Da una parte Romani e Agcom, dall’altra il dg della Rai Così sperano di chiudere Annozero
di Carlo Tecce
La censura di Mauro Masi contro Michele Santoro è una tenaglia.
Da una parte c’è l’Autorità di garanzia nelle Comunicazioni (Agcom) che minaccia istruttorie e poi sanzioni milionarie per Annozero, imbeccata dal ministro Paolo Romani. Con il Comitato per la rappresentazione televisiva dei processi, invocato da Masi, pronto a visionare il caso.
Dall’altra parte c’è il direttore generale che, nel bunker di viale Mazzini assieme al gruppo di avvocati Rai, cerva cavilli per bloccare Annozero: studia richiami disciplinari, sospensioni o addirittura il licenziamento per il conduttore. “La prossima puntata di Annozero è a rischio”, dicono a viale Mazzini. Ma Santoro reagisce: “Ci chiudano, poi vediamo che succede. Quella del premier che chiede la chiusura di una trasmissione come la nostra è una incredibile invasione di campo. Poi si chiede di intervenire attraverso l’Authority che ha membri al suo interno decisi dal governo: è lo stravolgimento della democrazia. Così avvantaggiano la concorrenza”. Non cadono nel vuoto le accuse del presidente del Consiglio: “Trasmissione vergognosa. Togliamo l’Autorità, non serve a niente”.
FORSE IMPAURITI da un avviso di sfratto per Silvio Berlusconi e forse troppo attenti al grido televisivo di Masi, i commissari dell’Agcom, Antonio Martusciello, Stefano Mannoni, Enzo Savarese, Roberto Napoli – tutti di stretta osservanza berlusconiana – hanno scritto al presidente Corrado Calabrò: “Il Consiglio del 3 febbraio valuti le puntate del 20 e 27 gennaio di Annozero poiché avrebbe violato i principi di obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell’informazione”. E così l’Agcom, un organo terzo, s’è spaccata al suo interno con la replica dei commissari Michele Lauria, Nicola D’Angelo, Gianluigi Magri e Sebastiano Sortino: “Non siamo un’agenzia governativa né uno strumento di censura”. Senza dimenticare le dimissioni di Giancarlo Innocenzi, costretto a lasciare l’incarico per l’inchiesta di Trani e le imbarazzanti telefonate con Berlusconi. Un incessante balletto telefonico per chiudere Annozero. A distanza di un anno il quadro è identico. Per soccorrere i quattro commissari di destra è intervenuto Romani, copiando la lettera inviata a Calabrò per spedirla pure ai presidenti di Rai (Paolo Garimberti) e Vigilanza (Sergio Zavoli): “Oltrepassati i limiti. Annozero ha violato le regole previste dal contratto di servizio televisivo pubblico, ora l’Agcom deve giudicare le due puntate del programma”.
L’Agcom conta otto commissari e sono divisi a metà, dunque l’arbitro Calabrò ha un voto determinante in Consiglio sul tema Santoro. Nel frattempo, abbandonato dai suoi (tranne Daniele Capezzone, il Pdl ha taciuto), Masi continua a diffondere comunicati che accendono sempre di più la guerriglia contro Annozero, una guerriglia fatta di trappole e circolari che ha segnato – con la telefonata in diretta che ha interrotto una cena di matrimonio del dg – un punto di non ritorno. Masi alza il livello di scontro che avrà un unico vincitore: “Voglio premettere sul piano personale che per ben due volte e per puro spirito di correttezza aziendale e di rispetto per il mio ruolo, ho ritenuto di poter subire nel corso della trasmissione Annozero comportamenti maleducati e inaccettabili. La misura è colma perché i processi in tv sono indegni”. Masi non denuncia (presunte) offese perché permaloso, dietro c’è una strategia (già fallita in passato): evidenziare comportamenti “maleducati” di Santoro per giustificare una sospensione – e sarebbe la seconda, la prima è per il momento congelata dal ricorso del giornalista – e poi tentare in Consiglio di amministrazione un voto per il licenziamento.
Incassata la promozione dei telespettatori, ieri Santoro ha convocato una conferenza per lanciare la manifestazione del 13 febbraio a sostegno dei magistrati di Milano che lavorano sullo scandalo Ruby e festini di Arcore e anche per commentare le pressioni di Berlusconi e le intromissioni di Masi.
Il giornalista ha riepilogato una settimana cominciata con il cellulare ingolfato dai messaggini – a causa del numero privato pubblicato in prima pagina su Libero – e proseguita con la circolare di Masi sul pubblico trasformato in claque e l’ostruzionismo del Pdl per l’ospite in studio: tra i tre candidati Fabrizio Cicchitto, Niccolò Ghedini e Angelino Alfano, giovedì alle 20.15, il portavoce Paolo Bonaiuti ha selezionato il deputato Alessio Francesco Sisto.
Santoro la racconta con ironia: “Pochi minuti prima dell’inizio della trasmissione si è presentato l’onorevole Sisto con un pass non so neanche firmato da chi. Io ho risposto educatamente che non aveva l’invito per la festa. A questo punto facciano venire Sgarbi, come Masi chiede da tempo, facciano venire 60 ragazzi vestiti di tricolore e facciamo un bunga-bunga pure da noi”. Piccola curiosità. Il giornalista Filippo Barone di Annozero ha letto tutti gli sms inviati a Santoro dal giorno della pubblicazione del numero su Libero:
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