Ciao Luigi,
dopo giorni difficili stamattina ho ripreso in mano il tuo libro, riscoprendovi una complessità che tempo addietro mi era sfuggita (forse perché la curiosità mi portava piuttosto verso aspetti cronachistici). Pertanto ho sentito il bisogno di leggere nuovamente ma al rallentatore, certi anni (quelli a cavallo del '68) li ho vissuti in un altro contesto ma con uguale intensità. Ed ho anche un ricordo nettissimo di quello che per noi bambini significava la parola CARCERE (ho anche conosciuto qualche sprovveduto ladro di polli, per così dire, che ne era stato ospite e che noi guardavamo con orrore (non ci insegnavano la pietà per lui) immaginando la reclusione come il peggiore dei castighi possibili.
Nel tuo titolo è condensato perfettamente il significato del lavoro: un guardare al DENTRO come a quel recinto materiale in cui viene segregato chi delinque ed un guardarsi DENTRO interrogandosi sul senso di un operato.
Nel carcere passa la storia, come sottolineano De Filippo ed Ormanni, ma anche infinite storie. Anche la tua vita è incollata a quello scenario. Ti sei sforzato di comprendere "situazioni" e problemi che mai un sistema codificato di regole potrebbe esaurire, hai esercitato umanità senza derogare dalla legalità (citerei la tue belle parole di pag 59 : "Un detenuto, imputato, condannato o internato, è prima di tutto un uomo. E' dovere di chi lo tiene in detenzione...").
E hai attraversato epoche turbolente, più o meno repressive, più o meno libertarie, restando tenacemente legato a un principio di coerenza, svolgendo quello che si richiede a un servitore dello stato con un valore aggiunto, quello della tua persona. E, per quanto scrivere sia già un modo di fare giustizia (in quanto un prendere le distanze), dimostri una grande obiettività (quella che lamenti esserti a volte mancata ai tempi, ma è naturale quando si è nel flusso degli eventi) nel valutare comportamenti e scelte di chi ha condiviso con te quella scena, sempre (per dirla con te) con un occhio alla fisiologia ed un altro alla patologia dell' istituzione carceraria. Questo libro ti rappresenta e ti appartiene, non è solo denuncia e non è solo rievocazione, a tratti è anche poetica nostalgia (basta scorrere la bella galleria dei personaggi di San Gimignano, e non solo ).
Ti conforterà anche pensare che, a dispetto di tante vicissitudini, molti ti abbiano testimoniato riconoscenza ed affetto malgrado ciò non sia bastato nei momenti " bui ".
La matassa intanto non si dipana, a sentire ad esempio Luigi Manconi ... e certi casi da scandalo (un certo G. Magni, sindaco leghista di Calco, incaricato tempo fa da Castelli come consulente dell' edilizia carceraria, utilizzava 50.000 mila euro per attività di "indefinito contenuto" invece che per costruire).
Ti riscriverò presto per ulteriori note in margine.
Un caro saluto.
Luciana Prisciandaro
1 commento:
NON CONOSCO PERSONALMENTE L'AUTRICE DEL COMMENTO, C'E' SOLO SCAMBIO DI E-MAIL.
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