Ieri il giorno dell'attacco di Berlusconi a Fini («Non ha più la fiducia»). Oggi l'attesa è per la replica dello stesso presidente della Camera, che alle 15 rilascerà dichiarazioni sul nuovo quadro politico che si è venuto a determinare con l'espulsione di fatto della sua componente dal Pdl, che ha già deciso che i nuovi gruppi parlamentari autonomi si chiameranno «Azione nazionale».
IL VERTICE CON BOSSI - Intanto, il capo del governo al termine di un consiglio dei ministri in cui, secondo quanto hanno riferito i presenti, non ha mai fatto cenno alla separazione consumatasi solo poche ore prima, ha ricevuto a Palazzo Chigi i vertici della Lega Nord. Il premier è a colloquio con Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Tema del faccia a faccia è quasi sicuramente la situazione politica che si viene a creare a seguito della rottura con Fini e la necessità di trovare nuovi equilibri. Ma mentre il colloquio è in corso, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, uno dei più influenti esponenti della Lega fa sapere che «il governo porterà a termine la legislatura», seppure con maggiori difficoltà: «Nonostante queste tensioni e queste fibrillazioni il governo mantiene una sua maggioranza e la capacità di portare a compimento il suo programma. Certo, sarà una navigazione più a vista».
«IL GOVERNO NON CAMBIA» - Silvio Berlusconi, dunque, ha preferito non dedicare lo spazio del cdm alla situazione politica. Tuttavia, a margine della riunione dell'escutivo, ha voluto rassicurare Andrea Ronchi, ribadendo il concetto già espresso ieri quando, annunciando alla stampa la rottura con Fini, aveva spiegato che sulla permanenza dei finiani al governo avrebbe deciso il governo, ma per quanto lo riguardava personalmente non avrebbe avuto difficoltà a continuare la collaborazione con i «validi ministri» finiani. «Gli amici di Fini al governo lavorano bene - ha detto oggi - , non ho dubbi sulla loro lealtà e non ho ragione di modificare la squadra di governo. Quindi si prosegue così».
«IL PREMIER NON VERRA' IN AULA» - Berlusconi ha assicurato che il governo è solido e che altrettanto solida è la sua maggioranza. Allo stesso modo il capogruppo dei deputati, Fabrizio Cicchitto, ha risposto questa mattina alla Camera alla richiesta del Pd di un intervento in aula del premier per riferire sulla situazione dicendo che «non vi è alcun motivo» che ciò avvenga, perché quello verificatosi è stato semplicemente un «chiarimento» politico interno al partito di maggioranza relativa che non ha ripercussioni sull'esecutivo. Tuttavia i timori di contraccolpi sono forti, perché i gruppi parlamentari fedeli a Fini potrebbero contare su una pattuglia di deputati e di senatori superiore a quanto previsto dall'entourage circle del Cavaliere. Si parla di 34 deputati e di una decina di senatori ma le cifre sono ancora incerte e potrebbero anche cambiare.
IL DITO MEDIO DI BOSSI - «Speriamo che tutti e due usino cervello e cuore» ha detto Umberto Bossi entrando a palazzo Chigi. Il ministro delle Riforme non ha però voluto rispondere ai giornalisti che gli chiedevano se le elezioni anticipate sono vicine. Come già fatto nelle settimane scorse si è limitato a rispondere alzando il dito medio.
Redazione online
30 luglio 2010
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