più umile intento di migliorare, riparare, aiutare, garantire, cambiare, correggersi. E si assomigliano anche nella persuasione che la politica sia uno stivaletto malese, che dà forma agli eventi sociali e persino a quelli individuali. Prendiamo una serie di episodi, alcuni quasi irrilevanti, alcuni abbastanza pesanti da lasciare un segno. Tutti hanno in comune un tratto che deve essere notato: manca il residuo di ogni senso di comunità, di appartenenza, di interesse comune e reciproco, di vita nello stesso luogo e nello stesso tempo. Nel Paese malato (una specie di “mucca pazza”, che alterna episodi febbrili all'incubazione, che è lunga e che durerà), il leader di un partito di governo – Umberto Bossi – entra con macchina e scorta nel cortile di ghiaia, vietato al traffico, dell'Accademia Americana per partecipare (a Roma, al Gianicolo) a un pranzo leghista. Come saluto e bandiera fa il segno del dito medio a fotografi e cronisti. Saluta, orgoglioso, il Paese con tutta la volgarità di cui è capace (Il Corriere della Sera, 22 luglio 2010).
Nel Paese malato, ricchezza e successo non portano bene a tutti. Le distanze sono abissali e vanno rispettate.
Leggo da
Ma perché i dirigenti Fiat, proprio mentre preparavano quell'insieme di buoni dati che hanno stupito il mondo, a Pomigliano hanno schiacciato come una pulce l'operaio da 1.000 euro mensili che aveva partecipato a una protesta?
Perché proprio quel giorno è stato annunciato che gli operai di Mirafiori non avranno alcun premio di produzione, che la nuova auto Fiat (il modello Zero) sarà prodotta in Serbia e non a Torino, in modo da negare agli operai della fabbrica-madre il loro orgoglio, ma anche un po' di pace per il futuro?
“Si negano tutti gli impegni della Fiat con i sindacati”. Chi lo dice? Lo dice, da solo, il rappresentante della Fiom, parte della Cgil, che era uno dei tre sindacati, forte e autorevole controparte fino a quando Cisl e Uil hanno deciso – non si sa come e perché – di diventare sindacati Fantozzi, che esultano ogni volta che la limousine del padrone gli passa sul piede. Ma l'operazione non è né comica né bonaria. Come sindacati sono divisi. Ma come componenti politiche confluite nel Pd, sono attive nel tagliar fuori Fiom e Cgil.
“Noi non possiamo difendere solo
Ma il quadro della mutazione antropologica dell'Italia è più grande e più brutto di una sequenza di bullismo antisindacale, protetto dall'omertà degli altri sindacati.
La storia che segue è piccola, ma enorme. A Trento, per decisione dei giudici, un bambino appena nato è stato tolto alla madre e “il tribunale ha dato il via a una procedura di adottabilità”. Infatti la giovane madre, attiva, sana, non tossicodipendente, non pregiudicata, guadagna solo 500 euro al mese. "Lei ha parlato, ha spiegato, ha chiesto, ha promesso di amare e di cercare aiuto. Avrebbe accettato anche un affido condiviso. Ma il tribunale, senza interpellarla, ha dato avvio alla procedura di adottabilità” (Antonella Mariotti,
Italiani brava gente ed egoismi vari
NEL PAESE MALATO si usano anche molte precauzioni per proteggere i bianchi. Per esempio, sulla linea 3 degli autobus di Brescia, quella più frequentata dagli immigrati, viene distribuito il “guanto da viaggio”. Tutela l'igiene dei passeggeri bianchi, spingendo la città italiana di Brescia un po' al di là di Pretoria ai tempi dell'Apartheid. I guanti (plastica biodegradabile con marca dell'azienda offerente) si prelevano in autobus da un distributore automatico e garantiscono una protezione completa perché impediscono il contatto diretto delle mani. “A Brescia le tematiche dell'immigrazione sono molto sentite. La cronaca ha offerto molti spunti. Il censimento degli immigrati di Coccaglio; la vicenda del bonus bebè (premio alla famiglia per ogni neonato) solo per i piccoli italiani; il digiuno dei bambini immigrati nelle scuole comunali di Adro; sempre nuove difficoltà per ottenere certificati, rinnovi, cambi di residenza” (Paolo Berizzi, Repubblica, 8 luglio 2010).
