L’assalto ad Annozero contro lo studente universitario E il giorno dopo ancora minaccia: “So chi è quel giovane”
di Alessandro Ferrucci
Nome, cognome ed eventuali precedenti. Attenzione a mettersi contro il ministro della Difesa Ignazio La Russa, attenzione a contraddirlo: lui si informa, non dimentica. L’abbiamo provato martedì sulla nostra pelle quando ci ha aggredito in Transatlantico, o visto tante volte in Parlamento durante i lavori. E ancora nelle trasmissioni televisive, pronto a saltare alla giugulare degli avversari. Ma l’ultima ha del clamoroso. Giovedì sera durante Annozero si è scagliato contro Luca Cafagna, rappresentante del Collettivo di Scienze politiche di Roma, reo di aver cercato di spiegare le ragioni della manifestazione del 14 dicembre. La tecnica? Sempre la stessa: alza la voce, dà sfogo alla sua raucedine, porta il petto in avanti e “gioca” sulle punte. Paonazzo sgrana gli occhi e mostra i denti. Ragionare con lui, impossibile. Così l’altroieri sera eccolo protagonista mentre attacca a colpi di “vigliacchi-vigliacco” ripetuto all’ossesso, “fifone” detto a mo’ di sfida, “incapace” come accusa preventiva, quasi provocatoria. E ancora “la tua è apologia di reato”, tanto per dare forma a un’accusa, fino a “la polizia avrebbe potuto spazzarvi via”, pronunciato con un tono vicino al rammarico. Quindi il dito portato al naso corredato da un classico “stai ZIT-TO!!!”. Lo ordina il ministro. Chi era presente non ha dubbi: “Sembrava un uomo poco in sé, uno che non stava proprio bene”, il commento di uno dei ragazzi, anonimo, perché ora ha paura. Una scena inedita, mai vista da parte di un rappresentante delle istituzioni, con lo stesso Nicola Porro allibito e pronto a vestire il ruolo del paciere, con frasi del tipo “stai tranquillo, resta qui, se te ne vai sbagli”.
“È STATO incredibile – ricorda lo stesso Cafagna –, non ho mai visto un ministro comportarsi così, mai visto uno con il suo ruolo saltare in piedi e bloccare la trasmissione con un atteggiamento intimidatorio”. Non solo un atteggiamento. Il giorno dopo di La Russa è anche peggio del precedente, se possibile, visto che dal Senato lancia nuove accuse allo studente: “Sapevo chi era quel ragazzo, conosco il suo nome e cognome e cosa fa, so che si è distinto contro ragazzi inermi”. Quindi “l’ho chiamato vigliacco – aggiunge il ministro – perché difendeva chi ha colpito proditoriamente uomini delle forze dell’ordine nel corso degli scontri di martedì, ma anche per qualche episodio universitario”. Insomma, ha cercato sue informazioni. E i canali non gli mancano. “Sembra quasi una minaccia – continua uno stupito e preoccupato Cafagna –, una minaccia inquietante. Voglio precisare una cosa: sono incensurato, non ho alcun precedente, faccio parte di un collettivo e il massimo delle mie colpe è stato di aver organizzato qualche manifestazione non autorizzata. Basta. E pensare che ieri, alla fine della trasmissione, si è anche avvicinato per giustificare la sua reazione”. Dopo lo schiaffo, la carezza: si è alzato, è andato dai ragazzi e gli ha detto di non avercela con loro. La reazione? “Un deciso rifiuto – spiega uno degli universitari presenti –, inammissibile: ci ha accusato di cose vergognose, di avercela con le forze dell’ordine, di essere dei delinquenti. Poi quel paragone con i suoi figli e quelli di Casini, così bravi da non scendere in piazza...”.
Già, polizia e prole. Partiamo dalla prima: l’ex colonnello di aenne ha accusato Michele Santoro di non aver invitato nessun rappresentante delle forze dell’ordine. Nessuno a difenderli. Eppure, interpellati da il Fatto i sindacati di polizia, ci hanno spiegato che la serata di Annozero non era la loro priorità, a differenza “degli ulteriori tagli apportati con l’ultima Finanziaria al comparto sicurezza e difesa: una cifra vicina ai due miliardi e mezzo di euro”. Tradotto vuol dire: tetto agli straordinari, nessun riordino delle carriere, quindi meno sicurezza per i cittadini. Auto ferme per mancanza di benzina o manutenzione, caserme fatiscenti o dismesse, fino alla mancanza di fogli per ricevere le denunce.
PROPRIO LUNEDÌ 13, nel primo giorno di discussione in Parlamento per la fiducia a Berlusconi, abbiamo intercettato i sindacati di polizia mentre manifestavano davanti a Montecitorio, urlare “buffone” e “bruttone” allo stesso La Russa mentre attraversava la piazza. Lui non li ha degnati di uno sguardo, spalle contro, più attento a rilasciare interviste. Questo il bilancio.
Secondo aspetto: i figli maschi del ministro si chiamano Geronimo, Lorenzo Cochis e Leonardo Apache.
Gli ultimi due sono appena maggiorenni, Geronimo, avvocato con velleità da notaio (ha partecipato all’ultimo concorso annullato per irregolarità) è uno dei più introdotti nel belvivere milanese, tanto da sedere nel cda di Premafin, la holding del gruppo Ligresti. Vuol dire serie A della finanza, altro che disoccupazione.
Appendice alla serata di Annozero: ieri La Russa ha incontrato Di Pietro, anche lui presente in trasmissione, davanti Montecitorio: il ministro l’ha salutato, il leader dell’Idv gli ha risposto “fascista”, e testimoni raccontano che, ancora una volta, la reazione di La Russa è stata a dir poco stupefacente. Come sempre.
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