venerdì 3 dicembre 2010

Fini: "Governo non c'è più, no alle urne" Richiamo del Colle sul ruolo del Presidente


Non è più neppure una questione di opportunità o di valutazioni divergenti sul concetto di "ribaltone" o di "governo tecnico". A questo punto, con la crisi politica italiana che si intreccia con quella finanziaria che rischia di affondare l'Unione Europea, secondo Gianfranco Fini parlare di elezioni anticipate è semplicemente impossibile. "L'Italia ce la può fare se iniziamo a tenere sotto controllo il debito pubblico. E' fuori d'opera dire che se non ci sono le condizioni si va al voto", dice il presidente della Camera. "E' il momento in cui l'Italia deve mettere sul tappeto 120 miliardi di euro in titoli: e con questi chiari di luna si va verso la campagna elettorale? Bisogna che tutti si assumano le responsabilità e io - insiste il leader di Futuro e libertà - credo di essermele assunte negli ultimi tempi". E nella polemica interviene il Quirinale che lascia trapelare una frase: "La polemica non oscuri le prerogative del capo dello Stato". Alla quale replica il coordinatore del Pdl: "Ce ne freghiamo".

La mozione. Rispondendo indirettamente alle parole pronunciate oggi a Sochi da Silvio Berlusconi Fini si dimostra tranquillo sulla forza del terzo polo che proprio oggi ha depositato a Montecitorio la mozione di sfiducia al governo nella quale, con 85 firme, si auspica "una nuova fase politica della legislatura ispirata al senso di responsabilità nazionale e istituzionale". Nel documento si prende inoltre atto della "inadeguatezza" dell'esecutivo rispetto alla crisi in una "delicata situazione internazionale" e si propone un governo "solido e sicuro", che faccia una nuova legge elettorale "per restituire ai cittadini la scelta degli eletti" e che sia "capace di prendere le misure adeguate per evitare il declino del Paese e garantire il suo futuro civile ed economico".

Le firme della mozione. A sottoscrivere la mozione sono stati 34 deputati del Fli (Gianfranco Fini non vota, per prassi, e Giampiero Catone aveva gia' annunciato di non aderire), i 35 dell'Udc, i 6 dell'Api, i 5 di Mpa, i 3 dei Liberaldemocratici, oltre a Paolo Guzzanti e Giorgio La Malfa

LA MOZIONE DI SFIDUCIA: LEGGI IL TESTO

Fini: "Il governo non c'è più". "Credo che il Parlamento tra qualche giorno testimonierà quello che tutti sanno, e cioè che il governo non c'è più o non è in grado di governare", rincara Fini. Sarebbe "bizzarro e autolesionistico", aggiunge, pensare "di salvare per il rotto della cuffia il Paese" perché questo va governato. Il presidente della Camera ricorda quindi uno dei problemi che a suo avviso richiedono un cambio di registro "guardando in Parlamento a tutte le forze responsabili", a partire "da chi ha vinto le elezioni". "Su alcune sfide epocali - dice Fini - il nostro è l'unico governo che non cerca mai un colloquio e un contatto con l'opposizione". "Prima di dire che chi non la pensa come lui è un traditore amico della sinistra - lamenta ancora il leader di Fli rivolgendosi a Berlusconi - rifletta sul perché segmenti del centrodestra dicono 'cosi non si può andare avanti'". "Governare - conclude - non vuol dire comandare".

Fini: "Anche senza fiducia non si andrà a votare". Fini si dice ad ogni modo convinto che la sciagurata ipotesi del voto anticipato verrà comunque scongiurata. Anche se il governo il 14 dicembre non otterrà la fiducia, spiega, "non si andrà a votare, ma non si potrà continuare con la situazione che c'è oggi". Il presidente della Camera precisa quindi che "il capo dello Stato sa cosa fare". Quanto alla possibilità di dimettersi dal vertice di Montecitorio, Fini chiarisce che "se durerà la legislatura continuerò a fare il presidente della Camera".

Rutelli: "Mozione congiunta legittima". Rivendica la legittimità dell'azione avviata con la presentazione della mozione congiunta di sfiducia anche il leader di Api Francesco Rutelli. "La nostra - sostiene - non è un'azione fuori dalla Costituzione". "Anzi - ribadisce - è proprio secondo il principio costituzionale che in Parlamento si deve dare la fiducia o meno che ispira ed è alla base di questa azione. Questo bipolarismo non ce la fa. Serve la convergenza e la larga intesa. Non è più il tempo delle mezze mele".

Quirinale: rispetto delle prerogative. Verdini: "Ce ne freghiamo". E mentre Pierferdinando Casini fa il nome del futuro premier che da qualche giorno è sulla bocca di tutti, cioè Letta, e dice "andrebbe bene, benissimo", negli ambienti del Quirinale si ribadisce che nessuna presa di posizione politica di qualsiasi parte può oscurare il fatto che ci sono prerogative di esclusiva competenza del Presidente della Repubblica. Di lì a breve, la replica del coordinatore del Pdl, Denis Verdini: "Noi sappiamo che il capo dello Stato ha le sue prerogative ma ce ne freghiamo, cioè politicamente riteniamo che non possa accadere questo, ovvero che il capo dello Stato , nelle sue prerogative, possa pensare che per risolvere i problemi di questo Paese si mandi a casa chi ha vinto le elezioni, Berlusconi e Bossi, e si mandi al governo chi le ha perse, Casini e Bersani. Anche i partiti hanno le loro prerogative".

(03 dicembre 2010)

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