Pubblichiamo il testo dell'intervista uscita oggi sull'Espresso.
Di Pietro: 'No a Montezemolo'
"Siamo alla caduta dell'impero, il momento più pericoloso, quello che in una spallata finale può portarsi appresso tutti i gravi problemi del Paese. Per volontà del capo dello Stato e per un nobile scopo, l'approvazione della legge di stabilità, abbiamo allungato i tempi fino al 14 dicembre. In un Paese civile, per l'iter della legge basterebbero cinque giorni e poi si passerebbe alla fiducia. Invece, ecco già alle porte il rigurgito delle leggi ad personam, mentre come un siluro è partita l'occupazione delle cariche. Non mi addentro nella professionalità, ma è semplicemente scandaloso che un governo delegittimato e in scadenza nomini un esponente dello stesso governo come Giuseppe Vegas alla presidenza della Consob, autorità che dovrebbe essere per antonomasia indipendente. L'ennesimo abuso della malattia del Paese, il berlusconismo".
Sarà mai pronto il vaccino?
"La malattia è a diffusione endemica e ha prodotto una larga metastasi nel corpo sociale dell'Italia: quel modo di vivere da giungla in cui vincono i più forti, i più prepotenti, i più furbastri. Per uscirne, bisognerebbe riproporre in piccolo quel che si è fatto nel '45. Una sorta di coalizione di liberazione nazionale funzionale alla sfiducia al governo votata dall'opposizione uscita dalle urne e da quella nuova uscita dalla crisi. Poi ricostruire. Ripartire dalle macerie, tenendo conto che il berlusconismo ha contagiato altri partiti, anche il Partito democratico".
Il Pd?
"Pensi alla Campania: i rifiuti non sono forse il frutto di vent'anni di malagestione della sinistra? E
A chi si riferisce? All'Udc di Casini?
"In tre giorni, dico tre, l'Udc ha cambiato tre posizioni tre. Il primo giorno, era pronta all'alleanza con il Pd. Il secondo, ha aperto a Berlusconi, il terzo si è dondolata tra tutte e due. È un partito disponibile a concedersi a chi gli offre di più. Lei come chiamerebbe questo se non prostituzione? Non è una politica da meretrici?".
Pier Luigi Bersani ha una linea più morbida e possibilista.
"Io spero che Bersani dia come acquisita la base della coalizione con Pd, Idv e Sel. Spero che il Pd non continui a cambiare ogni giorno. Ho avuto mille riserve nei confronti della politica ondivaga del Pd. Il Pd dal canto suo ne ha avute anche di più verso la politica schiacciasassi dell'Idv. Ma ora ritengo fondamentale un gesto di maturità politica ed evitare qualunque tipo di polemiche".
Va in onda il Di Pietro diplomatico?
"Bersani è un uomo pragmatico e concreto, personalmente lo stimo e rispetto, abbiamo lavorato insieme al governo, tutti e due ministri. L'Idv ha una leadership consolidata. Ma nel Pd ogni giorno nascono mille anti Bersani. Vai a dormire la sera con un certo scenario, un certo punto di riferimento, poi ti svegli la mattina e tutto è cambiato, non sai più con chi parlare e dove ti trovi. Il Pd deve elaborare cosa vuole fare. Non condivido il suo desiderio di acchiappare il valore aggiunto da tutti, si rischia di fare la fine dell'asino di Buridano che non decidendo quale cumulo di fieno mangiare, sto con l'Udc, vado con Di Pietro, finisce per morire di fame. Preferisco la moglie con il mattarello in casa all'amante fedifraga che oggi dice che sta con te e domani con Berlusconi".
Le alleanze sono in continua evoluzione, le posizioni si sovrappongono. E c'è un'invasione nel tradizionale campo dipietrista.
"Sì, è diventato un po' affollato. C'è un risveglio di cose che un tempo venivano considerate solo una mia ossessione. Sono stato accusato di essere qualunquista, populista, massimalista, ma la mia postazione di nicchia è diventata il cavallo di battaglia di veltroniani, finiani, vendoliani, grillini. Ma lo ripeto, stiamo assediando
Vendola, in cima a tutti i sondaggi, insieme a Fini può darle molto fastidio.
