giovedì 8 luglio 2010

NAPOLITANO “MAI CHIESTO NESSUNO SCUDO”



Nota del Quirinale per smentire “Il Giornale” sulla proposta Ceccanti

di Eduardo Di Blasi

Con una nota ufficiale, ieri mattina, la Presidenza della Repubblica ha fatto sentire la propria voce in merito alla vicenda dell’emendamento del senatore Pd Stefano Ceccanti al Lodo Alfano che proponeva per l’inquilino del Colle non potesse “essere perseguito per violazioni alla legge penale” durante il settennato. Chiarisce, il Quirinale, come la Presidenza della Repubblica sia assolutamente estranea alla discussione sulle proposte presentate in Parlamento e come la stessa non abbia alcun motivo, né personale, né istituzionale, per “sollecitare innovazioni alla linea vigente sulle prerogative del capo dello Stato”. Il Colle si pronuncia dopo che Il Giornale, riprendendo la notizia riportata su Il Fatto Quotidiano il giorno prima, ha aperto a tutta pagina con un titolo “Ma che ha combinato Napolitano?” e un fondo del condirettore Alessandro Sallusti che ipotizza un Pd schierato a “voler salvare, praticamente di nascosto, Napolitano da qualche cosa di terribile che gli potrebbe capitare addosso”. La nota del Colle è diretta principalmente al quotidiano diretto da Vittorio Feltri, ma ne ha anche per noi.

Continua infatti: “Il quotidiano Il Giornale – dopo che già ieri Il Fatto Quotidiano era intervenuto ambiguamente sull’argomento – ha tratto spunto da tale vicenda parlamentare per un sensazionalistico titolo e articolo di prima pagina, destituiti di qualsiasi fondamento, la cui natura ridicolmente ma provocatoriamente calunniosa nei confronti del presidente della Repubblica non può essere dissimulata da qualche accorgimento ipocrita: la Presidenza non può non rilevarne la gravità” (il testo della nota del Colle è pubblicato in alto nella pagina).

Il Fatto Quotidiano si era d’altronde limitato ad una cronaca che faceva parlare i protagonisti parlamentari della vicenda, teneva conto della precisazione del Colle (il quale ribadiva di non essere a conoscenza dell’emendamento presentato al Senato), ma non si sottraeva alla domanda che, una volta venuta alla luce la notizia, appariva naturale: perché il Pd (o il singolo senatore Ceccanti, stando all’evoluzione della vicenda) si era mosso per dare sette anni di impunità a chi fosse nominato presidente della Repubblica?

Il costituzionalista del Pd, primo firmatario dell’emendamento, aveva argomentato, sul nostro come su altri giornali, che il ruolo della minoranza, anche su un provvedimento a dir poco controverso come il Lodo Alfano “costituzionalizzato”, poteva essere quello di “limitare il danno”, presentando anche emendamenti migliorativi del provvedimento in discussione. E ritiene che quello presentato, con l’improcessabilità del presidente della Repubblica, andava in questa direzione.

Ribatteva il direttore de Il Fatto Antonio Padellaro: “Come è possibile ‘limitare il danno’ quando il danno inferto alla Costituzione, all’etica pubblica, al decoro di un Paese, alla dignità dei cittadini, è di portata incommensurabile?”, come si può pensare di “limitare il danno” “modificando qualche parolina agli editti del premier-padrone?”. Non c’è stato molto tempo per dibatterne, perché, reso noto il provvedimento, lo stesso gruppo del Pd al Senato ha provveduto a farlo ritirare in quanto non concordato con il gruppo.

Non senza ulteriori strascichi. Ieri, ad esempio, prima dell’inizio della seduta del Consiglio Supremo di Difesa al Quirinale, il premier Berlusconi si è dovuto scusare con il Capo dello Stato per la posizione del Giornale di proprietà del fratello, ribadendo quanto va dicendo ogni volta che il quotidiano di Feltri prende di mira avversari veri o presunti del Cavaliere: “Per me Il Giornale è un problema”.

A difendersi resta dunque il solo Feltri che commenta la nota del Colle con un “noi ci siamo limitati a chiosare la notizia, quindi Napolitano dovrebbe chiedere spiegazioni a coloro i quali hanno presentato l’emendamento e l’hanno ritirato subito dopo che Il Fatto Quotidiano ha reso nota la vicenda”. Mentre il Pdl pensa bene di non commentare una vicenda che metterebbe in imbarazzo anche premier e ministri in quanto con il Lodo Alfano riceverebbero uno scudo uguale per la durata della carica, sono i massimi esponenti democratici a esprimere solidarietà al Colle. La presidente del gruppo al Senato Anna Finocchiaro detta la nota più dura definendo “inaccettabile e ingiustificato” l’attacco mosso dal Giornale a Napolitano, e precisando: “Non può essere in discussione in alcun modo la rettitudine morale, politica e istituzionale di Giorgio Napolitano”. La Finocchiaro ritorna anche sull’emendamento presentato in commissione dal gruppo Pd e poi ritirato. È stato “frutto di una errata valutazione politica dei proponenti e di una iniziativa che non era stata sottoposta, come invece la delicatezza della materia imponeva, alla valutazione della Presidenza stessa”. Insomma, solo un pasticcio.

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