Come vi avevamo detto, come non era difficile prevedere, è il premier che non vuole andare al voto. I più attenti lo avranno notato. La pantomima dell'uomo con le mani sui fianchi - e allora subito alle urne! Cosa c'è? La sinistra ha paura? - è durata un quarto d'ora. Il tempo di fare due conti, di leggere gli adorati sondaggi che vedono volare
Solo per restare all'oggi: mi piacerebbe parlare del caso Fiat e della storia dei tre operai divenuti simbolo dello scontro fra presunta modernità e diritti. Delle donne che negli ospedali continuano a morire di parto. Della gente dell'Aquila dimenticata, che ora che i riflettori si sono spenti sul teatrino allestito ad uso di scena può finalmente gridare in pace quello che prova: disgusto. Del ministro Alfano che continua a confondere il suo ruolo con quello di legale di fiducia del premier, momenti duri per Ghedini. Della cricca di cui nessuno parla più mentre gli imputati trascorrono l'estate a bordo piscina. Di tutto questo vi raccontiamo ogni giorno. Non smetteremo un minuto di farlo. Oggi però lasciatemi dire due parole sul senso di sollievo che si prova quando si sente di essere in tanti. Giovanni Maria Bellu vi spiega nelle pagine interne che cosa sia accaduto dal momento in cui abbiamo pubblicato il nostro appello per restituire agli elettori il potere di scelta degli eletti, abbiamo chiesto una cosa semplice e fattibile: hanno risposto a migliaia. Ecco. Io non so dire se voteremo né quando. Non so naturalmente neanche dire chi vincerà, eventualmente. Però so con certezza che milioni di persone sono lì, in attesa di qualcuno che dia loro voce e che si faccia carico delle loro attese, delle paure e delle speranze. Voltar loro le spalle sarebbe l'unico modo certo per perdere. Non solo le elezioni, parlo del senso del futuro. Non sarà facile, troveremo cento e mille resistenze. Noi siamo qui. Se saremo tanti, tantissimi, ce la faremo.
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