lunedì 6 settembre 2010

Stasera il vertice Berlusconi-Bossi Bonaiuti: "Avanti sui cinque punti"


Andiamo avanti, non cambia nulla. Nel day-after dell'intervento di Gianfranco Fini a Mirabello la maggioranza prova a guardare al futuro. Bossi dice di non vedere grandi novità: «Ha dato ragione alla sinistra», ma poi ammette che «la situazione ora è difficile». Il Senatùr fiuta aria di crisi: «Così non durerà. E' come se il presidente della Camera avesse detto: "non voglio accordi con il Carroccio, anzì ce l’ho con il Nord"».

La palla passa a Berlusconi. Perché, se è vero che Fini ha detto che «il Pdl non c'è più», il presidente della Camera ha anche offerto al premier un «nuovo patto di legislatura» per arrivare fino al 2013. Per uscire dall'impasse questa sera il Cavaliere riceverà Bossi e Maroni in un vertice dagli esiti difficilmente prevedibili. Berlusconi per ora tace mentre di prima mattina tocca a Bonaiuti dettare la linea ai fedelissimi. Il discorso di Fini non rappresenta un «fatto traumatico» e il governo andrà avanti portando all’esame del Parlamento i «cinque punti», spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglioin una videochat sul sito web del Tg1.

Dunque, per Bonaiuti non ha senso chiedersi se le elezioni sono più vicine: «Non do mai questi giudizi, significa che ci vestiamo da mago Zurlì... Stiamo al giorno per giorno. Dipende da come andrà il confronto in Parlamento, andiamo a vedere, ci sono questi cinque punti che sono la continuazione di un programma che abbiamo cominciato a realizzare ed è quello su cui tutti i deputati del Pdl, della Lega, sono stati eletti». Sulla stessa linea anche La Russa: la maggioranza è «precaria», ma il discorso di Gianfranco Fini a Mirabello «non cambia nulla» e il centrodestra non può che «andare avanti». Ma nonostante le dichiarazioni di rito, Berlusconi non si fa troppe illusioni sull’esito dello scontro con Fini.

Sostanzialmente il premier continua a pensare che molto difficilmente si potrà concludere la legislatura. L’ipotesi che si possa stringere un patto che permetta di arrivare al 2013, così come proposto da Fini, si scontra con il sospetto che l’ex leader di An lo voglia solo logorare. Certo, il premier intende esperire tutti i tentativi. Andrà in Parlamento a cercare i voti sui 5 punti programmatici. Ma il sospetto di Berlusconi è che l’ex-alleato trasformi i passaggi parlamentari in una palude. Insomma, come pronostica il "falco" Mario Valducci, «con queste premesse» sarà difficile trovare un’intesa di legislatura. Berlusconi la pensa alla stessa maniera: «Piuttosto che farmi logorare, preferisco il rischio delle urne».

Per la Lega resta il fatto che il programma di governo deve essere esattamente quello che prevede il «federalismo». Un punto di non ritorno che i leghisti sintetizzano con questo concetto: o è così o si va al voto. «È rinata An e a questo punto - avverte il ministro dell’Interno Roberto Maroni - si dovrà valutare se andare avanti, Alleanza Nazionale assicura più gli interessi del Sud che della padania e vuole un nuovo patto di maggioranza, ma se cade questa maggioranza - prosegue - si va dritti alle elezioni e il ministero dell’Interno è pronto a organizzarle in pochi giorni». Il Senatùr attacca a testa bassa Fini spiegando: «Berlusconi doveva darmi retta, se si andava subito alle elezioni non ci sarebbero stati nè Fini, nè Casini nè la sinistra. Ora la strada è molto stretta e se il premier deve andare tutti i giorni dal presidente della Camera e dal leader dell’Udc a chiedere i voti allora è dura, la strada diventa molto stretta». I finiani intanto esultano. A Mirabello è successo qualcosa «di più» della nascita di un nuovo partito, «si è rimessa in moto la politica», dice Fabio Granata. «Con Fini, abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo: adesso inizia il difficile, e il bello, di questa impresa».

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