Voci di dissenso? Non il vescovo, non il parroco, non il Pd.
Solo Damiano Galletti, sindacalista Cgil, denuncia la nuova intolleranza. Ma è vero che c'è un contagio tra coloro che non portano i guanti. Nel Paese malato il sindaco di Spresiano (Treviso), Riccardo Missiato, ha annunciato la caccia ai gay che si incontrano sul greto del Piave nelle sere d'estate. “I gay sono deviati e malati. Non possono amoreggiare sul Piave. Li identificheremo”. Riccardo Missiato, sindaco di Spresiano, guida una giunta di centrosinistra (Nicola Pellicani, Repubblica, 21 luglio 2010).
Una buona notizia, persino per un Paese malato, è stata la liberazione di 245 eritrei in fuga verso l'Italia dai massacri politici e tribali del loro Paese. Erano stati catturati dai libici a nome e per conto dell'Italia e imprigionati sottoterra. Cedendo alle insistenze gentili dell'alleato italiano, i nostri partner libici (siamo legati a loro da un trattato politico-militare, a cui si sono opposti solo i deputati radicali e tre deputati Pd) hanno liberato i loro-nostri prigionieri e li hanno abbandonati nel deserto senza documenti. Il Paese malato ha apprezzato e detto “grazie”. E non ha mai più sollevato la fastidiosa questione.

6 commenti:
Siamo un Paese malato, e la cura a questo punto è necessaria: ci vuole tutto il nostro buonsenso.
Impegnamoci, cavolo. E' il minimo che possiamo fare. E' nostro dovere. Non stiamo solo a guardare.
Eccezionale Furio Colombo! Impegnarsi? Certo, ma come? In cabina elettorale per me. Per altri più giovani di me impegnandosi nei laboratori tipo quello di Nichi Vendola. Io sono iscritto all'IdV, il mio impegno è nel diffondere una rassegna stampa ragionata, non me lo ha imposto nessuno, mi piace. Altri possono ragionare nell'ambito delle proprie amicizie di diverso orientamento politico, ma è dura.
Sono duri di cervello o troppo interessati, fino ad oggi per me tempo perso.
Qualcuno tempo fa, più o meno disse " Abbiamo unito l'Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani" ma come giustamente dici...dove sono gli Italiani??? Sono tutti impazziti o manca la coesione??? Dov'è quel popolo che emigrava per costruire nel proprio suolo la propria casa per i figli e faceva fatica a farsi accettare e viveva di umiliazioni e sacrifici in terra straniera??? Dimenticato!!!
E noi Italiani chi abbiamo scelto per rappresentare le nostre idee, i nostri bisogni, i nostri interessi??? Si, siamo tutti impazziti!!!
Cosa fare???
Parlare, riflettere, capire e far capire cosa avviene, e dove stiamo andando...almeno provarci.
Speriamo!!!
Ciao
Ciao Lina, benvenuta. La frase la pronunciò Camillo Benso conte di Cavour. Il nostro più grave difetto è la mancanza di "memoria storica". La colpa aggiuntiva è della politica e della Scuola così mal gestita dalla stessa, specie negli ultimi vent'anni.
Luigi, tu stai facendo una bellissima cosa e per questo ti ringrazio sempre (...mi senti veroooo? ihihih) ogni volta che apro il tuo blog!!!
Ognuno di noi, nel suo piccolo, potrebbe davvero fare qualcosa...lo so, sono una sognatrice, ma penso che le nostre piccole azioni quotidiane, dettate dal vero "buon senso" e non dalle ideologie e dai comportamenti prestabiliti dal partito di riferimento, possano sconfiggere questo qualunquismo, questa vuotezza, questo disorientamento pazzesco in cui naviga la maggior parte della gente!
Concordo con te, bisogna aggregarsi (e non necessariamente nelle file di un partito...) e creare progetti di partecipazione civica ed umanitaria, anche piccoli, da portare avanti con coraggio, propositività, disponibilità e tanta apertura mentale.
Un saluto a tutti!
Certo che ti sento! Interagire con la propria comunità, nelle piccole comunità, col proprio quartiere, serve per radicare sul territorio idee politiche sane, basate su buoni principi morali, sull'onestà e sull'etica dei comportamenti.
Come fa la Lega, che però aizza gli egoismi e i più bassi istinti degli esseri umani, con la stessa tecnica, ma molto più facile da usare.
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