
Bresso: decisione equilibrata. Gli avvocati di Cota: liste ininfluenti per la vittoria, la nuova conta ci darà ragione
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Tutto rimandato per il caso più scabroso, quello della Lista Pensionati di Michele Giovine. Anche questo ricorso è stato dichiarato ammissibile. Manca però la querela per falso, ci sono 60 giorni di tempo per presentarla, poi si vedrà. Alle 19 il presidente se n'era andato reggendo sottobraccio due faldoni azzurri alti un palmo, sui quali c'erano solo due numeri segnati a pennarello: 554 e 555. Il primo contiene i ricorsi presentati da Udc e Verdi contro tre liste del centrodestra. Quella personale di Deodato Scanderebech, macchina da voti ex Udc, girava intorno a una semplice questione. Poteva o non poteva il consigliere, che pure il 16 febbraio era già stato espulso dal partito che lo aveva eletto in Consiglio regionale, l'Udc (in Piemonte schierato con il centrosinistra), rilasciare a se stesso, 9 giorni più tardi, una «dichiarazione di collegamento» con la quale si autorizzava a non raccogliere le firme di presentazione tra i cittadini per una lista con nome e orientamento politico diversi? Per gli avvocati del centrodestra era tutto lecito, perché la pur discussa leggina regionale che lo prevede è stata concepita anche per tutelare le minoranze all'interno dei partiti. Di opposto parere i legali del centrosinistra: averlo fatto significa invece tradire sia la volontà dei suoi precedenti elettori sia lo spirito della legge. I giudici hanno dato ragione ai ricorrenti, ad assistere alla sentenza c'era lo stesso Scanderebech, che se n'è andato senza proferire parola. Sullo stesso motivo è caduta la lista Forza Consumatori, i giudici hanno ritenuto illegittimo il suo cambio in corsa di ragione sociale.
A sorpresa
La difesa del centrodestra si è appellata alla presunzione di innocenza e all'inutilizzabilità delle carte penali in un procedimento amministrativo. Tutto rimandato all'udienza del 18 novembre, con la sensazione che l'imminente sentenza della Procura possa costituire una spada di Damocle sospesa sul futuro della coalizione di centrodestra. L'udienza è durata in totale 12 ore, una cavalcata estenuante dove i più disparati argomenti — diritto, politica, cronaca recente — sono stati gettati in un indistinto calderone. Chi vince prende tutto. Luca Procacci, l'avvocato di Roberto Cota ha chiuso così, riferendosi alla situazione del suo cliente, che si è definito «la prima vittima» di eventuali brogli elettorali. Con quella frase, voleva ribadire la legittimità del risultato uscito dalle urne il 29 marzo. Davvero difficile tenere la politica fuori da questa stanzetta angusta. Come se ci potessero davvero essere due verità, una giudiziaria e l'altra di natura politica. «Accogliere questi ricorsi adesso, e non prima delle elezioni — ha detto Procacci — significherebbe violare il diritto di elettorato attivo sancito dall'articolo 48 della Costituzione, determinando nella gente una totale insicurezza nella conservazione del proprio voto, inoltre violerebbe l'articolo 97 della Carta sulla stabilità degli organi elettivi». Il Tar del Piemonte ha scelto di affidarsi al pallottoliere, in attesa che si sciolga il caso Giovine. «Una vittoria e una sconfitta parziale per entrambi i fronti — dice l'avvocato del presidente —. Per noi c'è l'incognita del riconteggio, ma lo spettro delle elezioni si allontana». Cota ha vinto per 9.200 voti, in ballo, per ora ne restano circa 15.000, che rischiano l'annullamento. Comunque vada il riconteggio, ci saranno due verità.
Marco Imarisio
15 luglio 2010

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