domenica 29 agosto 2010

Il senso del futuro


Come vi avevamo detto, come non era difficile prevedere, è il premier che non vuole andare al voto. I più attenti lo avranno notato. La pantomima dell'uomo con le mani sui fianchi - e allora subito alle urne! Cosa c'è? La sinistra ha paura? - è durata un quarto d'ora. Il tempo di fare due conti, di leggere gli adorati sondaggi che vedono volare la Lega (anche al Sud? Sì, ora anche al Sud: si vede che chi muove le fila delle convenienze politiche, a Mezzogiorno, ha cambiato cavallo) nonostante la crescente difficoltà per ditomedio Bossi a tenere a freno un elettorato a cui da anni promette il federalismo gridando «Roma ladrona»: il federalismo non è mai arrivato e «Roma ladrona» è il brodo di coltura dei nuovi affari leghisti - le banche, le tv, i sottopancia nei ministeri, le cricche che un tempo la Padania denunciava alla quali oggi tocca reggere il sacco. I più attenti, dicevamo. Perchè la stragrande maggioranza degli italiani, sventato per un pelo Bruno Vespa a Sanremo in piena crisi politica, hanno comunque di che abbeverarsi dai tg del prode Minzolini, dagli svaghi offerti dal Biscione, dalla propaganda di regime. Per i più dotti, quelli che vogliono e possono permettersi un quotidiano, ecco pronto Il Giornale che ogni giorno rende edotti delle vicissitudini della famiglia Tulliani. Interessante, certo. Ma diciamo che in Italia accade anche qualcos'altro. (E a proposito de Il Giornale: vi avevamo raccontato giorni fa come sui voli Alitalia - ricordate la propaganda sulla compagnia di bandiera, orgoglio del Paese - sui voli nazionali sia distribuito solo quello. Scelta aziendale. Lo abbiamo sperimentato di persona: proteste dei passeggeri, hostess imbarazzate, comandante del volo costretto a intervenire. Scelta aziendale, ha ribadito al microfono declinando la colpa. L'Italia è diventata anche questo).

Solo per restare all'oggi: mi piacerebbe parlare del caso Fiat e della storia dei tre operai divenuti simbolo dello scontro fra presunta modernità e diritti. Delle donne che negli ospedali continuano a morire di parto. Della gente dell'Aquila dimenticata, che ora che i riflettori si sono spenti sul teatrino allestito ad uso di scena può finalmente gridare in pace quello che prova: disgusto. Del ministro Alfano che continua a confondere il suo ruolo con quello di legale di fiducia del premier, momenti duri per Ghedini. Della cricca di cui nessuno parla più mentre gli imputati trascorrono l'estate a bordo piscina. Di tutto questo vi raccontiamo ogni giorno. Non smetteremo un minuto di farlo. Oggi però lasciatemi dire due parole sul senso di sollievo che si prova quando si sente di essere in tanti. Giovanni Maria Bellu vi spiega nelle pagine interne che cosa sia accaduto dal momento in cui abbiamo pubblicato il nostro appello per restituire agli elettori il potere di scelta degli eletti, abbiamo chiesto una cosa semplice e fattibile: hanno risposto a migliaia. Ecco. Io non so dire se voteremo né quando. Non so naturalmente neanche dire chi vincerà, eventualmente. Però so con certezza che milioni di persone sono lì, in attesa di qualcuno che dia loro voce e che si faccia carico delle loro attese, delle paure e delle speranze. Voltar loro le spalle sarebbe l'unico modo certo per perdere. Non solo le elezioni, parlo del senso del futuro. Non sarà facile, troveremo cento e mille resistenze. Noi siamo qui. Se saremo tanti, tantissimi, ce la faremo.

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