

Fini lo chiama "buon senso" e "rispetto della Carta", per Berlusconi c'è la delusione che "tutto resta com'è ora". L'accordo raggiunto nella maggioranza sulle intercettazioni allenta in parte la stretta del bavaglio, marca ancora e ulteriormente le distanze fra presidente della Camera e presidente del Consiglio, costretto quest'ultimo a subire la retromarcia del proprio esecutivo e dopo aver ripetuto per mesi il mantra del "non si torna indietro" . Se la prende con "quell'architettura costituzionale italiana basata sull'equilibrio sui diversi poteri che impedisce l'ammodernamento del Paese" e non gli va giù che la legge "lascerà la situazione pressapoco come quella attuale" e "non lascerà parlare gli italiani liberamente al telefono". Il presidente della Camera insiste, "voglio un Paese con una stampa libera - dice - in cui ogni giornale scrive quel che vuole ogni giorno, se ne assume la responsabilità, scrive che ci sono delle indagini in corso". Esultano i finiani, per loro è una vittoria dopo i paletti e gli scontri interni alla maggioranza che si sono consumati nelle settimane recenti. Non esulta l'opposizione, perché "la legge che abbiamo visto fin qui ètotalmente inaccettabile e appena si sono messi d'accordo commenteremo", dice Pierluigi Bersani. Mentre Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia e relatrice del ddl, rileva come l'emendamento si muova "verso le istanze mosse dal mondo dell'informazione".
Quella che l'avvocato del premier Niccolò Ghedini qualifica come "sintesi perfetta" rende di fatto più agevole la pubblicazione delle intercettazioni introducendo il principio per cui "l'obbligo del segreto 'cade' ogni qualvolta ne sia stata valutata la rilevanza", modifica con la quale, per il Pdl, si va incontro alle osservazioni del Quirinale e si raggiunge un compromesso che consentirà di rispettare i tempi e non far slittare il voto a dopo l'estate.
Fini: "Rispettata
Alfano: "L'unico punto di arrivo possibile". Ghedini: "Sintesi eccellente". Il testo odierno sulle intercettazioni, dice il ministro della Giustizia Alfano, è "l'unico punto di arrivo attualmente possibile, dopo due anni di lavoro e discussioni parlamentari, stante l'attuale situazione parlamentare e istituzionale, al fine di conciliare diritto alla privacy, diritto di cronaca ed efficienza delle indagini". Però poi precisa che "il contenuto del ddl, così come delineato dagli emendamenti fino a oggi presentati in commissione giustizia, è senz'altro meno ambizioso rispetto a quanto previsto nel nostro programma di governo". Complimenti ad Alfano da Niccolò Ghedini, per il quale il Guardasigilli "ha saputo tenere conto delle diverse indicazioni emerse e anche di molte prospettazioni provenienti dagli operatori del diritto, pervenendo a un testo che potrà trovare una ampia condivisione parlamentare", e quindi "è una eccellente sintesi di un lungo e complesso lavoro del governo del Senato e della Camera che garantirà una buona legge a tutela dei cittadini".
Bocchino: "Un successo di tutto il Pdl". Esultano i finiani, che hanno visto accolti praticamente tutti i rilievi sollevati - dai tempi delle intercettazioni alle "ambientali" - andando così incontro alle richieste del Quirinale e scorgono all'orizzonte la dirittura d'arrivo del provvedimento. "Hanno vinto ragionevolezza e buonsenso - commenta Italo Bocchino - il risultato raggiunto è un successo di tutto il Pdl e del governo che hanno accolto la ferma posizione a favore della legalità della minoranza interna, che ancora una volta si è mostrata utile a evitare errori''.
L'opposizione: "Resta inaccettabile". L'Udc giudica "soddisfacente" l'emendamento che introduce lo strumento dell'udienza filtro. Ma Bersani preferisce aspettare. "Non discutiamo del nulla - dice il segretario del Pd - visto che c'è il 'ghe pensi mi', aspettiamo che ci abbia pensato. Voglio capire che cosa fa la maggioranza, perché la legge, come l'abbiamo vista fin qui, è totalmente inaccettabile. E' un mezzo passo in avanti ma Berlusconi ha già detto che non va bene, commenteremo quando si saranno messi d'accordo". Anche il capogruppo dell'Idv in commissione Giustizia alla Camera, Federico Palomba, parla di provvedimento "complessivamente inaccettabile" soprattutto per "l'odioso persistere dei gravi ostacoli alle indagini, la possibilità di esclusione del pm, l'organo collegiale, la mancata considerazione dei reati spia e una normativa che rimane sostanzialmente punitiva e dissuasiva nei confronti della libertà di stampa. Valuteremo emendamento per emendamento - annuncia il partito di Di Pietro - e voteremo solo quelli coerenti con il principio di agevolare le indagini e non ostacolare la libertà di informazione".
Anm: "Adesso via le parti che limitano le intercettazioni". Ben venga l'introduzione dell'udienza filtro per valutare la rilevanza delle intercettazioni e quindi la loro pubblicabilità, con la quale il governo ha "recepito sostanzialmente un'istanza avanzata fin dall'inizio dall'Anm". Ma ora dal ddl bisogna cancellare anche le norme che limitano l'utilizzo dello strumento investigativo: il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, accoglie così le nuove modifiche al ddl. Ripetendo che ora vanno messe da parte tutte quelle disposizioni, contenute nel ddl, che limitano l'uso investigativo delle intercettazioni, come quelle che prevedono la competenza del tribunale collegiale, "che produrranno effetti devastanti sul funzionamento degli uffici giudiziari".
Fnsi: "Un passo avanti e due questioni aperte". "L'udienza-filtro, la cui introduzione anche
(20 luglio 2010)
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