di Fabio Chiusi
L'opposizione chiede la testa di Berlusconi, Famiglia Cristiana gli dà del matto. La stampa estera è sconsolata. L'unica voce che manca sulla vicenda della minorenne e il Presidente è quella di Futuro e Libertà
(29 ottobre 2010)
Il Pdl fa quadrato intorno al suo padre-padrone mentre l'opposizione ne chiede la testa. Famiglia Cristiana gli dà del matto e la stampa estera si produce in un "ci risiamo". Ma sulla vicenda della minorenne che avrebbe frequentato feste ad alto tasso di "bunga bunga" ad Arcore insieme al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi manca una voce: quella di Futuro e Libertà. Che fine hanno fatto i professionisti della dichiarazione, Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio?
L'ala definita addirittura "giustizialista" dai giornali di famiglia del premier oggi tace. Così come tace il sito di Generazione Italia, solitamente pronto a cogliere al balzo la palla della polemica con l'odiato egoarca.
Nemmeno una parola sulle peripezie di Ruby. Niente sulle telefonate in Questura che Berlusconi, tramite il suo staff o direttamente, avrebbe effettuato per chiedere il rilascio della controversa cubista accusata di furto, con precedenti, senza documenti e diciassettenne. Attribuendole addirittura lo status di nipote di Hosni Mubarak, il capo di Stato egiziano che, tuttavia, con la disinibita aspirante carabiniere non ha nulla a che fare. Gianmario Mariniello, direttore del sito, si è limitato a uno status su Facebook: «Il bunga bunga della libertà».
Anche l'altro ariete dell'area finiana, il webmagazine della fondazione Farefuturo, non si sbilancia. C'è solo un pezzo apparso sul Secolo d'Italia in cui ci si limita ad osservare, genericamente ma non troppo, che «le alte cariche dovrebbero essere indipendenti da vizi privati». E il direttore, Filippo Rossi, è lapidario: «È una vicenda che raccontiamo ma non commentiamo». E loro, i "giustizialisti", che pensano al riguardo? Briguglio si cuce la bocca, anche se controvoglia: «Non voglio commentare questa vicenda, non in questo frangente».
Eppure qualcosa gli scappa: «Posso dirle che la ritengo molto squallida, e che se emergeranno elementi che possano in qualche modo riguardare la sicurezza della persona del premier allora, così come ho fatto per villa Certosa, chiederò che nelle sedi competenti, a cominciare dal Copasir, si affronti la questione. Ma limitatamente a questo aspetto». Dunque il premier è ricattabile? «Le ho già risposto». Bocchino è più loquace, ma non meno cauto: «Preferiamo non entrare proprio in questa vicenda, riguarda i comportamenti personali del premier e non sono oggetto di valutazione politica». Ma la telefonata in Questura? «Se si provasse l'intervento diretto e personale del premier sulla Questura per favorire il rilascio della ragazza, dicendo per giunta il falso sull'identità di un familiare di un capo di Stato estero, allora la questione porrebbe problemi molto più gravi al governo. Allo stato attuale lasciamo giudicare al cittadino».
Ma alla domanda sulla ricattabilità del premier, Bocchino risponde con un lungo sospiro e una certa titubanza. Prima di sfoderare un politichese impeccabile: « Io penso che il presidente del Consiglio abbia il dovere di governare, e prima attuerà il programma meglio sarà per tutti». Chi si sbottona è, al solito, Fabio Granata, falco tra i falchi finiani: «Un altro tassello si unisce a un panorama non certo esaltante», dice a L'espresso. E se il membro della commissione Antimafia invita a non dare troppa importanza alla questione («ci sono cose ben più gravi», sospira), dall'altro è costretto a registrare il continuo riproporsi di «episodi in cui l'immagine complessiva della politica e del presidente del Consiglio escono fortemente danneggiate». Il comportamento di Berlusconi, dunque, è stato ancora una volta «tutt'altro che attento e rigoroso» come si converrebbe al ruolo istituzionale che ricopre.
L'aspetto più negativo in tal senso? «La telefonata in Questura non è certamente un gesto che può essere addotto ad esempio». Poca cosa, dunque. Soprattutto se si commisura alla forte impronta che il nascente partito vorrebbe lasciare nel solco dell'etica pubblica e della legalità. La posizione questa volta è compatta: la questione non è politica. Lo ribadisce Benedetto Della Vedova, che invita ad «occuparsi di altro»: «Già quando facciamo politica siamo costretti a parlare solo di giustizia...», rivela con insofferenza. Come a far intendere che se di crisi si deve trattare, non sarà per del "ciarpame senza pudore", ma per una riforma e, più in generale, un'agenda politica che a Gianfranco Fini e ai suoi fedelissimi proprio non piace.
Nell'attesa che il divorzio si consumi, e le premesse ci sono tutte, si registra la posizione più dura sull'affaire Ruby. E viene proprio da uno stretto collaboratore parlamentare dell'ex radicale, Piercamillo Falasca. Che accusa: «Ognuno ha il diritto alla propria vita privata, alla propria sessualità e ai propri bunga bunga party. Ma governare un paese significa anzitutto rinunciare ad una parte della propria sfera personale, accettando le convenzioni morali della democrazia». Il finale è col botto: «Da centrodestra, la butto lì: non sarebbe il caso che Berlusconi lasciasse a Tremonti la presidenza del Consiglio?».
Chissà quanti, nel partito, la pensano come lui ma non possono dirlo.
2 commenti:
tremonti presidente del consiglio?
un leghista?
chiedo la cittadinanza albanese!
meglio sotto la bandiera dell'aquila dalle due teste,
che sotto un governo di teste di cazzo!
'sera, Luigi!
Ciao Mandi, come non essere d'accordo con te!
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