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Ezia Maccora è la consigliera del Csm, di Magistratura Democratica, definita da uno dei nuovi piduisti, Pasquale Lombardi, una “str…” perché tra i contrari alla nomina del prediletto Alfonso Marra, diventato presidente della Corte d’Appello di Milano. L’elezione, con due soli voti di scarto, avviene il 3 febbraio. Durante il plenum
Aveva dunque saputo delle manovre?
No. Altrimenti mi sarei rivolta all’Autorità giudiziaria. Ma capivo che ci fosse qualcosa di strano perché non erano comparabili, a mio giudizio, la professionalità del giudice Renato Rordorf, nettamente prevalente, con quella del collega Marra.
Ma almeno un sospetto ce l’aveva?
Ho pensato che fosse incongruente con una prassi che il Consiglio si era dato, spostarlo da Brescia, dove pochi mesi prima era stato nominato presidente della Corte d’Appello.
Il vicepresidente Mancino l’ha zittita mentre lei in Plenum cercava di spiegare l’importanza di un dibattito sulla questione morale. Non aiuta alla credibilità dell’istituzione…
Gli ho detto che solo per rispetto al suo ruolo non intervenivo ulteriormente. Ma penso anche che al di là di un dibattito, se pure importante, contino di più i fatti. E la tempestività della prima Commissione nell’avviare una procedura di trasferimento per Marra è la miglior risposta. Sono certa che questa sia l’opinione anche del vicepresidente.
Il presidente Giorgio Napolitano non ha parlato su quanto sta emergendo dall’inchiesta sulla nuova P2. Condivide il suo silenzio?
Non spetta a me esprimere valutazioni sui tempi e i modi in cui il presidente interviene nel dibattito. In questi 4 anni di consiliatura mi sono sempre sentita rassicurata dalla sua presidenza. Ma la sua domanda mi fa venire in mente le parole che il capo dello Stato ha pronunciato davanti ai giovani uditori, ricordando la figura del giudice Guido Galli e degli altri magistrati uccisi per aver fatto il loro dovere. Ha espresso la speranza che quei magistrati ‘guidino il vostro mestiere spronandovi a dare in ogni momento il meglio di voi’. Questa è la magistratura ricordata dal presidente, ed è quella per cui io ho scelto di fare questo mestiere.
L’Anm ha detto che il prossimo Csm dovrà affrontare “l’autoriforma delle nomine dei dirigenti degli uffici giudiziari”. Vuol dire che non avete fatto nulla?
Il tema dell’autoriforma è stato molto caro a questo Consiglio. Abbiamo messo da parte il criterio dell’anzianità a favore del merito.
Qual è stata la reazione dei magistrati?
Un’ostilità molto forte. Moltissimi ricorsi. È più rassicurante essere scartati perché più giovani e non perché meno adatti a dirigere un ufficio.
Però questo Consiglio ha nominato Marra...
Io credo che la difficoltà dell’autoriforma sia una spia di quanto sta emergendo. Ancora oggi sono altre le vie che si vogliono scegliere per le nomine dei vertici. Dobbiamo invece esigere da ciascuno di noi un atteggiamento irreprensibile. Comportamenti come quelli che stiamo vedendo rischiano di trascinare le istituzioni in un baratro da cui diventa difficile riemergere, ma vorrei evitare una dannosa generalizzazione.
Cioè, tutti colpevoli, nessun colpevole?
Esattamente. Vanno accertate le responsabilità individuali e deve essere riaffermata la credibilità delle istituzioni.
È d’accordo con l’Anm che ha chiesto le dimissioni dei magistrati coinvolti nell’inchiesta?
Credo che l’Associazione abbia chiesto un gesto forte per evitare che l’ombra su un singolo magistrato la getti sull’intera categoria. Quindi mi sembra un invito condivisibile. Sta alla sensibilità individuale trarne le conseguenze.

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