lunedì 6 settembre 2010

"Prepariamoci in fretta alle urne Destra spaccata, il Pd può batterla"


di GIOVANNA CASADIO

"Da oggi il governo Berlusconi è in agonia, è un governicchio che dovrà conquistarsi faticosamente provvedimento per provvedimento, emendamento per emendamento, una maggioranza". Dario Franceschini ritiene perciò che il suo partito, il Pd, e il centrosinistra tutto, debbano prepararsi, "e in fretta", allo showdown del berlusconismo.

Fini ha chiesto a Berlusconi un nuovo patto di legislatura. Il Pd al contrario si aspettava da Fini una spallata al governo, onorevole Franceschini?
"Quella di Fini è una svolta. Certo sarebbe troppo facile dire: ma dov'era Fini in questi quindici anni e in questi due anni di governo? C'è stato bisogno che toccasse direttamente la violenza del sistema di potere e il controllo della comunicazione di Berlusconi per capire fino in fondo cos'è il berlusconismo. Al di là di questa premessa, è la fine del berlusconismo in Italia. Il leader di "Futuro e libertà" ha adoperato parole ovvie e rassicuranti, di sostegno al governo e di impegno nel centrodestra: il suo popolo è di destra".

Quindi il discorso di Fini non segna la fine del centrodestra?
"No, è la fine del modello berlusconiano di centrodestra che per sua natura non può accettare la dialettica, il confronto, la democrazia interna senza esplodere. L'anomalia del berlusconismo rispetto a tutti i partiti della destra europea sta in questo: le destre europee normali hanno una dialettica interna, hanno la contendibilità della leadership. Queste due cose non possono convivere con Berlusconi che ha costruito tutto su una visione proprietaria. Che Fini ha smontato".

Però si aspettava di più da Fini?
"Non mi aspettavo che questo. L'operazione di Fini - lo dico anche per chi si è illuso nel centrosinistra - è nel campo della destra e lui resta un nostro avversario. Ma ha in mente una destra normale ed europea, con cui si può discutere e a cui contendere le leadership. Giudico insanabile la frattura con Berlusconi che non potrà mai accettare lo schema offertogli da Fini a meno di non arrendersi".

Non prevede retromarce?
"Fini ha fatto riferimento alla magistratura, al ruolo del capo dello Stato, alla Costituzione, alle regole. Ha preso le distanze da Berlusconi in modo sostanziale, anche sulle politiche di governo, su scuola, federalismo, sicurezza e politica estera, da Gheddafi alle quote latte. Se questo è l'antipasto è chiaro che appena riaprono le Camere per il governo Berlusconi sarà un altro mondo".

Ha anche parlato degli "anni che ci separano dal momento che si andrà a votare".
"Questa cosa può averla detta non solo per rassicurare il suo elettorato, ma anche convintamente. Quando i nodi però sono di questo tipo, vengono al pettine. Il Pd e il centrosinistra devono essere pronti: prepariamoci, e in fretta. Non possiamo immaginare di affrontare le sfide dei prossimi mesi di questa legislatura, confidando solo sulle fratture del centrodestra. Ho poi intravisto una perfidia nell'affermazione di Fini, che è pronto a sostenere il lodo Alfano o una norma che protegga le alte cariche dello Stato, perché ha capito quello che abbiamo capito noi e cioè che da qualche settimana a Berlusconi interessa sempre meno una norma di "copertura" per il presidente del Consiglio e sempre più un provvedimento che, agendo magari sulla prescrizione, gli faccia scudo anche quando non sarà più premier. Né gli importa se così devasta la giustizia".

Un'alleanza ampia, di salute pubblica, la offrirete a Fini o no?
"Di fronte a un'emergenza democratica, a una forzatura costituzionale di Berlusconi, si fa appello a tutti quelli che vogliono fermare quel colpo di mano. A emergenza si risponde con emergenza. Punto. Dobbiamo essere una credibile alternativa e costruire un campo che dica con chiarezza quali sono le nostre priorità rispetto alla destra e le nostre battaglie di autunno: la scuola pubblica e il welfare universale, ovvero la protezione per tutti quelli che perdono il lavoro anche precari e autonomi. Faccio un appello: basta con le rottamazioni, con le autocandidature, con i rancori del passato. Non regaliamo a una destra spaccata la nostra litigiosità".

(06 settembre 2010)

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