di Luca Telese
Ride Sergio Chiamparino: “Lo so, lo so cosa farete sul vostro giornale... una vignetta di Fucecchi in cui mi mettete il cappello a cilindro come i lacchè dei padroni dell’iconografia bolscevica!” (ce l’ha detto, lo abbiamo fatto). La battuta non è solo cautelativa, ma rivela che il sindaco di Torino sa che la sua posizione filo-accordo ha suscitato dibattiti e sconfessioni, a sinistra, e anche dentro il Pd.
Sindaco,
Guardi, io vedo tutta la criticità di questo accordo, ma più che dei diritti in astratto, mi preoccupo delle condizioni materiali di chi lavora.
I diritti sono una cosa astratta per lei?
Non ho detto questo. Ma le ricordo due cose. Primo: fra due anni, quando l’accordo va in vigore, 1/3 di quelli che sono operai a Mirafiori oggi saranno in pensione. Secondo: uno su due, a Mirafiori non ha la tessera di nessun sindacato!
I delegati scelti per lista bloccata, però, non sono una astrazione.
Forse andrebbe ricordato che la clausola che esclude
Sì, ma nel settore del tessile, per dirne una, si lavorava già oggi, sabato notte e domenica notte, senza che nessuno si stracci le vesti.
Non è detto che sia l’ideale.
Però esiste già. E
Landini ha ricordato di aver firmato con Electrolux, Whirlpool e Indesit...
Sa perché? Perché sul territorio i sindacalisti della Cgil sono stati più pragmatici.
E invece a Mirafiori?
C’è un no ideologico.
Ma lei con Landini ci ha parlato?
Recentemente no.
E un dirigente del Pd non dovrebbe sentire la versione della Cgil?
Ma anche quella della Uil e della Cisl, se è per questo. È finito il tempo delle cinghie di trasmissione.
Con loro ha parlato?
È capitato di incontrarli. Quella dei sindacati “gialli”, per dire, è un’altra falsificazione della destra.
Fingiamo per un attimo che Chiamparino sia della Fiom...
Avrei firmato subito, per andare a vedere.
Ma dove sono finiti i 20 miliardi del piano per l’Italia di Marchionne? Lui per ora ne annuncia solo 1.700...
Appunto. Se non si dice sì all’accordo non c’è modo di vederlo.
Ma lei crede che Marchionne voglia restare in Italia o andare all’estero?
Penso voglia mantenere un pezzo di produzione qui. Non per spirito di beneficenza, ma per motivi commerciali.
Sono una leggenda le sue partite a scopone con lui?
No, sono vere. Due o tre volte l’anno. Stavolta, però, la partitella di Natale è saltata.
E chi vince, di solito?
(Ride) Sempre io, naturalmente . E poi il mio vicesindaco, Tom De Alessandro, uno dei pochi a sinistra che sa cos’è
Il piano è credibile?
Ha una componente di realtà e una di azzardo, perché nulla nel mercato è scientificamente prevedibile. Credo alle intenzioni di Marchionne, questo sì.
Il suo “dite sì al referendum o me ne vado” non è un ricatto, come dice Landini?
No, è un atto di coraggio. Se non ci fosse stato, non avremmo il grande dibattito di oggi. Ha smosso le coscienze e messo in crisi i conservatori.
Insomma il sì risolve tutto?
Le ribalto la domanda. Perché nessuno si chiede cosa accade se vince il no? Non credo che la fabbrica chiuderebbe subito. Ma sono certo che finirebbe in letargo.
E se vince il sì, invece?
Si riapre la sfida. Anche sulla rappresentanza.
Veramente Marchionne ha detto: “Prendere o lasciare”.
Lei ce l’ha con Marchionne?
No. Lei invece si fida di lui?
Sì. Perché, per esempio, nel 2004, dialogando con
Vuol dire che è colpa più della Fiom che della Fiat se un accordo non c’è?
Dimentica uno dei protagonisti. Se ci fosse un governo degno di questo nome, in questo paese avremmo una politica industriale vera.
Il Pd si è spaccato?
Ho visto che dopo uno svarione iniziale si converge sulla linea sensata dei due sì, invece che dei due no. Poi ci sono alcuni che dicono parole in libertà...
Ce l’ha con Cofferati che è per due no?
In questo caso con uno della nidiata dalemiana, Orfini, che non so di cosa parli.
Il Pd perderà voti verso Vendola e Di Pietro, contrari all’accordo?
Senta, venne qui Grillo, prima delle comunali, a dipingermi come una specie di killer amico dei padroni. Sa come finì? Presi il 67%.
Vuol dire che anche il Pd guadagnerà?
Non ho la sfera di cristallo. Ma le chiedo l’ultima cosa. Sotto il sacrario del contratto siamo diventati il paese con i salari più bassi e il più alto tasso di disoccupazione. Che abbiamo da perdere?
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