di GIOVANNA CASADIO
"Il Pd fa come l'asino di Buridano che, non sapendo scegliere tra il mucchio di fieno a destra e quello a sinistra, alla fine muore di fame". Antonio Di Pietro forza la mano a Bersani: "Si decida, è inutile che ci giriamo intorno. Il matrimonio è pronto, sposiamoci entro Natale. Tanto alla fine saremo noi tre: i Democratici, noi di Italia dei valori e Vendola".
Giornata di iniziative per Di Pietro che incontra Pier Luigi Bersani a Montecitorio e telefona a Nichi Vendola. Si è ripreso dalla "botta" dei due traditori Scilipoti e Razzi, l'ex pm. A due giorni dal "day after" della fiducia incassata da Berlusconi alla Camera per tre voti, il leader di Idv dice che non ci si può permettere di aspettare, che se "il Pd vuole fare altre scelte, è libero ovviamente ma è tempo di dire sì o no, di uscire allo scoperto. Ma ho impressione che i Democratici vogliono vedere prima se ci sia qualcosa di meglio di Di Pietro... aspettare le decisioni dell'Udc è come rincorrere la luna". Le elezioni sembrano sempre più vicine, la sentenza della Consulta sul legittimo impedimento l'11 gennaio scriverà anche la deadline dell'incertezza di Berlusconi. Ragiona l'ex pm: "E allora? Il centrosinistra dovrà trovare un candidato leader in fretta e furia".
Dal fronte democratico piomba il gelo sull'offerta dipietrista. Enrico Letta gli dà del provocatore: "Non c'è nessun matrimonio alle viste perché non c'è stato nessun fidanzamento. La provocazione di Di Pietro sembra fatta per destabilizzare più che per costruire ed è basata su elementi della fantasia più che della realtà". L'irritazione è forte anche tra i Modem, la minoranza di Veltroni, Gentiloni e Fioroni. "Sposare Di Pietro non è la nostra bussola", avverte Gentiloni. Stesso invito da Follini per il quale quel matrimonio non s'ha da fare: "Sconsiglio vivamente Bersani. Non mi metto nei panni di don Rodrigo ma fatico molto a vedere Vendola e Di Pietro insieme a noi nella parte di Renzo e Lucia". In tutt'altra direzione si muove Nicola Latorre, il vice capogruppo dalemiano al Senato che immagina una "rifondazione" del Pd con Vendola. Lo dice in un'intervista a "Gli altri", il settimanale di Sansonetti ed è come buttare benzina sul fuoco delle tensioni con i Popolari. Non proprio il giorno adatto.
L'addio di Fioroni e di un gruppetto di altri democratici cattolici torna in un tam-tam insistente al punto da insinuare che sarebbero "acquistabili" da Berlusconi. Fioroni ha un colloquio con D'Alema: "Forse do fastidio ma basta mettermi di mezzo".
Lo stesso segretario Bersani si sfoga: "È iniziata la stagione dei veleni; questi irresponsabili non si rendono conto del deterioramento micidiale che si aggrava tra società e istituzioni?". I parlamentari popolari di cui si sono fatti i nomi - Giaretta, Baio, Bosone D'Ubaldo ma anche Graziano e Andria, tutti con un curriculum politico di rispetto - smentiscono indignati. Ma contrattaccano: "Queste voci vengono alimentate dall'interno del partito, prima si qualifica come "cretini e mentecatti" chi come noi pensa che l'attuale linea del partito vada corretta, poi si accreditano voci di uscita di parlamentari di area cattolica". Al di là delle acque agitate, resta la scelta di alleanze a cui i Democratici e che nella direzione del 23 il partito dovrà fare. Di Pietro dal canto suo rincara: "Faremo ogni sforzo per fare capire al Pd che sta snaturando se stesso. Casini, cosa pensano che faccia? Diventerebbe il concubino subito dopo il voto. Tuttavia ci facciano sapere in fretta. Si sono presi ventiquattr'ore. Vogliono andare appresso all'Udc? Grazie, e buona fortuna, però noi ci organizziamo. Il progetto di Nuovo Ulivo di Bersani dov'è finito?". Gennaro Migliore di Sel: "La coalizione è il minimo sindacale".
(17 dicembre 2010)
1 commento:
LA SOLITA MANFRINA! IN QUESTO MODO BERLUSCONI DURERA' PER SEMPRE.
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