

Una sanzione contro tre tra i deputati più vicini al Presidente della Camera. Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio saranno deferiti al collegio dei probiviri. Questo è stato comunicato dai coordinatori del Pdl ai partecipanti all'ufficio di presidenza in corso a Palazzo Grazioli. Il provvedimento è contenuto in un allegato al documento politico che il vertice sta esaminando.
L'ultima mediazione. La giornata della resa dei conti nella maggioranza si era aperta con il rifiuto dell'ultima mediazione. "L'offerta di tregua di Gianfranco Fini è arrivata troppo tardi, fuori tempo massimo". Così, nel vertice notturno di palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi e gli altri partecipanti alla riunione (compreso Giuliano Ferrara) avevano declinato l'invito del Presidente della Camera a "resettare tutto senza risentimenti".
La stesura del documento. Tutta la giornata si consuma nell'attesa dell'ufficio di presidenza. E sulla formula dell'eventuale "scomunica" a Gianfranco Fini e ai finiani. Non "più politicamente vicini al partito", questo il passaggio chiave al centro del documento alla cui stesura ha lavorato per tutto il pomeriggio lo stato maggiore del Pdl, riunitosi a Palazzo Grazioli. Alla redazione del testo lavora in particolare Sandro Bondi, uno dei più polemici con Fini nelle ultime settimane. Messa da parte l'ipotesi espulsione, la sanzione più probabile per i dissidenti, sembra la "sospensione" da tre a sei mesi.
Le mosse dei finiani. Quando diventa chiaro che le due anime del Pdl sono sempre più lontane anche i finiani non stanno con le mani in mano. Già dalla mattina si intensificano i contatti tra il Presidente della Camera e i suoi fedelissimi. Il tam tam del pomeriggio parla di 34 deputati vicini all'ex An pronti a firmare la richiesta di costituzione di un nuovo gruppo parlamentare alla Camera. Richiesta che verrebbe depositata nel momento in cui dovesse scattare il provvedimento di espulsione o di sospensione.
Gruppi autonomi. Con il passare del tempo si fa strada la possibilità di costituire un gruppo autonomo anche al Senato. Gli incontri del Presidente della Camera parlano di 12 senatori, due in più del numero minimo per formare un gruppo a Palazzo Madama. "Non è una guerra di religione", dichiara uno dei partecipanti all'incontro, "Fini ha esposto le sue motivazioni in modo pacato, sereno, equilibrato e ponderato".
Ipotesi appoggio esterno. Dopo il voto sulla manovra economica il presidente della Camera riunisce a Montecitorio i parlamentari vicini alla sua linea politica. Un incontro che dura quasi due ore. L'attesa è per l'ufficio politico e per le contromosse nel caso in cui stasera si arrivi a una rottura definitiva. Tra le ipotesi in campo anche quella di ritirare dal governo gli esponenti vicini alle posizioni del presidente della Camera, per dare all'esecutivo un appoggio esterno. Lealtà al governo anche in caso di gruppi parlamentari autonomi è quello che ripete ai suoi fedelissimi il Presidente della Camera.
Bersani: "Pronti a tutto". Nella giornata caldissima della maggioranza l'opposizione aspetta alla finestra."Siamo oltre le colonne d'Ercole del berlusconismo, in acque sconosciute" ribadisce, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani . "A questo punto o fanno un ragionamento su una nuova fase di transizione, o scelgono di galleggiare, o strappano e non si sa dove si va. Mi auguro riflettano". Elezioni anticipate? "Non è un cosa nelle nostre disponibilità o nelle nostre intenzioni".
(29 luglio 2010)

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