

di VITO MANCUSO
Da quando ho letto l'articolo di Massimo Giannini giovedì scorso 19 agosto non ho potuto smettere di pensarci. Ho provato a fare altro e a concentrarmi sul mio lavoro, ma dato che in questi giorni esso consiste proprio nella stesura del nuovo libro che a breve dovrei consegnare alla Mondadori, mi è sempre risultato impossibile distogliere dalla mente i pensieri abbastanza cupi che vi si affacciavano. La domanda era sempre quella: come posso adesso, se quello che scrive Giannini corrisponde al vero, continuare a pubblicare con
Io sono legato da tempo alla Mondadori, era il 1997 quando vi entrai come consulente editoriale della saggistica fondandovi una collana di religione e spiritualità, poi nel 2002 ebbi l'onore di diventarne autore quando il comitato editoriale accettò il mio saggio sull'handicap come problema teologico, onore ripetuto nel 2005 e nel 2009 con altri due libri.
Conosco bene i cinque piani di palazzo Niemeyer a Segrate, gli uffici open-space, i corridoi interminabili dove si incontra chiunque (scrittori, politici, cantanti, calciatori, scienziati, matematici, preti, comici...), la mensa dove per parlare con il vicino spesso bisogna gridare, il ristorantino vip, lo spaccio dove si comprano i libri a metà prezzo, le redazioni dei settimanali e dei femminili, l'auditorium dove presentavo ai venditori i libri in uscita e di recente il libro che sto scrivendo. So dove si trovano le macchinette del caffè, luogo di ritrovi e di battute, e di gara con gli amici a chi mette per primo la monetina. Ecco, gli amici. Impossibile per me parlare della Mondadori e non rivedere i loro volti e non provare ancora una volta ammirazione e stima per la loro professionalità. Perché questo anzitutto
Per questo il mio dubbio, dopo l'articolo di Giannini, è pesante. Leggendo ho appreso che non si tratta più di accettare una proprietà che può piacere oppure no ma che non ha nulla a che fare con le scelte editoriali, cioè con l'azienda nella sua essenza. Stavolta è
Eccomi quindi qui con la coscienza in tempesta: da un lato il poter far parte di un programma editoriale di prima qualità venendo anche ben retribuito, dall'altro il non voler avere nulla a che fare con chi speculerebbe sugli appoggi politici di cui gode. Da un lato un debito di riconoscenza per l'editrice che ha avuto fiducia in me quando ero sconosciuto, dall'altro il dovere civico di contrastare un'inedita legge ad aziendam che si sommerebbe alle 36 leggi ad personam già confezionate per l'attuale primo ministro (riprendo il numero delle leggi dall'articolo di Giannini e mi scuso per il latino ipermaccheronico "ad aziendam", ma ho preso atto che oggi si dice così). A tutto questo si aggiunge lo stupore per il fatto che il Corriere della Sera, gruppo Rizzoli principale concorrente Mondadori, finora abbia dedicato una notizia di poche righe alla questione: come mai?
Nella mia incertezza ho deciso di scrivere questo articolo. Spero infatti che a seguito di esso qualcuno tra i dirigenti della Mondadori possa spiegare pubblicamente cosa c'è che non va nell'articolo di Giannini, perché e in che cosa esagera e non corrisponde a verità. Io sarei il primo a gioirne. Spero inoltre che anche altri autori Mondadori che scrivono su questo giornale possano dire come la pensano e cosa rispondono alla loro coscienza. Sto parlando di firme come Corrado Augias, Pietro Citati, Federico Rampini, Roberto Saviano, Nadia Fusini, Piergiorgio Odifreddi, Michela Marzano... Se poi allarghiamo il tiro alle editrici controllate interamente dalla Mondadori (il che, in questo caso, mi pare oggettivamente doveroso) arriviamo all'Einaudi e a nomi come Eugenio Scalfari, Gustavo Zagrebelsky, Adriano Prosperi... Sono tutte personalità di grande spessore e per questo sarei loro riconoscente se contribuissero a risolvere qualcuno dei dubbi sollevati da questa inedita legge ad aziendam nella coscienza di un autore del Gruppo Mondadori.
(21 agosto 2010)

2 commenti:
IL COGNOME "MANCUSO" DENUNCIA LA SUA ORIGINE SICILIANA, PUR ESSENDO NATO A CARATE BRIANZA (9 DICEMBRE 1962). ORDINATO SACERDOTE A 23 ANNI DAL CARDINALE MARTINI, L'ANNO SUCCESSIVO OTTIENE LA DISPENSA DAL SACERDOZIO PER DEDICARSI AGLI STUDI DI TEOLOGIA. È docente di Teologia presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. RICEVUTA LA DISPENSA PAPALE SI E' SPOSATO E HA DUE FIGLI. CIO' CHE NON MI PERSUADE NEL SUO ARTICOLO E' LA CIRCOSTANZA CHE SEMBRA IGNORARE CHE IL CORRIERE DELLA SERA E' PESANTEMENTE CONDIZIONATO DA B., CHE HA UN IMPORTANTE PARTECIPAZIONE NELLA PROPRIETA' DEL QUOTIDIANO MILANESE, CIOE' DEL GRUPPO RCS QUOTIDIANI, IN CUI C'E' UN 14.209% DI AZIONARIATO DI MEDIOBANCA SPA. RICORDO DI AVER LETTO QUALCOSA DI SIMILE, NON POSSO RICOSTRUIRE MEGLIO.
INSOMMA, VITO MANCUSO NON MI CONVINCE, SPECIE QUANDO PARLA DI " da un lato il poter far parte di un programma editoriale di prima qualità venendo anche ben retribuito, dall'altro il non voler avere nulla a che fare con chi speculerebbe sugli appoggi politici di cui gode." CHE TEOLOGO E', COME E' POSSIBILE DUBITARE E CERCARE CAVILLI E SOFISMI, CHIAMARE IN CAUSA ALTRI AUTORI SICURAMENTE DI SINISTRA. IL FATTO E' CHE SE LASCIA LA MONDADORI DEVE DIRE ADDIO ANCHE ALLA DOCENZA DELL'UNIVERSITA' SAN RAFFAELE DI MILANO, E' NOTORIO DON VERZE' DI CHI E' AMICO.
ASPETTIAMO EVENTUALI REPLICHE DEGLI AUTORI CHIAMATI IN CAUSA.
NON CREDO VE NE SARANNO, QUESTO ARTICOLO MI SEMBRA UNA 'POLPETTA AVVELENATA'.
Robe da matti, un problema con la propria coscienza lo si risolve chiamando in causa le coscienze altrui? Spera pure che Feltri lo delucidi, dando così sollievo alle sue pene, smentendo l'articolo di Giannini? Non lo sapeva che la Mondadori è di Berlusconi e come l'ha ottenuta? Senza parlare de "il giornale" di Feltri.
I filosofi teologi sono subdoli, e lui conferma la regola!
Hai detto bene, questo scritto è una polpetta avvelenata.
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