

Il premier spera in "un generoso passo indietro" del sottosegretario. Diverso, almeno per ora, il caso di Verdini: "E' il momento di fare quadrato"
di FRANCESCO BEI
È un partito scosso dalle fondamenta quello che Silvio Berlusconi troverà oggi a Roma, al suo rientro da Milano, dopo l'esplosione del caso "P3". Una maionese impazzita: ministri che chiedono notizie ai giornalisti, parlamentari del Pdl che si radunano in capannelli per capire cosa fare, voci incontrollate di un imminente showdown con Fini, veline e smentite. E soprattutto tutti a chiedersi che cosa intenda fare lui, il Capo, che continua a mandare segnali contrastanti e appare ancora indeciso. Sulle frequenze di "Radio Arcore" si capta un crescente malumore del Cavaliere, aggiunto alla consapevolezza che ormai, almeno per quanto riguarda il destino di Nicola Cosentino, i margini di resistenza siano esigui. Spera in un suo "generoso passo indietro".
È pur vero che, anche ieri sera, Berlusconi ha parlato in pubblico di un "polverone", accreditando la tesi che i membri della nuova cricca fossero solo "quattro pensionati sfigati". Ma con Cosentino il problema è diverso. "Fini mi sta ricattando", si è sfogato Berlusconi, furioso per dover subire il diktat dei finiani sulla mozione di sfiducia al sottosegretario: una minaccia di votare il documento dell'Italia dei valori, a meno che Cosentino non si dimetta prima autonomamente, che equivale per il Cavaliere a "trattare con un coltello alla gola". E così, sebbene il premier ritenga per davvero "incompatibile con il Pdl" chiunque arrivi a votare contro un uomo del governo, ieri palazzo Chigi è stato costretto a smentire un'Ansa che metteva questa sua intenzione nero su bianco. Un segnale evidente che ormai per Cosentino il piano è sempre più inclinato. Anche perché Fini ne ha fatto "una questione di principio", un'occasione per riaffermare quella linea di "difesa intransigente della legalità" di cui si è fatto paladino nello scontro con il premier.
"Noi la sfiducia a Cosentino la voteremmo - pronosticava in serata Fabio Granata su un divanetto di Montecitorio - ma tanto non ci si arriverà. Come può pretendere Berlusconi di far finta di niente: sembra l'orchestrina che suona mentre il Titanic affonda". Una posizione intransigente quella di Fini, rafforzata dagli emendamenti della Bongiorno al ddl intercettazioni, che rischia di mandare in fumo il tentativo di mediazione su cui puntano ancora gli aderenti a "Spazio Aperto", corrente moderata dell'arcipelago che fa riferimento al presidente della Camera. Ieri, nella speranza di ricucire lo strappo della direzione nazionale del 22 aprile perché "non esistono scorciatoie o separazioni consensuali" hanno lanciato un appello "per una nuova unità", a cui ha aderito anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Ma quella di una riconciliazione fra i due co-fondatori al momento è poco più di una chimera. Oltretutto contro Cosentino gioca anche la vicenda della campagna contro il governatore Stefano Caldoro, un uomo di cui il premier ha stima e che pretende ora, come i finiani, che Berlusconi faccia piazza pulita di chi ha lavorato dietro le quinte per farlo fuori.
Diverso, almeno per ora, il caso di Denis Verdini. "Questo è il momento di fare quadrato", ha ordinato Berlusconi. E lo stesso, rassicurante, messaggio è arrivato al coordinatore nazionale, a via dell'Umiltà, che ha passato la giornata a leggersi sul computer (con una pen-drive) le intercettazioni che lo riguardano, convinto che non ci sia "assolutamente nulla di penalmente rilevante" nelle carte dei pm. Ma soprattutto, come riassume un ministro forzista, "in questo momento se cade Verdini rischia di venire giù tutto: dopo di lui c'è Dell'Utri, ma l'obiettivo vero dell'aggressione è Berlusconi". Per questo, il "soldato Denis" sarà salvato fino a quando sarà possibile. Ovvero finché alla Camera non dovesse arrivare una richiesta dei magistrati per utilizzare le intercettazioni che lo riguardano. A quel punto i finiani farebbero valere i loro numeri e c'è chi giura - visti i nemici interni che si è fatto negli anni il presidente del credito cooperativo fiorentino - che anche molti forzisti, con il voto segreto, ne approfitterebbero per togliersi di mezzo Verdini. È destinata a rimanere quindi inevasa la richiesta di Frattini e Gelmini per arrivare a un coordinatore unico, al posto del triumvirato Verdini-Bondi-
(14 luglio 2010)

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