

di Paolo Flores d’Arcais
Ero perfettamente consapevole che un editoriale favorevole a uno schieramento anti-Berlusconi che coinvolga tutti, ma proprio tutti, da Fini a Vendola (e anzi Grillo), in presenza dell’attuale sistema elettorale (se cambia, cambia anche il discorso, ovviamente), avrebbe scatenato un mare di polemiche. Le più affettuose, sul Web, sono lapidarie: “Vergogna!” e “chiamate l’ambulanza”. Provo a rispondere razionalmente.
La mia conclusione si basava su due premesse fondamentali:
1) se Berlusconi vince di nuovo non fa prigionieri e instaura una vera dittatura.
2) questa dittatura è qualitativamente diversa (in peggio) dal peggior malgoverno tradizionale e anche dall’attuale regime berlusconiano.
Per evitare la mia conclusione bisogna quindi argomentare che almeno una delle premesse sia falsa. Se non lo si fa è inutile sbudellarsi negli insulti.
Sulla prima: abbiamo una serie impressionante di evidenze empiriche che la corroborano. Se vince Berlusconi diventa nel 2013 presidente della Repubblica, sceglie i due giudici che gli mancano per controllare
ECCO PERCHÉ ho definito “letale” questo incombente berlusconismo di domani. Che mi sembra (e siamo al punto 2) prospettiva agghiacciante anche rispetto al maleodorante e disgustoso regime di oggi. Un governo di liberazione da tale incubo potrebbe perpetuare il berlusconismo senza Berlusconi, ovviamente, ma la differenza continua a sembrarmi abissale: oggi un regime in cui è ancora possibile combattere legalmente, domani un criccofascismo, cioè un fascismo vero e proprio anche se di stile inedito. Naturalmente la differenza viene meno se qualcuno è convinto che (non pochi) magistrati autonomi, (alcuni) sindacati ancora liberi, (taluni) giornalisti ancora dediti alle verità di fatto, siano irrilevanti di fronte al fatto che sempre di sfruttamento capitalistico si tratta, se non è zuppa è pan bagnato. Queste equazioni io le lascio volentieri ai Toni Negri e al loro “pensiero innocuo”.
Ora, se la quarta vittoria di Berlusconi significa la prospettiva di una dittatura per via legale – e non ho letto argomenti credibili in contrario – è evidente che sarebbe una “vergogna”, o un comportamento da “chiamate l’ambulanza”, qualsiasi scelta che non la impedisca. Ma l’attuale legge elettorale stabilisce che la lista che arriva prima prende tutto. Ne consegue che per battere Berlusconi ci vuole una coalizione che ci assicuri di ottenere un voto più della sua. Può darla una coalizione del solo centrosinistra? Se il rischio fosse di cinque anni come quelli già passati, sarebbe prospettiva nauseante ma si potrebbe correrlo. Se il rischio è la dittatura, invece, non si può correrlo senza essere degli irresponsabili. La certezza ce la darebbe un’alleanza Pd con Casini (e magari Montezemolo) come auspicano Chiamparino e Cacciari? Peggio che andar di notte, le defezioni di elettori che resterebbero a casa si moltiplicherebbero.
Ma la stessa cosa accadrebbe per una alleanza da Fini a Vendola, obietterà qualcuno. Prendiamo il pallottoliere. “Hic stantibus rebus” il fronte B. e B. arriva al 40%, quello contrario al 60%. Per perdere dovrebbe pagare lo scotto di un voto su tre. Questo sì che è improbabile. Tanto più che io ho sottolineato come assolutamente necessaria una lista (o più) di cittadini senza partito, che incrementerebbero il totale.
UN GOVERNO di liberazione potrebbe durare a lungo? No. Ma l’argomento non può essere questo perché non è questo il problema. Se con la quarta vittoria di Berlusconi si instaura una dittatura legale, è necessario un governo che distrugga l’insieme di poteri anomali che ha consentito la nascita del regime, oltre alla revoca delle leggi ad personam. Senza di esse, senza la proprietà bulgara sulle tv, con i vincoli di una legge rigorosa sul conflitto di interessi, Berlusconi è politicamente finito per sempre, perché strutturalmente. Finito con lui l’incubo della dittatura legalizzata ci troveremmo ancora di fronte – è evidente – tutti i problemi di una democrazia malata di ingiustizie gigantesche e delle macerie, anche antropologiche, che il berlusconismo con Berlusconi lascia in eredità. E inizierebbe assai presto lo scontro tra berlusconismo senza Berlusconi e democrazia coerente (passando per tutte le gamme intermedie). Ma la dittatura è un’altra cosa, il criccofascismo è un’altra cosa. Solo sventando questa incombente probabilità, si può pensare di ridar vita a una politica di sinistra, ispirata all’azionismo di “giustizia e libertà”. Se Berlusconi vince per la quarta volta, invece, nessuno potrà più scrivere programmi a cinque stelle o battersi per gli operai di Pomigliano. Possibile che sia tanto difficile capirlo? I nostri nonni (per la mia generazione. Trisnonni per quella dei lettori più giovani) si sono cullati nelle stesse illusioni con Mussolini. Possibile che il desiderio di ripetere errori già fatti sia così irresistibile?

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