martedì 14 settembre 2010

Casini e l'esodo dei siciliani "Così mi libererò di un peso"


EMANUELE LAURIA

"Se ne vanno? Mi libero di un peso". Lo sfogo di Pierferdinando Casini, in serata, culmina in una frase sofferta, che pone in secondo piano il disappunto per la perdita di un cospicuo serbatoio di voti e privilegia infine la questione d'immagine: via i Cuffaro, i Drago, i Mannino. Via il partito siciliano che maggiori guai ha avuto con la giustizia. Mafia o "semplice" peculato, condanne o clamorose assoluzioni dopo processi lunghi 16 anni come quello di Calogero Mannino.

"Tremavo all'idea di dovere ricandidare alcuni impresentabili", confida agli uomini più vicini il leader dell'Udc. Fine di una parabola: quella di Pier e della robusta stampella isolana. Casini liquida così la fronda ormai venuta allo scoperto. In uscita almeno cinque deputati e un senatore, tutti convinti che sia sbagliato chiedere le dimissioni di Berlusconi. Dietro c'è quasi per intero il potente gruppo all'Assemblea siciliana. Ma l'area del dissenso supera lo Stretto: uno dei "ribelli", alla Camera, è il campano Michele Pisacane.

Lo stato maggiore dell'Udc minimizza, anche perché per ridurre il danno sono stati contattati due parlamentari, uno dei quali è Ricardo Merlo, eletto all'estero. L'acquisizione si dà per fatta. Il capogruppo al Senato Giampiero D'Alia, messinese ma fedelissimo di Casini, sottolinea che "la stragrande maggioranza degli elettori siciliani non la pensa come Cuffaro e Mannino". E rilancia, in modo neanche tanto velato, la questione giudiziaria: "I nostri elettori sono stati felici della presenza di Piero Grasso alla festa di Chianciano - dice D'Alia - perché distinguono il garantismo dall'impunità e vogliono restare al centro senza vendersi a Berlusconi e Alfano per un piatto di lenticchie". Accuse durissime: Grasso, per inciso, è stato procuratore a Palermo durante il processo all'ex governatore Cuffaro. E il finiano Fabio Granata affonda il coltello. Parlando di "fastidio" di alcuni esponenti dell'Udc siciliana per le parole del procuratore Grasso.

Cuffaro si chiama fuori: "Non prendo posizione. Oggi mi dedico solo alla mia vicenda giudiziaria". Ma Saverio Romano, segretario siciliano dell'Udc e leader della fronda, proprio non ci sta: "Si sta strumentalizzando la presenza a Chianciano di Grasso: nessuno di noi ha provato fastidio. Casini - dice - ha perso la testa. Abbiamo solo espresso una posizione di dissenso che dovrebbe essere legittima all'interno di un partito. Ora ci vogliono buttare fuori". Romano assicura che i "dissidenti" siciliani non passeranno nel gruppo di transizione a sostegno di Berlusconi: "Io Nucara neanche lo conosco". Ma a fine mese ci sarà il discorso del premier in aula, un probabile appello ai deputati "responsabili", quindi la richiesta di un voto per andare avanti. E Romano non chiude la porta: "Ascoltiamo il presidente del Consiglio. Abbiamo il dovere di farlo".

(14 settembre 2010)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

GIRA UN BEL PO' DI IPOCRISIA IN CASA U.D.C., NON TROVATE?