

L'Italia, nel terzo trimestre di quest'anno, registrerà un calo del prodotto interno lordo dello 0,3% su base trimestrale annualizzata: lo scrive l'Ocse nell'Interim Assessment diffuso poco fa.
L'Italia è l'unico Paese del G7 ad aver registrato un Pil in retrocessione per il periodo luglio-settembre 2010.
Un disastro insomma. Ma prima di chiudere, ecco una ‘buona’ ma improbabile notizia: nel quarto trimestre l'Ocse vede per l'Italia, sempre su base trimestrale annualizzata, un ritorno alla crescita dello 0,1%. Magari!
Forse Tremonti tirerà un respiro di sollievo per questo aumento minimo del Pil dello 0,1% ma il resto della popolazione si sta già facendo il segno della croce. L’Italia si trova in una situazione di stallo, anzi è in piena recessione, da oltre tre anni. La crisi, dopo essere stata occultata dal Governo e da alcuni media pilotati da palazzo Grazioli, ora è stata accertata anche dal presidente del Consiglio, che finora ne ha negato l’esistenza. L’Italia, fanalino di coda dell’Europa, sarà esclusa dal G7, dal G8 e, se continuiamo così, rientrerà nel G20 dalla porta di servizio. L’economia è allo sbando. Il debito pubblico continua a salire, il Pil è in contrazione inesorabile, così come i consumi, e il potere d’acquisto dei salari è sotto la suola delle scarpe, ma nessuno ne parla. Inoltre, ogni lavoratore versa contributi per altri cinque individui che non lavorano (tra pensionati, disoccupati, studenti e lavoro nero). La disoccupazione è del 10% ma in realtà, analizzando i criteri secondo cui è calcolata, equivale al 15%. Le uniche industrie che continuano a macinare utili sono quelle di proprietà della famiglia Berlusconi (chissà perché), quelle intubate dallo Stato (e dunque dai cittadini) e quella della criminalità organizzata che può sfruttare il lavoro di coloro che per sopravvivere sono disposti a fare il grande salto dall’onestà all’illegalità. Il centrodestra ha fallito.
Gli italiani, secondo i sondaggi (su cui non faccio mai affidamento), sarebbero stati disposti a chiudere un occhio sui comportamenti discutibili del proprio leader ma in cambio si sarebbero aspettati almeno il risanamento dei conti, la tutela dell’occupazione, nuove strategie di sviluppo, l’apertura di nuovi mercati, la riduzione delle tasse, l’ingresso di investimenti e capitali esteri che, invece, se la sono data a gambe levate. Le risposte del governo sono andate esattamente nella direzione opposta: il debito pubblico è lievitato a livelli di craxiana memoria, molte imprese sono state costrette a chiudere e a licenziare migliaia di dipendenti, i lavoratori precari sono aumentati vertiginosamente e diverse multinazionali (Glaxo, Alcoa, Fiat, Yamaha, Motorola e Nokia) hanno optato per la delocalizzazione del made in Italy in Romania, Cina e Polonia. La già fragile stabilità economica del Paese sarà esposta a nuove e pericolose scosse con le possibili elezioni politiche. Elezioni che rappresentano l’estremo tentativo di salvare l’Italia dal crack economico e sociale che appare ogni giorno più vicino a causa della mancanza di una politica industriale da parte del governo e di un ministero essenziale come quello dello Sviluppo Economico, vacante ormai da 128 giorni.
Certo, presentarsi alle elezioni senza un leader, senza una coalizione e un programma politico chiaro sarebbe come riconsegnare il Paese alla stessa maggioranza, sarebbe dunque un suicidio politico.
L’Italia dei Valori sta lavorando per costruire un’alternativa seria, per rimettere in moto l’economia e liberare il Paese da un governo che lo ha messo in ginocchio.
Vogliamo che a questo progetto contribuisca solo chi ha fatto opposizione in questi anni, e non chi cavalca strumentalmente l’attuale rottura all’interno della maggioranza perché scorge il cadavere del proprio sodale passare sotto il ponte.

Nessun commento:
Posta un commento