sabato 24 luglio 2010

Le grandi manovre per il Csm Il Cavaliere punta sulle toghe divise


Il premier vuole il "colpo gobbo" con i 'suoi'cinque laici e nove togati di Unicost e Mi. Udc e Pd sperano in Vietti, per ora con i maggiori consensi. In corsa anche Pecorella e Grevi

di LIANA MILELLA

Hanno capito che potrebbero mettere a segno il "colpo gobbo" al Csm una settimana fa. Quando sembrava a tutti che la candidatura a vice presidente di Michele Vietti fosse ormai scontata, che il factotum per la giustizia dell'Udc e vice di Casini alla Camera avesse ormai chiuso l'accordo sul suo stesso nome con il benestare pure di Napolitano, allora i berlusconiani hanno avuto l'improvvisa impennata. Un semplice, ma fondamentale passaggio, realizzato attraverso l'attenta lettura del regolamento del Csm. In cui, all'articolo 3, è scritto che il vice presidente, per essere eletto, deve ottenere "la maggioranza assoluta" alla prima votazione, quindi 14 consensi sui 26 votanti. E lo stesso quorum anche alla seconda. Ma dalla terza consultazione in avanti la situazione cambia radicalmente perché viene eletto chi ha ottenuto soltanto "la maggioranza dei voti". Qui, su questo banale calcolo, gli uomini del Cavaliere hanno capito che la battaglia per l'ambita poltrona di palazzo dei Marescialli non era affatto persa. A manovrare bene, c'erano, e ci sono, ancora margini per aggiudicarsi la partita. Tutto sta a "lavorarsi" ai fianchi le toghe che loro considerano più moderate, certo non quelle di Magistratura democratica e del Movimento per la giustizia, sei consiglieri sui 16 togati, ma quelle di Unità per la costituzione e di Magistratura indipendente, sei più tre componenti, a cui va aggiunto l'unico indipendente eletto, Paolo Corder, che però ha rappresentato a lungo Unicost dentro l'Anm.

Annibale Marini certo, l'ex presidente della Consulta che in decine di interviste sul lodo Alfano, sulle intercettazioni, sul processo breve ha sempre sostenuto le "trovate" giuridiche di Berlusconi. Basta sfogliare una rassegna stampa e non ci possono essere dubbi sulle sue posizioni di "destra". Ma anche Gaetano Pecorella, l'avvocato di Berlusconi, potrebbe essere l'uomo forte. Aveva fatto uno spontaneo passo indietro, ma potrebbe tornare in pista se avesse la certezza di contare sui voti giusti.

Partono da qui le grandi manovre delle ultime ore in vista del prossimo voto alla Camera previsto per martedì 27 luglio. Con i berlusconiani che quasi annusano aria di vittoria e battono a tappeto e "perseguitano" le toghe. Premesso che Napolitano, nella veste di presidente del Csm non esprime consensi, bastano 14 voti per fare bingo: alla pattuglia dei cinque componenti laici i berlusconiani devono aggiungere i togati di Unicost e quelli di Mi. Se non tutti, almeno alcuni. E magari i due vertici della Cassazione, presidente e procuratore generale. A quel punto Vietti uscirebbe sconfitto e una poltrona strategica come quella del Csm sarebbe appannaggio del presidente del Consiglio.
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Michele Vietti, se la via dovesse diventare questa, è già pronto a sfilarsi. Per certo, nell'entourage di Pier Ferdinando Casini, si misura come sia cambiato, nelle ultime ore, l'atteggiamento del premier. Dalla totale indifferenza verso la poltrona di vice presidente, al quasi lasciapassare per Vietti, è passato a un attivismo sfrenato. Che gioca soprattutto sulle divisioni nella sinistra e sulla spaccatura all'interno del Pd. Dove non solo l'area di Ignazio Marino, ma anche ex toghe come Lanfranco Tenaglia e Donatella Ferranti, hanno messo in discussione una presunta apertura sul nome di Vietti. Considerato dai Bersani, dai D'Alema, dai Violante, dal responsabile Giustizia Orlando "un accettabile compromesso" visti i niet irrevocabili proprio delle toghe sui cadidati proposti da loro. Ancora ieri, in un convegno, Orlando parlottava fitto con Giuseppe Maria Berruti, togato uscente per Unicost al Csm, molto vicino al segretario della corrente Marcello Matera. Perché è Unicost l'ago della bilancia. Loro hanno bocciato la candidatura di Vittorio Grevi, commentatore del Corriere della Sera, professore di procedura penale a Pavia, animatore di appelli contro le leggi ad personam del Cavaliere, amico di Virginio Rognoni. Una strada che sarebbe piaciuta a Md e al Movimento giustizia. L'ipotesi di presentare Valerio Onida, autorevole presidente dell'associazione italiana dei costituzionalisti ed ex presidente della Consulta, è stata presa solo come "un ballon d'essai". Qui ha preso piede e si è consolidata l'ipotesi Vietti, che vanta numerosi amici tra i magistrati di Unicost sin dagli anni in cui era componente proprio del Csm. Ma qui si è innestata una duplice "rivolta", quella dell'ala sinistra del Pd e quella dei giudici. Diceva ieri Vittorio Borraccetti, toga storica di Md appena eletta al Csm: "Noi rispettiamo l'autonomia del Parlamento, ci diano gli otto nomi e su quelli decideremo, ma tutto dipenderà dal peso, dalla caratura istituzionale, dalla storia delle persone". Stessa antifona, a destra, da Magistratura indipendente dove la segretaria Antonietta Fiorillo dice brusca: "Tirino fuori dei nomi autorevoli, perché ci sono, e noi, nella nostra indipendenza, decideremo".

(24 luglio 2010)

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