giovedì 29 luglio 2010

MANCINO: IO, LA PRATICA SU GELLI E LA NOMINA DI MARRA


Egregio Direttore, il titolo con il quale “Il Fatto Quotidiano” di ieri dà conto dell’esposto al Consiglio Superiore della Magistratura presentato il 28.10.2008 dal Sig. Licio Gelli insinua, non tanto surrettiziamente, che il Comitato di Presidenza ed io stesso avremmo riservato al presentatore una “attenzione” particolare.

In realtà, come si legge anche nel testo dell’articolo, il Comitato, investito della richiesta del Gelli, generica e non chiaramente motivata, ha chiesto notizie agli uffici giudiziari di Milano, chiamati in causa dall’esposto, al fine di decidere quale commissione referente investire della questione. Una volta accertata la competenza della Prima, il Comitato ha trasmesso a detta Commissione l’esposto e la documentazione nel frattempo pervenuta dagli uffici giudiziari chiamati in causa.

La successiva decisione del plenum di chiudere la pratica “non essendoci provvedimenti di competenza del Consiglio da adottare” votata all’unanimità, è stata la conseguenza di una procedura correttamente seguita. In sede di votazione ho annunciato la mia non partecipazione, ricordando di essere stato oggetto di una denuncia penale (poi archiviata) da parte del Gelli nel 1992. Vorrei essere più preciso su questo punto, ricordando a Lei e ai lettori del “Fatto” che la mia ferma opposizione alla loggia P2 e alle associazioni segrete è ampiamente documentata dagli atti parlamentari relativi al dibattito sull’attuazione dell’art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e sullo scioglimento della Loggia P2. In sede di dichiarazione di voto al Senato, nella seduta pomeridiana del 21 gennaio 1982, ho avuto occasione di ribadire a nome del gruppo democratico cristiano “tutta la nostra intransigenza di fronte ad episodi oscuri, ad intrecci criminosi, a condizionamenti perversi del nostro vivere democratico, ad opera di una loggia massonica, che, debordando dalle finalità proprie della massoneria, si era trasformata in una organizzazione eversiva”. Sottolineo che ho reso questa impegnativa dichiarazione a fronte di un progetto eversivo quale quello messo in atto dal sig. Licio Gelli.

Successivamente, dieci anni dopo, da ministro dell’Interno, ho avuto occasione di denunciare pubblicamente e nelle sedi istituzionali, quelli che a me sembravano oscure transazioni economiche movimentate dal sig. Gelli. Per queste dichiarazioni mi guadagnai una denuncia dal predetto Gelli.

La mia non partecipazione al voto in sede di plenum del Csm rispondeva al dovere di non prendervi parte per fugare il sospetto di una mia parzialità. Quanto alla mia votazione per il presidente della Corte d’Appello di Milano confermo che ho votato in piena autonomia senza corrispondere alle sollecitazioni, che pure timidamente vi furono, di Lombardi, persona da me considerata estranea a interessi del mondo giudiziario.

Con i migliori saluti.

Nicola Mancino

Non Il Fatto Quotidiano, che ha fatto il suo mestiere di informare i lettori, ma diversi consiglieri del Csm, durante il plenum dell’11 novembre 2009, hanno protestato per la procedura irregolare del Comitato di presidenza. Per non aver assegnato immediatamente in Commissione l’esposto di Gelli, e per aver svolto attività istruttoria, pur non potendolo fare sulla base di un regolamento interno. Quanto alla vicenda della nomina di Alfonso Marra a presidente della Corte d’Appello di Milano, fino a prova contraria, nessuno può dire diversamente da quanto lei sostenuto, e cioè di averlo votato “in piena autonomia”. Ma, nel momento in cui il geometra Pasquale Lombardi l’ha avvicinata, soprattutto per il suo ruolo istituzionale, non avrebbe dovuto permettergli neppure di cominciare a parlare del giudice.

A. Masc.

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