venerdì 17 settembre 2010

Il presidente scrive per chiedere un intervento sul “turpiloquio” di Crozza a Ballarò


di Carlo Tecce

C’è ressa in Rai per vincere il concorso “miglior censore dell’anno”. Mauro Masi ha provato a staccare i concorrenti con il decalogo per controllare le trasmissioni. E Paolo Garimberti scrive proprio al direttore generale per segnalare il “turpiloquio” di Maurizio Crozza nella copertina di Ballarò di martedì scorso.

Il presidente interviene – senza intenzioni di censura, dicono i suoi collaboratori – perché le parolacce di Crozza possono svilire l’immagine del servizio pubblico.

Il comico genovese ha riempito la sua finestra d’introduzione con parodie e risate sulla politica. Non ha risparmiato Umberto Bossi: “Ne ha fatte di tutti i colori: ha mostrato il dito medio per dire che voleva le elezioni e ha fatto una pernacchia di dissenso a Fini (pausa). Se rutta, come dobbiamo interpretarlo? No ad un governo tecnico?”.

HA SPIEGATO la fissazione di Massimo D’Alema per il sistema elettorale tedesco: “In questa estate di grande bordello, finalmente parla. Vai D’Alema, falli neri. Per dire cosa? Voglio il proporzionale alla tedesca... Che cazzo vuoi? Ma cos’è il proporzionale alla tedesca? Un trauma infantile? A sedici anni si è trombato una tedesca al mare e cerca una scusa per ricontattarla?”.

Il canovaccio di Ballarò è identico da anni: con gli eccessi e la vivacità della satira, Crozza fa la smorfia a una settimana politica, a un fatto di cronaca e stuzzica opinionisti e ospiti: a volte qualcuno s’offende e sta zitto, a volte qualcuno s’infuria.

La critica di Garimberti è durata più di un momento di sfogo, più dell’appunto in Consiglio di amministrazione: anzi, passato un giorno, ieri ha scritto una lettera a Masi. Il presidente non ha poteri editoriali, nemmeno il direttore generale, però Masi può girare la lettera al direttore di Raitre, Paolo Ruffini.

Masi può fare quel che Garimberti gli ha impedito: ridurre l’autonomia di autori, conduttori e responsabili di rete. Strano. Perché Garimberti medesimo giovedì ha precisato: Masi voleva più poteri editoriali, io l’ho bloccato. E in ventiquattr’ore l’ha sbloccato. Ora il direttore generale può sotterrare la pratica Crozza nella burocrazia – comunicazione a Ruffini, e basta – oppure può insistere sul tema nel Cda di mercoledì prossimo e proporre ai voti una sospensione.

POCHE ore prima dell’audizione in commissione di Vigilanza, convocata da Sergio Zavoli e decisa dall’ufficio di presidenza.

Il senatore Vincenzo Vita (Pd) prepara le domande: “Il dg non può fare finta di aver cestinato la circolare del 24 agosto, non può ripetere che il servizio pubblico ha bisogno di regole restrittive, di pubblici finti, di schede, sinossi e minacce di sospensione. Poi affronteremo la questione Tg1: editoriali a parte, il direttore Augusto Minzolini sta assistendo immobile alla crisi di ascolti che egli stesso ha provocato. Quali rischi economici per l’azienda?”. E poi Vita, assieme a Beppe Giulietti di Articolo 21, ha avvisato la Rai sul rischio di sanzioni dalla Corte dei Conti: “Sono sbagliate le interferenze nella vita della Rai da chiunque provengano, partiti o altri poteri che siano, e non gioiamo certo per il trasferimento delle vicende dell’azienda del servizio pubblico nei tribunali. Siamo però tra i primissimi – assistiti dall’avvocato Domenico d’Amati – ad aver chiesto alla Corte dei Conti di accendere i riflettori su quanto accade alla Rai. E se ha deciso di attivarsi ci devono essere ragioni gravi e profonde. Come si può pensare che la Corte dei Conti possa far finta di non vedere le tante rimozioni senza ragioni professionali, le cause perse, i doppi e i tripli incarichi, i tanti precari inutilizzati? Come se non bastasse stanno perfino pensando di rimuovere il direttore di Rainews e quello di Raidue condannandosi a nuove pesanti sconfitte in Tribunale. Era inevitabile – concludono Vita e Giulietti – che la Corte dei Conti volesse verificare l’uso del denaro pubblico di un’azienda che agisce sempre più solo per ragioni politiche, di corrente, faziose e magari persino di loggia”.

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