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Alla conquista del Pd: “Il mondo non è più quello di Massimo”
di Luca Telese
La parola d’ordine è: “Io non voglio competere con nessuno, tranne che con Silvio Berlusconi”. Ed è per questo che nella notte dello scontro indiretto tra le due feste e i due leader (la monumentale e centralissima Caracalla che ospitava Massimo D’Alema, la periferica Villa Gordiani che ospitava lui) Nichi Vendola appena scende dal palco si informa sui tam tam che circolano tra coloro che avevano notizie dall’atro comizio: “Guarda che Massimo ti ha attaccato...”. E lui: “Davvero?”.
DUELLO ASIMMETRICO. Sì, è un duello a distanza, che ormai si rinnova da anni. L’uomo del partito contro il leader eretico, il difensore della realpolitik contro il teorico della diversità neoberlingueriana. “Lo conobbi che era un ragazzino della Fgci a metà degli anni Settanta – ha ricordato D’Alema a metà fra l’ironia e il sarcasmo – e Vendola già allora contestava i dirigenti. E le chiavi di lettura di questo duello sono molte: l’eterno paradosso dell’allievo che supera il maestro, le visioni antitetiche della società, il radicalismo contro il massimalismo, Cioè me...”. Ma adesso c’è di più, di mezzo, quasi un macigno. L’autocandidatura di Vendola e poi la proposta del governissimo e delle larghe intese, che li divide: per D’Alema una nuova maggioranza sarebbe “un gesto di responsabilità”. Per Vendola, come sentiremo, “un errore fatale”.
INVASIONE DI CAMPO? E poi il nodo più grosso. Quella che D’Alema e Bersani considerano una vera e propria invasione di campo, l’Opa che Vendola ha lanciato sul quel corposo frammento di elettorato del Pd che in questo momento guarda a lui con simpatia. Infine c’è la politica di alleanze con molti dirigenti del partito. I sondaggi dell’istituto Crespi hanno addirittura assegnato un 5% a Sinistra e libertà, e un 26% al partito di Bersani.
“AFFETTO E DIVERSITÀ”. Eppure, quando a villa Gordiani arrivano le prime voci del guanto di sfida lanciato a Caracalla, il governatore della Puglia risponde in modo spiazzante: “Dovrei dire che, anche quando sento queste cose, io per Massimo continuo a provare affetto, simpatia... Persino una grande ammirazione per il suo senso di persistenza e di caparbietà. Si può dire tutto di lui – osserva Vendola – ma di questi tempi è uno degli ultimi leader , a sinistra che ci mette la faccia, uno dei pochi che combatte”.
Certo, accadde anche pochi mesi fa, per le primarie in Puglia. L’ex ministro degli Esteri girò tutta
“IL GOVERNISSIMO È UNA REPLICA”. Quando si arriva alla politica, si capisce quanto è grande questo divario: “Quando ho letto l’intervista di Massimo sul Corriere della Sera mi sono reso conto quanto si sono divaricati i nostri sguardi, il nostro modo di vedere le cose. Intanto avverto che il governo delle larghe intese, anche dal punto di vista lessicale e linguistico, è un ricordo del passato, una replica stanca... Credo – aggiunge Vendola – che D’Alema continui a guardare il mondo con gli stessi occhiali del 1995... Ma il mondo è cambiato, quella storia è cambiata, il racconto del berlusconismo si è crepato, e noi dobbiamo rimettere al centro un’idea di forte ricambio, l’idea del cambiamento e dell’alternativa”. Il governatore della Puglia di governissimo non ne vuol sapere: “Quella storia, quell’idea della politica si è consumata. Per questo penso che la buona poesia sia meglio dell’iperrealismo. Oggi siamo in un tempo diverso, e i discorsi di Massimo, che continuo ad ascoltare con rispetto, mi danno la prova di quanto è difficile, anche per i politici, andare oltre se stessi superare i propri limiti”.
DA VELTRONI ALLE FESTE. Sta di fatto che la marcia di Vendola sul Pd continua per tutta l’estate infuocata. Domenica sarà alla scuola di politica di Walter Veltroni, e dovrà “giocare fuori casa”, anche se lui non la vede così: “Non vado ad annodare bandoli di correnti, non vado con il microscopio della piccola politica, vado a parlare di opposizione con gente che è interessata come me a costruire il nuovo tempo”. Ma chi sono le sponde di Vendola in questa fase? Il primo, almeno fino a ieri, è stato Nicola Zingaretti, interlocutore pressoché fisso delle tappe romane da più di due anni. I due si conoscono dai tempi della Fgci, di cui Vendola era dirigente nazionale e Zingaretti segretario romano alla fine degli anni Ottanta. Zingaretti fu – anche – uno dei sostenitori della prima campagna elettorale di Vendola alle politiche del 1987. Poi ci sono i riformatori del Pd. Ad esempio Pippo Civati (unico dirigente del Pd invitato agli stati generali, vedi box). E poi molti uomini dell’ex correntone Ds, che con il governatore della Puglia hanno condiviso la battaglia per il No alla svolta di Occhetto. Nella biografia di Vendola c’è anche un gesto che lo lega agli ulivisti di Romano Prodi (ad esempio Arturo Parisi che lo ha sostenuto in Puglia): infatti, nel 1995, lui fu l’unico deputato di Rifondazione a votare a favore del governo dell’Ulivo (e a pagare con una quarantena nel partito di Bertinotti quel gesto). Dopo un’estate di inviti alle Feste democratiche, e dopo le vacanze, Vendola è atteso all’appuntamento più delicato: la festa nazionale di Torino. Chissà se in questo fitto calendario, si ripeterà questo duello asimmetrico con il lìder maximo: “Lo dico senza nessuna ironia, senza scherno, con molto rispetto. Fino ad oggi il suo pungolo mi ha portato fortuna”.

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