lunedì 13 dicembre 2010

DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI DI PIETRO DA EBOLI

Il grande sogno di Mariano Pastore che valorizza il nostro territorio

L’opera di Pietro da Eboli finalmente riedita

Presentazione storica di Carmelo Currò

E’stato finalmente dato alle stampe il volume De rebus Siculis carmen ad honorem Augusti: l’opera di Pietro da Eboli scritta per Enrico VI, edita in magnifica veste tipografica a cura di Mariano Pastore, con traduzione di Carlo Manzione. Si tratta della realizzazione di un grande sogno: il sogno di Mariano Pastore il quale completamente rapito dal suo grande amore per Eboli, ha voluto con tenacia l’uscita di un’Opera che non è soltanto monumento di poesia, storia e pensiero sociale di un importante periodo medievale ma che costituisce anche un contributo decisivo all’immagine della città ebolitana, di cui vengono riscoperti e valorizzati un antico personaggio che vi ebbe i natali e le passioni che nutrivano i suoi abitanti. Alla realizzazione ha contribuito il Sanatrix Nuovo Elaion di Eboli del Presidente Cosimo De Vita, ora non più solo una grande struttura volta alla cura e al recupero fisico dei suoi pazienti ma anche istituzione dedita al mecenatismo e alla riscoperta del suo territorio.

L’Opera, conservata in originale manoscritto presso la Burgerbibliothek Bern (CH) costituisce un punto di vitale importanza per le nostre conoscenze sulla cultura e la mentalità meridionale nel periodo federiciano e prefedericiano. In particolare, il poema apre letteralmente un’ampia finestra sulle convinzioni della classe dirigente filo-sveva, e sulla propaganda che il partito imperiale si sforzava di estendere fra i popoli dell’Impero. La tesi di una Monarchia universale quale centro di propulsione sociale e spirituale, astro civile e politico intorno a cui dovevano ruotare sudditi e potentati, viene ampiamente rilanciata da Pietro da Eboli che, mutando con evidente entusiasmo i suoi originali piani sull’opera poetica e didascalica che aveva in animo di comporre, finisce poi per prestarsi alle necessità di un lavoro in cui si perseguono i caratteri (allora diffusi in Europa) del poema elogiativo e propagandistico.

La lotta militare e politica dell’epoca, così come è spesso avvenuto in altri periodi storici, al tempo degli Svevi è stata combattuta utilizzando anche parole e ritmi poetici, servendosi di allegorie e di racconti, in modo tale da sostenere con toni aulici e sacrali un’opera di persuasione nei confronti dell’opinione pubblica, tendente a dimostrare l’ineluttabilità della supremazia imperiale. Una supremazia che racconta l’imperatore come l’emanazione della Divinità, e che lo raffigura (grazie alle meravigliose miniature del tempo) nelle vesti sontuose che stanno a metà strada fra abito regale e sacerdotale, a dimostrare quale sia la Volontà celeste e come l’eventuale opposizione nei confronti del sovrano costituisca un disordine spirituale oltre che civile.

Non si tratta di rispondere solo alle attese della politica imperiale: Pietro fece in modo che il suo Poema meritasse un privilegio di Federico II alla città di Eboli, un segno di grande importanza e di considerazione, in un momento storico di insicurezza politica, che vedeva puniti severamente tutti coloro che osavano frenare i progetti in movimento sulla grande scacchiera dell’impero.

L’introduzione storica di Carmelo Currò ha ribadito con grande padronanza della materia proprio un aspetto finora poco approfondito di questo periodo: la parte negativa della politica di Federico II nei confronti dell’Italia e dell’Italia meridionale in particolare. Strategia di sfruttamento e di oppressione, di spietata rappresaglia verso gli oppositori, che sfociò in una depressione economica e in un diffuso malcontento, dimenticati dalla storiografia ottocentesca e novecentesca, legate ad una visione politica filo-tedesca e quindi raffigurante “alti” esempi storici che dovevano esaltare le figure appartenenti a quella nazionalità. In questo autentico saggio storico, Carmelo Currò mette in luce anche la figura umana e culturale di Pietro da Eboli, precisando gli aspetti peculiari del Poeta, della sua vicenda personale e intellettuale. Un lavoro che procede da un’attenta analisi interna del Carme e dalla approfondita conoscenza della Storia medievale, che hanno consentito di fare piena luce su Pietro, già per troppi secoli avvolto da silenzi e supposizioni non sempre aderenti alla realtà.

Mariagrazia Managò

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Mariano Pastore, mio buon amico di recente acquisizione e di un anno meno vecchio di me, è una persona dotata di una invidiabile volontà ferrea. Da decenni insegue il sogno della riscoperta delle radici storiche della città di Eboli e dei suoi personaggi celebri ed illustri del passato. Non mi pare estranea a questa passione, per la quale notevole è stato il dispiegamento di mezzi economici e di tempo materiale, la delusione o la disillusione per gli ebolitani di oggi, che io condivido pienamente.
Certo è che l'opera, la cui veste tipografica ha curato personalmente, è di grande pregio storico-artistico, del quale Mariano può menar vanto, anche se a mio avviso i suoi concittadini non mi pare abbiano la sensibilità necessaria per apprezzarlo pienamente. Io ho avuto il privilegio di visione il materiale raccolto ai fini di quest'opera di riedizione e più in generale relativo ad altri illustri figli del passato di Eboli e posso assicurare che sono rimasto rapito da quanto ho visto e allibito, dico meglio invidioso per la totale dedizione di Mariano, che spazia nel campo dell'arte, da un'opera di riedizione di un poeta ebolitano del '900, Felice Cuomo, alla presentazione di una imponente mostra fotografica delle opere del Caravaggio. Mariano Pastore è un visionario? Forse, ma ce ne fossero oggi!