sabato 30 ottobre 2010

Marcegaglia, affondo su Berlusconi "Ritrovare il senso delle istituzioni"


Duro richiamo del quotidiano dei Vescovi italiani “Avvenire” al premier Silvio Berlusconi che ieri ha pubblicamente rivendicato la libertà e difeso con orgoglio il proprio stile di vita e il suo rapporto con le donne, sottolineando di non essere intenzionato a cambiare alcunchè. «Noi siamo convinti -scrive il giornale della Cei in un editoriale siglato dal direttore Mario Tarquinio dedicato al caso Ruby- che l’Italia e gli italiani si aspettino da chi siede al vertice delle Istituzioni dello Stato la dimostrazione di sentirsi gravato oltre che di un indubbio e legittimo potere, di doveri stringenti. Sobrietà personale e decoroso rispetto di ciò che si rappresenta sono quelli minimi. E riguardano tanto il linguaggio quanto lo stile di vita».

Ma il monito più duro arriva da Emma Marcegaglia: «Il Paese è in preda alla paralisi, l’azione del Governo non c’è in un momento molto difficile per l’economia», dice. Marcegaglia, che commenta gli ultimi scandali chiedendo alla politica di «ritrovare il senso della dignità delle istituzioni», chiede anche di riprendere «l’agenda delle riforme vere per ridare crescita e occupazione al Paese». Secondo Marcegaglia, tuttavia, «Confindustria non dice che la responsabilità è del presidente del Consiglio. Bisogna - chiarisce - che la politica nel suo complesso reagisca».

L’affondo di Avvenire segue a ruota quello di Famiglia Cristiana che in un commento pubblicato online sull’ «ultima bufera» sul premier e «la sua corte di ragazze» non ha usato giri di parole. Nelle «ondate di reazioni», secondo il settimanale dei Paolini, «ne manca una che faticheremmo a definire, qualcosa che sta fra la tristezza civile e la pietà umana». «Non assistiamo soltanto a una tegola sulla testa del Berlusconi politico, primo ministro in carica e aspirante al Quirinale», afferma, «nè stavolta si può parlare di complotto giudiziario, o tanto meno poliziesco»: per Famiglia Cristiana, le testimonianze esistenti, «alcune opinabili ma altre, ahimè, documentate», creano «un duplice ordine di problemi».

Il primo è «politico» e riguarda «la credibilità, meglio ancora la dignità, dell’uomo che governa il Paese; i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l’estero; l’esempio che dall’alto viene trasmesso ai normali cittadini». I quali, incalza il settimanale, «non si sognano nè trasgressioni nè festini, ma da oggi dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul ’bunga bungà». L’altro problema, per Famiglia Cristiana, è quello personale del premier: «È la condizione che già la moglie, Veronica Lario, aveva pubblicamente segnalato. Uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perchè consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità di denaro». «Incredibile che un uomo di simile livello e responsabilità non disponga del necessario autocontrollo - afferma il diffuso settimanale cattolico -. E che il suo entourage stia a guardare».

Non è certo la prima volta che Famiglia Cristiana prende di mira i comportamenti del premier. Nell’agosto scorso aveva parlato in modo tranciante degli «uomini che hanno scelto la politica per sistemare se stessi e le proprie pendenze» e stigmatizzato come «vero disfattista» chi «è allergico al rispetto di regole e istituzioni», prendendosela poi con «la politica degli stracci» e l’uso dei dossier per «polverizzare gli avversari». Tanto che in piena vicenda Fini aveva descritto come regola del «berlusconismo» quella per cui «chi dissente va distrutto». Recentemente se l’era presa con la barzelletta con bestemmia, definendola «un’offesa a tutti i cattolici».

Anche nel caso di oggi non mancano le reazioni del Pdl. Il portavoce Daniele Capezzone parla di «insulto», «violenza verbale» e «criminalizzazione morale» e rileva che «in un momento in cui già tanti gettano benzina sul fuoco, anche Famiglia cristiana intende partecipare all’aggressione selvaggia in corso contro Silvio Berlusconi come politico e come persona». Per il coordinatore del partito Sandro Bondi si sono superati «i limiti della correttezza professionale e della rispettosa prudenza propria dei cattolici, che impone di non trarre conclusioni abnormi e volgarmente offensive come quelle ricavate dal settimanale paolino, sulla base di notizie già smentite e ritenute infondate». Antonio Di Pietro, invece, rincara ulteriormente la dose: «Non possiamo continuare ad affidare il Paese ad un personaggio degno solo di stare in un’osteria e non a palazzo Chigi». Il leader Idv annuncia quindi una richiesta di chiarimenti al governo sul fatto se il premier «abbia veramente abusato della sua posizione governativa, telefonando alla Questura e se abbia dichiarato il falso in favore della ragazza». In base alla risposta, aggiunge «decideremo se presentare una mozione di sfiducia».

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