Il direttore d'orchestra Barenboim legge l'articolo 9 della Carta e si dice "preoccupato" per il futuro della cultura in Italia. A sette giorni dalla fiducia il governo incassa (male) l'ennesima critica
La protesta sale anche sul palco del teatro alla Scala. Per la prima volta le critiche all’operato del Governo arrivano direttamente dal direttore d’orchestra, il maestro Daniel Barenboim che tra gli applausi, prima di eseguire
Fuori intanto scoppiavano bombe carta lanciate dai manifestanti, Carabinieri e Polizia rispondevano con lacrimogeni e manganelli, le ambulanze del 118 aiutavano i feriti (una decina tra le forze dell’ordine). Nel teatro Napolitano ascoltava attento. “
Nella pausa dell’opera tutti si dicono d’accordo con il maestro. “Barenboim ha fatto bene a ricordare l’articolo 9 – ha detto il professor Umberto Veronesi – mettendo insieme cultura e scienza perché senza cultura e scienza non c’è crescita. La cultura è istruzione e scuola e anche gli studenti – ha aggiunto Veronesi ricordando le proteste fuori dal teatro – hanno le loro ragioni”. Di queste ragioni è convinto anche l’ex procuratore Francesco Saverio Borrelli per il quale “il messaggio di Barenboim è stato un gesto di generosità per i manifestanti fuori”. “Sono d’accordo con Barenboim – ha aggiunto l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory -, dobbiamo partire dalla cultura che è il primo fattore di sviluppo per l’Italia che non è certo una potenza politica o militare. La cultura è il nostro petrolio ma – ha aggiunto – non inquina”. Un plauso all’intervento di Barenboim anche da parte del vicepresidente della Scala Bruno Ermolli: “Quelle di Barenboim sono le parole di un uomo di cultura che ha a cuore la lirica e in particolare la Scala”.
Unico critico è Antonio Verro, consigliere di amministrazione della Rai. Non ha apprezzato. “Con buona pace del direttore Daniel Barenboim ho trovato inopportuno che abbia ricordato l’articolo 9 della Costituzione. Non c’è dubbio che si debba sostenere la cultura ma è altrettanto evidente che è in atto un tentativo del governo di trasformare quello che era prima assistenzialismo in contributi più mirati al merito”. Intanto fuori tornava l’ordine.
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