giovedì 20 gennaio 2011

La rabbia dei poliziotti con il premier "Da lui e dal Pdl accuse inaccettabili"


di MARCO PASQUA

CHIEDONO un incontro al capo della polizia, Antonio Manganelli, per esprimergli tutto il malessere della categoria, e per confermare che lo stato di agitazione, proclamato nei mesi scorsi, proseguirà. Per i sindacati dei poliziotti italiani, il governo e il ministro Maroni "hanno disatteso gli impegni presi", in tema previdenziale e salariale.

Ma c'è una nuova miccia che ha fatto venire a galla, ancora una volta, tutta la rabbia e lo scoraggiamento dei rappresentanti degli agenti italiani - dopo il particolare dei festini ad Arcore con ragazze vestite da "sexy-poliziotte" . Stavolta, i poliziotti non hanno digerito il malumore degli avvocati-deputati del Pdl, raccontato da Repubblica, per il comportamento tenuto dai poliziotti impegnati nelle indagini della Procura di Milano. Alcuni uomini di Berlusconi hanno attaccato le forze dell'ordine (incluso il capo della Polizia, Antonio Manganelli), colpevoli, a parer loro, di non aver avvisato per tempo il premier delle indagini in corso. Una richiesta (del tutto illegittima), che fa dire al segretario del Coisp, Franco Maccari (area centro-destra): "Di fronte all'ennesima offesa della dignità di un Paese civile, possiamo solo commentare che se l'Italia è ridotta ad uno Stato in cui un gruppo di deputati si comporta come una setta delirante che considera il Capo della Polizia un servo, al punto da aspettarsi che calpesti la legge per sottostare al volere del Presidente del Consiglio, allora è consigliabile espatriare subito e scappare nella Tunisia di queste ultime ore, che è certamente più democratica". "Come può un Paese civile accettare ancora di essere governato da un uomo che aggredisce, offende e tradisce i poteri riconosciuti dalla Costituzione come quello giudiziario e mortifica gli uomini di Stato come quelli che indossano la divisa. Divise macchiate troppo spesso di un sangue versato per difendere l'Italia e che per il premier diventa un vestito di Carnevale", attacca ancora il Coisp.

I sindacati fanno quadrato attorno ai loro uomini. Perché sono convinti, senza alcuna ombra di dubbio, che abbiano seguito la legge in tutte le fasi delle indagini. Il segretario del Silp-Cgil, Claudio Giardullo, si rivolge direttamente al premier, chiedendogli di "rispettare le forze di polizia". "Nel suo ultimo videomessaggio - spiega Giardullo - il presidente del Consiglio, in riferimento all'inchiesta di Milano, sostiene che le perquisizioni siano state compiute con il più totale disprezzo della dignità e dell'intimità delle persone interessate. E, più in generale, parla di una procedura irrituale e violenta indegna di uno stato di diritto, che non può rimanere senza punizione. È evidente che queste gravi affermazioni non possono non riguardare anche il lavoro svolto dagli operatori di polizia. Per questo riteniamo necessario manifestare la nostra piena solidarietà agli operatori della polizia di Milano, che hanno svolto le operazioni di indagine, non abbiamo alcun dubbio, nel pieno rispetto della legge".

E l'attacco rivolto da Berlusconi agli agenti che hanno condotto le indagini del caso Ruby, suscita anche la reazione sdegnata degli stessi poliziotti della Questura di Milano che hanno operato le perquisizioni. Oltre ad esprimere amarezza, gli investigatori della Squadra mobile smentiscono il premier: "Non è vero niente. A parte il fatto che noi trattiamo tutti i cittadini in modo civile e rispettoso, quelli li abbiamo trattati anche meglio". Alcuni poliziotti rivelano: "Basti pensare che in più di un caso, visto che per alcuni si faceva tardi, abbiamo ordinato il pranzo. E che credete poi, che quando sono andati via abbiamo chiesto loro il conto del bar?". La consigliera Minetti, in particolare, sarebbe stata riaccompagnata a casa di persona in auto. "La gente normale - sottolinea un agente - esce dalla Questura e in via Fatebenefratelli prende i mezzi o si chiama un taxi".

Per Giuseppe Tiani, segretario Siap, "Berlusconi dovrebbe essere orgoglioso" del fatto che "i poliziotti preposti alle intercettazioni non abbiano fatto trapelare niente, non facendo altro che applicare la legge ed essere fedeli ai doveri che derivano dal giuramento alla Repubblica sulla riservatezza delle indagini". Con mazzi di rose rosa consegnate, il 21 gennaio, alle poliziotte in servizio presso la Questura di Roma, il Viminale e la Presidenza del Consiglio, la Consap vuole "simboleggiare la grande stima che la componente femminile ha in seno alla Polizia di Stato" e, al tempo stesso, offrire "un risarcimento a chi, in queste ore, proprio dai vertici delle istituzioni, viene oltraggiato nella dignità personale e nella capacità professionale". "Se Berlusconi è a Roma, regali anche lui una rosa alle poliziotte", chiedono dal sindacato. Anche l'Associazione nazionale funzionari di polizia, parlando di un "quadro desolante", ha voluto far arrivare al premier il malumore dei suoi iscritti, inviandogli una missiva. E tramite il segretario, Enzo Marco Letizia, dice: "Nessuno, in nessun caso, può ritenersi al di sopra della legge. Abbiamo totale fiducia nelle istituzioni e nella magistratura. Meno, in quei politici che si sentono al di là del bene e del male".

Al di là del Ruby-gate, i sindacalisti sono preoccupati dallo scarso interesse che il governo sta dimostrando nei confronti di tematiche per loro fondamentali e al centro di un vertice mattutino tra Siulp, Sap, Siap, Silp-Cgil, Ugl Polizia di stato e Coisp. Si va "dall'imposizione del tetto salariale per il triennio 2011-2013 previsto dalla manovra correttiva dello scorso luglio" alla "circolare, più volte promessa ma non ancora emanata, che avrebbe dovuto chiarire l'esclusione dei poliziotti dall'applicazione della cosiddetta 'finestra mobile in tema previdenziale". "Il Governo aveva affermato che avrebbe promosso la copertura economica di eventuali carenze relative al fondo perequativo di 80 milioni di euro in ordine al completo riconoscimento economico oltre che giuridico delle promozioni e della valorizzazione della funzione di polizia nel triennio 2011-2013", fanno notare. Da qui la decisione di proseguire con lo stato di agitazione e di chiedere un incontro a Manganelli, per conoscere la sua posizione.

(20 gennaio 2011)

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