domenica 30 gennaio 2011

Contro il ricatto del caiamano, elezioni subito


Alla buon’ora! Sembra che alla fine anche i dirigenti del Pd si stiano rendendo conto che la crisi di governo non è affatto il peggiore di tutti i mali e che al punto in cui è arrivato questo Paese, il più basso nella storia della Repubblica, non ci si può che affidare alle elezioni.
Meglio tardi che mai, però meglio ancora sarebbe stato se in questi ultimi due mesi una parte dell’opposizione non avesse dato una mano a Berlusconi dipingendo la crisi e le elezioni come un disastro. Questi amici sembra che non si vogliano rendere conto di avere a che fare con un uomo tanto bugiardo e disonesto quanto furbo. Dare un dito a Silvio Berlusconi vuol dire ritrovarsi un secondo dopo senza la mano.
E infatti sono mesi che ci prende in giro tutti usando l’arma della crisi di governo come se fosse l’asso di briscola. Quando gli fa comodo la minaccia, la usa come strumento di ricatto nei confronti di tutti quei parlamentari che pensano prima alla rielezione, alla pensione e al loro interesse personale e poi a quello del Paese. Se però cambia il vento, non ci mette niente a rivoltare la frittata. Adesso quella crisi che fino a ieri era lui a minacciare è diventata una tragedia per tutto il Paese e chi vuole le elezioni lo fa “solo per interesse personale”.
Ma come? Non erano proprio lui e i suoi ministri che fino a ieri ripetevano in tutte le trasmissioni televisive, come un disco rotto, che se la situazione non permetteva la governabilità bisognava andare alle elezioni? Cos’è successo per fargli cambiare così improvvisamente idea?
La risposta la sappiamo tutti. Anche se sventola i suoi sondaggi taroccati, il tiranno sa benissimo che la sua popolarità sta crollando e che, se l’opposizione riuscirà a darsi una mossa e offrire al Paese un’alternativa, le elezioni finirà per perderle. Usa il fantasma della crisi come un’arma per condizionare, ricattare e mettere paura ma è proprio lui ad avere un interesse personalissimo nell’evitare le elezioni e a voler restare attaccato con la colla alla poltrona di presidente del Consiglio.
Questa arma gli va tolta. Bisogna che tutte le opposizioni dicano con la più grande chiarezza che il pericolo per il futuro e per la nostra economia non sono le elezioni ma è il restare in questo letamaio. Quello che sta sputtanando e screditando il nostro Paese agli occhi di tutto il mondo non è la possibilità di nuove elezioni, è il contrario, è il fatto che nonostante tutto quello che sta venendo fuori il presidente del Consiglio può fare finta di niente e restare al suo posto come se nulla fosse. Forse dovrebbero essere anche le massime istituzioni dello Stato a dire apertamente che la chiarezza democratica delle elezioni anticipate è molto meglio della melma in cui il governo del caimano sta facendo affondare l’Italia.
Però smontare il ricatto di Berlusconi e chiedere senza più paura le elezioni non basta. Bisogna che il centrosinistra dica che cosa vuole fare, presenti la sua coalizione, il suo candidato, i punti essenziali del suo programma, non cinquecento ma cinque, che bastano e avanzano se si vogliono fare le cose sul serio. Lo dobbiamo fare rivolgendoci a tutti i cittadini, non solo quelli di centrosinistra ma a tutti coloro che chiedono un'alternativa credibile.
Le elezioni non dobbiamo solo chiederle. Dobbiamo anche prepararci a vincerle. Possiamo farlo a patto che ci rendiamo credibili agli occhi di tutti gli elettori, soprattutto quelli dell'area “non voto” che non aspettano altro.

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