La Dia perquisisce le abitazioni di Massimo Ciancimino
di Giuseppe Lo Bianco
Dopo due anni di tira e molla, di attese e di rinvii, i magistrati antimafia di Caltanissetta si sono stancati della consegna a rate dei documenti custoditi da Massimo Ciancimino, il superteste della trattativa ‘’mafia-Stato’’ e hanno spedito la Dia a perquisire le abitazioni del figlio di don Vito a Roma, Palermo, Bologna e Cortina D’Ampezzo e alcuni immobili intestati ai familiari di Ciancimino: la moglie, la madre, la sorella e il fratello. Sono saltati fuori una montagna di documenti che gli investigatori definiscono interessanti e che i magistrati hanno cominciato a valutare in queste ore per capire se possono imprimere all’inchiesta quell’impennata attesa ormai da tempo, soprattutto sul versante dei servizi segreti e sul ruolo che hanno avuto nella strage di via D’Amelio. Da mesi Ciancimino teneva ‘’sulla corda’’ i pm promettendo la consegna di materiale: scritti del padre, foto e altri documenti utili anche ad identificare il signor Carlo-Franco, l’uomo dei servizi ombra del padre nella confusa stagione della trattativa. Ieri l’irruzione della Dia e la sorpresa: dalla casa della sorella di Massimo Ciancimino, Luciana, sono saltati fuori documenti autografi dell'ex sindaco in cui si fa riferimento agli imprenditori mafiosi palermitani Franco Bonura e Nino Buscemi. Nei manoscritti sarebbero contenuti anche i nomi del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Materiale mai consegnato, e che verra’ probabilmente trasmesso anche alla procura di Palermo che indaga sulla trattativa mafia-Stato. Era stato lo stesso Ciancimino, durante il processo al generale dell'Arma Mario Mori, ad aprire il capitolo dell’origine dei capitali della Fininvest raccontando di avere appreso dal padre che alcuni miliardi della società Lurano, intestata ai due imprenditori, Bonura e Buscemi, sarebbero confluiti in aziende del Nord, collegate al gruppo Fininvest. Proprio l’altro ieri Massimo Ciancimino e’ stato interrogato dal giudice federale Elena Catenazzi sui flussi di denaro che il padre, avrebbe fatto transitare attraverso il Paese elvetico e che poi sarebbero stati investiti nello Ior e, secondo quanto raccontato dal testimone, nel complesso edilizio Milano 2 realizzato da Silvio Berlusconi. Una trasferta oltralpe che si e’ tinta di giallo: il testimone sarebbe stato infatti pedinato e fotografato da alcune persone che sono poi state fermate dalla polizia locale. Quello dei flussi finanziari che avrebbero alimentato le società del biscione è un filone di indagini seguito dalla procura di Palermo che e’ stata avvertita ieri mattina, dai pm nisseni, dell’iniziativa giudiziaria nei confronti di Ciancimino. Che, dopo una prima reazione infastidita, si dice "sereno e disponibile a continuare a fornire il mio contributo alle indagini dei magistrati". Ai quali non risparmia, però, una battuta polemica: "Capisco che la giustizia abbia i suoi tempi - ha affermato - e che, a volte, questi non coincidano con i miei che ho anche impegni professionali e familiari". Ma la consegna ‘’ad orologeria’’ ai magistrati di documenti che dovrebbero sostenere le sue accuse va avanti da quasi due anni e i pm di Caltanissetta, firmando i decreti di perquisizione, hanno lanciato al teste un segnale molto preciso: in una materia così delicata com’e’ l’inchiesta su una strage che e’ servita da spartiacque istituzionale tra la prima e la seconda repubblica non puo’ essere il figlio di don Vito a dettare i tempi della sua collaborazione. Tutto il materiale sequestrato, infatti, dopo essere stato esaminato dai pm sara’ probabilmente contestato a Ciancimino che dovra’ spiegare come mai lo teneva ancora nascosto senza consegnarlo ai pm. E a poco o nulla verrebbero le considerazioni filtrate in queste ore secondo cui i documenti sarebbero di scarso valore investigativo. Ogni valutazione, infatti, spetta ovviamente ai magistrati inquirenti. Ma non solo. Le perquisizioni compiute dalla Dia anche presso l’abitazione di una persona collegata a Ciancimino che, sospettano i pm, poteva aver custodito altri documenti importanti, contribuiscono a gettare una luce sinistra sulla genuinita’ della collaborazione del figlio di don Vito, sul quale, secondo alcune indiscrezioni raccolte negli ambienti giudiziari nisseni, i pm avrebbero raccolto anche elementi riguardanti la propria attivita’ lavorativa compiuta con metodi e criteri ai confini della legalita’. Non e’ la prima volta che i pm di Caltanissetta imprimono un’accelerazione proprio su Ciancimino, mettendo nel mirino le sue titubanze a consegnare carte e documenti: accadde nel luglio dell’anno scorso, quando, sempre la Dia, lo blocco’ insieme alla famiglia alla frontiera francese, di ritorno da una vacanza, perquisendo l’auto sulla quale viaggiava. Gli investigatori cercavano il famigerato ‘’papello’’ che il figlio di don Vito aveva promesso di consegnare e che porto’ ai magistrati di Palermo solo la mattina del 16 ottobre successivo.
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