di Marco Travaglio
L’altroieri, pubblicando la notizia del rinvio a giudizio di Luca Cordero di Montezemolo a Napoli per abuso edilizio, falso e deturpamento di bellezze naturali, non immaginavamo di dare la stura a una forsennata campagna politico-mediatica contro di lui proprio nel momento in cui ha deciso di sacrificarsi per noi e “sento di dover fare qualcosa per il nostro Paese”.
Come avvoltoi assetati di sangue, tutti i giornali e i tg si sono avventati sulla notizia incuranti della presunzione di innocenza e della benché minima pietas umana, colpendo Montezemolo sopra e sotto la cintola fino a lasciarlo esangue sul selciato. E, per fargli ancora più male, hanno usato una tecnica avveniristica, finora inedita nel panorama della stampa mondiale: la notizia subliminale.
Funziona così: la notizia non si dà esplicitamente, ma la si lascia perfidamente intendere fra le righe, in un gioco impietoso di dire-non dire che alla fine si rivela micidialmente letale per la povera vittima.
Qualche esempio.
Corriere della sera di giovedì: “…ItaliaFutura diventa ‘la casa dei tanti italiani che credono sia arrivato il momento di uscire dal proprio particolare’…”.
L’uso del termine “casa” è tutt’altro che casuale: evidente il riferimento alla villa di Anacapri ampliata e ristrutturata - secondo l’accusa - contro le norme edilizie e paesaggistiche con la connivenza dei vigili urbani, che avevano ricevuto in dono una bella Fiat Panda e manifestavano una certa riconoscenza nelle ispezioni ai lavori abusivi.
Non contento, il Corriere rincara impietosamente la dose con un’altra frase-civetta: “Montezemolo dipinge un Paese … in cui va ‘ricostruito il senso morale e civico’…”. Potevano scrivere ripristinato, rifondato, ricreato. Invece no: dicono proprio “ricostruito”, alludendo ancora una volta alla villa maledetta. Ieri poi il quotidiano più vicino a Montezemolo torna a tradire il suo azionista con un’altra stoccata in codice: “La sua analisi è spietata. E sono bordate, a destra come a sinistra … I leader dell’opposizione ‘in questi due anni hanno guardato dal buco della serratura, sono andati sui tetti, ma non hanno espresso una cultura alternativa”. Ma c’era proprio bisogno di scrivere “serratura” e “tetti”?
Evidente l’ennesimo, malizioso riferimento alla villa incriminata.
Per non essere da meno, anche Repubblica non scrive mezza riga sul rinvio a giudizio del giovin virgulto sessantatreenne che vuole rinnovare e moralizzare la politica italiana, ma lo concia per le feste con un’altra lancinante allusione: “Il suo è un progetto alternativo alla classe politica degli ultimi 15 anni ‘che ha pensato ai propri interessi e non al bene comune’…”. Tipo ristrutturarsi abusivamente la villa, per dire.
Feroce anche
Ecco: questi lo scorticano vivo confinando la sua quasi-discesa in campo in minuscoli trafiletti e, se al rinvio a giudizio non dedicano nemmeno una stoccata subliminale (come Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto e TgLa7), è solo perché non avevano spazio: ma stanno preparando inserti speciali sullo scandalo di Anacapri. Impossibile infatti che Feltri e Belpietro, così eccitati per le vicende immobiliari da dedicare cento e più prime pagine alla casa del cognato di Fini, possano ignorare la villa di Montezemolo (non del cognato). Fossimo in lui, però, più che del soffocante assedio mediatico, ci preoccuperemmo del fuoco amico: sul sito di ItaliaFutura, l’ultimo intervento di Luca è stato intitolato “Uno sforzo corale di ricostruzione”. Il titolista faceva prima a suicidarsi.
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