venerdì 6 agosto 2010

ECCO L’ORO DI AN CHE FA GOLA AI BERLUSCONES




Messo al sicuro da Donato Lamorte dopo la fusione con Forza Italia

di Marco Lillo

Eccolo qui l’oggetto del contendere, il patrimonio che divide gli ex An nelle due fazioni dei lealisti a Berlusconi e dei legalitari Finiani. Dopo la tregua siglata due giorni fa nel Comitato dei Garanti, Il Fatto Quotidiano, accogliendo l’invito di Fini (ben venga un’inchiesta sul patrimonio di An) è andato a verificare nei registri del catasto l’entità delle proprietà immobiliari degli eredi del Msi. Il tesoretto composto dai lasciti dei nostalgici e dalle molte sedi storiche del Movimento Sociale è notevole. Il partito in sé non è ricchissimo. All’associazione politica Alleanza Nazionale al Catasto sono intestati infatti solo cinque immobili. Il circolo di Crema in via Monte Pietà; la sede di via Don Morosini a Latina; un terreno e il circolo di An a Monterotondo e infine l’appartamento migliore della eredità Colleoni. Si trova a Roma, in via Paisiello 40, nel quartiere Parioli. Questo secondo piano di 12 vani catastali più un box di 13 metri quadrati può valere sul mercato due milioni di euro, più del mezzanino abitato dal cognato di Fini a Montecarlo. Nel palazzo dicono che non è abitato da qualche anno e non è in vendita.

LA CONTESSA lo ha donato ad An insieme a quello di Montecarlo (non indicato esplicitamente secondo gli eredi delusi dal lascito ad An) e ad altri due appartamenti in zone meno pregiate. Questi ultimi sono stati entrambi venduti. Il primo, in viale Somalia, è stato ceduto nel novembre del 2002 a Patrizia Tramontano mentre il 4 marzo 2003 è stato alienato il secondo piano di via dei Promontori, a Ostia, alla famiglia Capasso-D’Alessandro. A Roma An è proprietaria di altri due immobili attraverso le sue società: la sede del circolo di via Livorno 1 e la storica sede del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna, dove nel 1973 sbocciò l’amore tra Gianfranco Fini e la prima moglie Daniela.

La società Italimmobili, poi, ha nella sua cassaforte anche le sedi di Brescia (piazzale Corvi) ; Cremona (viale Po); Pisa (Lungarno Galilei); Iesolo (Piazza Marconi); Venezia (Riviera Magellano) e poi ancora Ravenna (via Maggiore 73); Rimini; Jesi (via Mercantini); Ascoli Piceno; Fermo (via Recanati); Foligno (via dell’Annunziata); Fontanella, in provincia di Bergamo; Perugia (via Campo Battaglia 4); Ancona (corso Mazzini 170); Oristano (via De Castro 29; Pontedera (via Cavallotti ); Livorno (scali D’Azeglio ); Ponsacco, in provincia di Pisa; Salerno (via Roma 28); Vibo Valentia; Bari (via Roberto da Bari); Trapani (via Rocco Solina); Catania (Corso Sicilia 11).

Poi c’è la società Isve, sempre amministrata dal fedelissimo di Fini, l’onorevole Donato Lamorte, che detiene un immobile a Venezia, in viale Dandolo 31.

Infine c’è l’Immobiliare Nuova Mancini, sempre amministrata da Lamorte, che è proprietaria della sede di via Ludovico Mancini a Milano 8, a due passi da Porta Vittoria, in pieno centro.

E poi di un’altra decina di immobili sparsi nelle regioni del nord: a Lecco (via 9 febbraio); Treviso (via Luigi Pinelli); Padova (via Anghinoni); Bergamo (via Locatelli); Varese (via Piave 12); Novara (vicolo della Caccia); Monza (via Mosè Bianchi); Alessandria (corso Romita) e Biella, più un appartamento a Cosenza. Nel Catasto non risultano registrate altre proprietà.

Complessivamente gli immobili che sono censiti nella banca dati ufficiale dell’Agenzia del Territorio, consultata dal Fatto, sono meno di una cinquantina e non settanta apparso sui giornali in questi giorni. I Berluscones, però, non dovrebbero temere una svendita di massa: almeno a Roma, nella banca dati della conservatoria non risultano cessioni oltre a quelle sopra elencate dei due appartamentini periferici della Contessa.

UN GIALLO, però, c’è: mancano all’appello le sedi nazionali del partito e del giornale. Il tesoriere Lamorte al Fatto dice: “La sede di via della Scrofa 39 al secondo piano e quella del giornale al civico 43 sono del partito”. Al Catasto però la sede del Secolo d’Italia è intestata a un signore di 65 anni di Isernia che si chiama Vincenzo Guerra. Mentre al secondo piano, a meno di errori di consultazione da parte nostra che sono sempre possibili nella selva dele carte del catasto, ci sono tre soli appartamenti censiti: due sono intestati a società salernitane e il terzo è intestato al solito Guerra. “Devo vedere le carte”, commenta sorpreso Lamorte, “io questo Guerra non so chi sia. Sarà un problema del catasto”.

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