"Ho un solo competitore: è Berlusconi. Vendola, che ha riacceso la voglia di partecipazione, ha saputo svecchiare sè stesso oltre Rifondazione comunista, ha bisogno di marcare la presenza nel Pd. Noi non abbiamo questa necessità, siamo concentrati nel fermare il governo. E io devo tifare per la squadra".
Il problema di sempre. Prima delle elezioni si mettono da parte le divergenze. Poi se si vince e si va al governo saltano fuori le divisioni profonde.
"Il chiarimento è rappresentato dal programma. Noi dell'Idv l'abbiamo fissato in 11 punti. Si parla tanto dell'alleanza con l'Udc. Ma come si possono conciliare posizioni così lontane? Per esempio: noi siamo per l'energia rinnovabile, loro per le 13 centrali nucleari decise da questo governo. Noi siamo per poter scegliere la propria maternità e quando chiudere gli occhi. Loro, per carità!".
Molte posizioni Udc sono condivise dall'ala cattolica Pd.
"E a noi risulta che le posizioni appena citate siano condivise dal nostro elettorato. È arrivato il momento di scegliere. A "Vieni via con me" Bersani ha dichiarato di mettere al primo posto le istanze delle fasce più deboli. Giustissimo. Ma lunedì al Senato, il Pd per l'autorizzazione a procedere per Clemente Mastella ha votato contro, a fianco del Pdl. Così è stato per Altero Matteoli. L'Idv era sola".
Ed eccoci al Terzo polo e a Luca di Montezemolo. Che ne pensa?
"Nulla di nuovo. Anche il Terzo polo si offre al miglior offerente. Ho inquadrato bene Montezemolo: salta sul cavallo quando il cavallo è già sellato, va con il vincitore".
Il Terzo polo, no. Casini non se ne parla. Ma in questo Paese il centro è sempre stato determinante.
"E allora? Che problema c'è? Rappresento io il centro".
Questa, poi... Mi spiace deluderla, si può dire tutto di lei ma non che sia un moderato.
"Perché? Sono radicale nei modi, non nel programma. La mia prima esperienza è stata in seminario. Sono cattolico. Non sono comunista ma di estrazione popolare. Le mie posizioni laiche su temi etici, dice? Ma il vero cattolico fa le sue scelte e rispetta quelle degli altri. Trovo truffaldino che ci voglia un'area centrista per rappresentare i cattolici. Sa chi rappresenta nel Vangelo il Terzo polo? Giuda".
Vendola e Fini le stanno alle calcagna e lei diventa evangelico. Eppure è l'alfiere del partito "Staniamo Fini": non gli concede il beneficio del pentimento visto che in Parlamento vota con il Pd?
"Fini è come l'assassino che ha ucciso 15 persone e decide di non ammazzare la sedicesima. Non si può dirgli "Che bravo, non ammazza più, è diventato un santo". Non ha espiato, ha solo ammesso l'addebito. E si è dimostrato un prestigioso esponente della politica del weekend. A Mirabello, il sabato e la domenica, sembrava quasi Di Pietro. Il lunedì e il martedì, era il teorico dell'"aspettiamo". Tale e quale
Quanto mai dovrà espiare?
"Basta che voti la sfiducia con noi e poi crei una destra moderna. Anche i nostri padri si sono messi insieme per sfasciare il fascismo".
Si parla di governo tecnico, dell'armistizio, di solidarietà nazionale, del governatore...
"Non ci credo. Comunque potrà contare al massimo su un nostro appoggio esterno. Dovrà durare non più di 90 giorni, poi alle urne, e ogni giorno un parlamentare Idv si alzerà e dal suo scranno con voce forte e chiara dirà "meno ottantanove, meno ottantotto...". Sappiamo tutti molto bene che non potrà che essere un governicchio non legittimato. Sappiamo tutti molto bene che non farà mai quelle riforme megagalattiche - sistemare i conti dello Stato, rimettere a posto l' economia - vecchie promesse mai fatte in cinquant'anni, figuriamoci in un anno. Il prossimo vero governo dovrà rimettere in piedi il Paese. Sarà lacrime e sangue. Non più in via orizzontale, ma finalmente in via selettiva".
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